1.4 Fiera District, Bologna

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Un particolare del Fiera District di Bologna. Fotografia di Riccardo Vlahov, Archivio fotografico IBC.

 

Approfondimento

Il Fiera District di Bologna ospita la sede centrale dell'Assemblea legislativa e della Giunta della Regione Emilia-Romagna. Il progetto per lo sviluppo edilizio della zona nord del capoluogo regionale viene redatto a partire dal 1967 dallo studio dell’architetto giapponese Kenzo Tange (in collaborazione con Gabor Acs e con la partecipazione dello studio Zanuso). Il progetto generale disegnava un’area molto vasta: la pianificazione urbanistica degli anni Settanta, infatti, immaginava una città di 1 milione di abitanti. Una previsione poi smentita dal calo demografico degli anni successivi. L’area attuale del Fiera District è la sola parte effettivamente realizzata di quell’imponente progetto.

Nei primi anni Settanta comincia la realizzazione degli edifici. La prima sede della Regione è al civico 30 di viale Aldo Moro (l’edificio di 10 piani è attualmente in fase di ristrutturazione), mentre la sede attuale, al civico 50, è del 1993. È in fase di costruzione una terza torre regionale.

Anche la migliore architettura del Novecento ha bisogno di essere conosciuta, valutata e tutelata: un progetto della Regione Emilia-Romagna ha risposto a questa esigenza con una ricognizione che ha censito quasi 600 edifici, tra cui appunto il Fiera District bolognese. L’impulso che ha dato vito al progetto “Quale e quanta. Architettura in Emilia-Romagna nel secondo Novecento” è nato dalla legge regionale n. 16 del 2002 sulla qualità architettonica e paesaggistica del territorio. Questa legge finanzia i progetti di enti locali, enti pubblici e soggetti privati che puntino alla conservazione degli edifici di pregio e delle aree urbane di valore storico e alla realizzazione di architettura e arte contemporanee, utilizzando, quando è necessario, il metodo della demolizione di opere e di edifici considerati incongrui con il paesaggio urbano ed extraurbano.

Dal censimento delle eccellenze architettoniche contemporanee si possono ricavare dei modelli utili per il futuro. L’indagine, realizzata tra il 2003 e il 2005 dall’Assessorato regionale alla programmazione territoriale e dal Servizio per i beni architettonici e ambientali dell’IBC, ha suddiviso gli edifici censiti in cinque periodi:

1) l’architettura della ricostruzione, dal 1945 alla fine degli anni Cinquanta (il tema dominante sono i quartieri “INA-Casa”);

2) la crescita della città, dalla fine degli anni Cinquanta ai primi anni Settanta (i piani per l’edilizia economica e popolare e l’espansione delle aree industriali);

3) la seconda fase di espansione: gli anni Settanta (i centri direzionali, i quartieri fieristici, il recupero del centro storico);

4) gli anni Ottanta (l’avvio dei programmi complessi di riqualificazione urbana);

5) gli anni Novanta e gli anni recenti (le infrastrutture per i trasporti e l’accessibilità urbana).

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