La formazione dei volontari in carcere

20.05.2016

La formazione dei volontari in carcere

Preparare al meglio i volontari che lavorano con i detenuti e i loro parenti in carcere e fuori dal carcere, perché la loro presenza è fondamentale tanto all’interno degli istituti penitenziari che nel contesto dei territori.

È questo l’obiettivo di due eventi formativi che l’Ufficio del Garante delle persone private della libertà personale della Regione Emilia-Romagna ha promosso, e di cui questa settimana si sono tenuti rispettivamente il primo e l’ultimo appuntamento.

Negli ultimi giorni ha infatti preso il via, per concludersi il 10 giugno, “Diritti e dignità nell’esecuzione della pena”, un ciclo di tre incontri, progettati dalla Conferenza regionale volontariato giustizia, insieme con l’Ufficio della Garante regionale e con il patrocinio dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, per aggiornare i volontari sulla disciplina sull’umanizzazione della pena e rafforzare il loro ruolo nell’esecuzione. Il percorso è articolato in due primi incontri, replicati nelle diverse realtà territoriali interessate e affidati a figure di garanzia ed esperti del settore, e un incontro finale a Bologna in plenaria, con la presidente della Conferenza nazionale volontariato giustizia, Ornella Favero.

Come spiega la figura di Garanzia dell’Assemblea legislativa, Desi Bruno, “gli obiettivi sono la conoscenza e l’approfondimento delle circolari dell’amministrazione penitenziaria relative all’umanizzazione della pena, scaturite in particolare dalla sentenza di condanna Torreggiani della Corte europea dei diritti dell’uomo dell’8 gennaio 2013, alla nuova organizzazione basata sui circuiti penitenziari regionali, al tema della dignità e umanità in carcere, nonché ai concetti di tutela dei diritti non solo dei detenuti ma anche dei familiari, alla luce degli importanti impegni assunti nel tempo dal volontariato”.

Il terzo settore, ricorda la Garante, “riveste un ruolo fondamentale  all’interno del sistema dell’esecuzione penale, riconosciuto dal protocollo regionale tra Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria e Conferenza regionale che, richiamando il protocollo d’intesa con il  ministero di Giustizia e Conferenza nazionale, riconosce il ruolo attivo del volontariato nelle sue varie forme come espressione di partecipazione, solidarietà, pluralismo della comunità e il ruolo di protagonista a pari dignità con l’amministrazione della Giustizia e con le autonomie locali, anche per la realizzazione della reintegrazione sociale delle persone in esecuzione penale e penitenziaria. Tra gli obiettivi- conclude Bruno-, anche “condividere le competenze e le buone prassi esistenti a livello nazionale”. Non a caso, puntualizza, per il prossimo autunno è previsto un momento formativo congiunto, tra personale del volontariato e operatori della giustizia, sui temi appena illustrati.

Esprime soddisfazione anche Simonetta Saliera, presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna che patrocina ‘Diritti e dignità nell’esecuzione della pena’: “Il lavoro della Garante regionale si basa su una idea di carcere che nulla abbia a che vedere con le fredde celle dei sotterranei medioevali, ma sappia porre le basi della ricostruzione della persona e della sua dignità: il cammino è cominciato e cercheremo in tutti i modi di fare sì che ciò non venga interrotto”. Secondo Saliera, “il volontariato è una componente sempre più fondamentale della nostra società, ed è quindi importante che chi si impegna per gli altri sia formato per poterlo fare al meglio, specialmente chi si muove in una realtà difficile come quella del carcere”.

Si è invece concluso il 16 maggio “La normativa in tema di immigrazione - Applicazione di misura cautelare, esecuzione di pena detentiva e permanenza sul territorio italiano”, un corso in quattro momenti iniziato ad aprile. Organizzato in autonomia dall’Ufficio del Garante regionale e accreditato dagli Ordini degli avvocati e da quello degli assistenti sociali, è dedicato alla condizione giuridica del detenuto non italiano. Gli incontri, tenuti a Bologna dall’avvocato Massimo Cipolla, sono orientati a soddisfare il bisogno formativo espresso negli anni dai volontari, in merito all’approfondimento delle norme che regolano la condizione giuridica del cittadino straniero e comunitario, allo scopo di supportare l’impegno dei soggetti pubblici e privati nel far cogliere tutte le opportunità di incontro, salute, studio e ogni altra attività utile a relazionarsi positivamente con la società.

(Jacopo Frenquellucci)