"Il canone per i loculi è una tassa occulta"

03.05.2016

Il canone imposto da alcuni enti municipali per la manutenzione delle aree cimiteriali comuni è “una tassa occulta e imprevista con cui da ormai diversi anni i cittadini emiliano-romagnoli sono costretti a fare i conti” e “dinanzi alla mancata collaborazione degli enti municipali, l’unica concreta soluzione al problema sembra essere una modifica del Regolamento regionale, come d’altronde già prospettata nel 2013, ma poi mai realizzata, dall’assessorato delle Politiche per la salute”.

A sostenerlo è Gianluca Gardini, Difensore civico della Regione Emilia-Romagna, a cui nel corso degli anni numerosi cittadini si sono rivolti: la figura di Garanzia dell’Assemblea legislativa però “stante l’ambiguità del regolamento regionale non ha potuto fornire un’adeguata tutela ai soggetti coinvolti”, anche perché, spiega, “nonostante i ripetuti solleciti da parte degli organi regionali e del Difensore civico, diversi Comuni della Regione continuano tutt’oggi a esigere dai discendenti dei defunti, di cui spesso non è rimasta nemmeno più memoria nelle nuove generazioni, un canone potenzialmente lesivo dei principi costituzionali in tema di tassazione, secondo cui ‘nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge’”.

Per questo motivo, ribadisce il Difensore, “solo l’intervento della Regione potrà evitare interpretazioni strumentali della disciplina regionale da parte dei comuni e impedire l’introduzione di gabelle surrettizie, e prive di qualsiasi legittimazione, a carico dei titolari di concessioni perpetue nelle aree cimiteriali”.

La questione, ammette Gardini, si presenta “particolarmente complessa e trova origine nella scarsa chiarezza del Regolamento regionale del 2006 attualmente vigente, il quale prevede che l’ente comunale, in caso di concessioni perpetue o di manufatti di proprietà privata presenti nelle aree cimiteriali, possa disciplinare con proprio regolamento le modalità di partecipazione degli aventi diritto agli oneri di manutenzione delle parti comuni od ai costi di gestione del complesso cimiteriale”. In sostanza, precisa il Difensore, “il Regolamento regionale affida ai Comuni la facoltà di imporre ai titolari delle suddette concessioni un contributo, senza specificare "come" e ‘entro che limiti’, per il mantenimento delle zone comuni del cimitero, come gli spazi verdi, le strade interne, gli edifici comuni, le eventuali cappelle sacre”.

Come ricorda Gardini, “alcuni interventi dell'assessorato regionale delle Politiche per la salute hanno chiarito che il regolamento regionale non mira, né potrebbe farlo, in assenza di una previsione di legge, ad istituire un canone perenne di concessione per la gestione degli spazi cimiteriali comuni, limitandosi viceversa a prevedere un contributo strettamente correlato ad interventi di manutenzione straordinaria”. Tuttavia, conclude, “disattendendo questo orientamento interpretativo, molti Comuni hanno invece invocato il regolamento regionale per richiedere ai cittadini un canone non limitato al singolo intervento, ma calcolato arbitrariamente in una ‘quota fissa’, variabile da Comune a Comune ma che si aggira attorno ai 25 euro e che, senza alcuna corrispettività, viene preteso in maniera indiscriminata e al di fuori di qualsiasi previsione contrattuale”.

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(jf)