"Convergenze sulla custodia aperta"

01.06.2016

Un “confronto positivo” che ha portato a una “sostanziale convergenza di opinioni per quanto riguarda alcuni degli interventi da attuare per dare pienezza di significato al modello detentivo a custodia aperta”: nei giorni scorsi la Garante regionale delle persone private della libertà personale, Desi Bruno, ha incontrato i rappresentanti del sindacato di Polizia penitenziaria della sigla Sinappe. Erano presenti il segretario regionale, Gianluca Giliberti, il segretario provinciale di Parma e una delegazione della segreteria provinciale di Bologna, composta da segretario e vice segretario provinciale e segretario locale.

Nel corso dell’incontro sono state affrontate le principali questioni che caratterizzano gli istituti penitenziari regionali, valutando molto positivamente il rapporto di confronto che si è instaurato.

I rappresentanti della sigla sindacale hanno rimarcato l’esigenza di aggiornamento professionale, alla luce dell’attuale realtà penitenziaria e delle ultime modifiche alle modalità custodiali, ritenendo fondamentale potersi confrontare con tutte le figure che operano all’interno del carcere, nell'intento di migliorare l'ambiente di lavoro e le condizioni detentive con azioni sinergiche che rifuggano da inutili proclami ed iniziative dal forte impatto mediatico ma difficilmente gestibili.

Sostanziale convergenza di opinioni per quanto riguarda alcuni degli interventi da attuare per dare pienezza di significato al modello detentivo a custodia aperta: la possibilità di permanere all’esterno delle camere di pernottamento va necessariamente coniugata con l’incremento delle attività trattamentali perché i detenuti possano impiegare utilmente il tempo della reclusione; inoltre, va supportata l’attività della Polizia penitenziaria attraverso un congruo adeguamento dell'organico e la dotazione di strumenti di controllo di remoto affinché, attraverso la videosorveglianza, possa compiutamente dispiegarsi la cosiddetta vigilanza dinamica prevista nelle circolari dipartimentali. Sarebbe inoltre necessario adeguare gli organici delle aree educative ed amministrativo-contabili, per rendere effettive le iniziative trattamentali e liberare il personale di polizia penitenziaria impiegato in compiti non istituzionali.

Con riferimento all’istituzione delle sezioni detentive ex art. 32 del regolamento di esecuzionedella Legge penitenziaria, destinate ad accogliere quei detenuti dotati di una pericolosità e di una tendenza alla prevaricazione tali da dover essere gestiti con maggiore attenzione custodiale, i rappresentanti sindacali ritengono non più differibile l’apertura, anche per la tutela dei colleghi impiegati nei reparti detentivi e di tutti gli altri operatori da possibili aggressioni o sopraffazioni; d’altro canto, la Garante considera che tali sezioni detentive, laddove istituite, debbano, in ogni caso, caratterizzarsi come luoghi congrui dal punto di vista  degli spazi e degli ambienti, anche fornendo possibilità di accesso alle attività scolastico – formative e/o ricreative e/o culturali, previa attenta valutazione, garantendo al detenuto la possibilità di avere contatti costanti con tutte le figure professionali che sovrintendono al trattamento.

In questo senso, l’Ufficio del Garante ha da poco inviato una nota al Provveditorato regionale per avere un riscontro relativo all’organizzazione e alla gestione delle sezioni detentive a custodia chiusa, laddove istituite negli istituti penitenziari regionali.

Sempre con riferimento al modello detentivo a custodia chiusa, l’auspicio della figura di garanzia dell’Assemblea legislativa è che, laddove intervengano evidenti segnali di partecipazione all’attività rieducativa, il giudizio di pericolosità possa essere rivalutato anche prima del periodo temporale di sei mesi previsto dalle circolari dipartimentali, agevolando la progressione trattamentale del detenuto.

(Jacopo Frenquellucci)