Il volontariato tra carcere e territorio

23.12.2020

Il volontariato tra carcere e territorio

Nella nostra regione il volontariato è impegnato da molti anni, in forma individuale e associata, nell’assistenza alle persone sottoposte a provvedimenti penali, partecipa agli interventi educativi e al reinserimento sociale di adulti e minori. Di questo e di molto altro hanno parlato in questa occasione i tanti protagonisti del mondo del volontariato impegnato in ambito carcerario che hanno testimoniato come l’attività dei volontari possa davvero essere parte del trattamento rieducativo.

 

Questi gli interventi del seminario.

Maria Inglese

(Dirigente medico presso l’ASL di Parma)

La Dott.ssa Inglese (medico psichiatra) approfondisce il tema carcere dal punto di vista dell’operatore che per diversi anni ha prestato il suo lavoro nell’IP di Parma, partendo dal concetto dell’“ESSERE CAMBIAMENTO".

Ci racconta degli incontri avuti in carcere, incontri con uomini che hanno intrapreso un percorso del 'cambiamento', attraverso un ripensamento profondo del proprio passato, un investimento sul 'possibile' e quindi sul futuro (attraverso la scelta dello studio, della genitorialità). "Essere cambiamento" è una definizione che devo ad un detenuto dell'AS. Essere soggetto del proprio cambiamento, cosa diversa dall'aderire alle aspettative del dispositivo carcere che crea s-oggetti disattivati e spesso ammalati. Essere in grado di determinarsi quindi anche nel luogo del limite.

In questi incontri anche la malattia, il disagio psichico possono (non sempre, certamente) diventare evento che introduce la trasformazione. 

Alessandra Golinelli

(Presidente dell’Associazione U.V.A. P.Ass.a)

U.V.a P.Ass.a è un’organizzazione di volontariato attiva dal 2006 all’interno dell’IPM “Siciliani” di Bologna e della Comunità per minori “Nel Villaggio” e la presenza in entrambe realtà definisce in sé parte della mission associativa: provare a creare una continuità tra carcere e territorio. L’emergenza sanitaria in corso ha indubbiamente inciso sulle attività ludico-ricreative che hanno da sempre caratterizzato l’associazione e che hanno dovuto trovare una nuova forma, ponendo nuove sfide e nuovi interrogativi sul ruolo del volontariato in carcere minorile. 

Ignazio De Francesco

(volontario presso la Casa Circondariale di Bologna)

L'intervento presenta due progetti didattici strettamente collegati: Diritti, Doveri e Solidarietà e Religioni per la cittadinanza, entrambi realizzati nell'area pedagogica della casa circondariale di Bologna, parte del programma scolastico del Cpia e conclusi con la restituzione attraverso docufilm e di un report, pubblicato dall'ufficio Garante regionale detenuti. Il primo mostra come si possa imbastire efficacemente un dialogo tra culture e religioni facendo leva sulla Costituzione, anzi le costituzioni, perché quella italiana è stata messa in parallelo alle più recenti arabe, Marocco (2011), Tunisia ed Egitto (2014). Il secondo mette in luce il tema dell'emersione del senso religioso durante la vita ristretta, sia nei suoi aspetti positivi che negativi per la vita delle persone detenute. Propone quindi un percorso scolastico che mira a fare riflettere sui temi della fede, della pratica cultuale, dell'etica, mettendo a tema l'incrocio tra libertà religiosa ed educazione alla cittadinanza e alla legalità. 

Carla Chiappini

(giornalista, esperta in metodologia autobiografica)

La redazione di Ristretti Orizzonti nel carcere di Parma lavora da più di quattro anni con un gruppo di persone detenute in Alta Sicurezza 1, collabora da quasi subito con il settimanale diocesano “Vita nuova” e pubblica sia sulla rivista redatta nell’istituto Due Palazzi di Padova sia con la newsletter quotidiana.

Nell’intervento la giornalista propone alcune riflessioni rispetto allo scambio con la città e al percorso un po’ a ostacoli che il gruppo – redazione ha affrontato in questi anni, concludendo il suo intervento con qualche anticipazione sui programmi futuri. 

Paola Cigarini

(Presidente Conferenza Regionale Volontariato e Giustizia)

ci racconta il significato del volontariato penitenziario, in regione e presso la Casa Circondariale di Modena dove opera in prima persona, in un momento difficile come quello che stiamo vivendo e che le particolari  condizioni di vita delle persone detenute rendono ancora più difficile per il rischio contagi e che ha portato ad una drastica riduzione delle attività, ad una chiusura  nei rapporti con il mondo esterno, a maggiore solitudine e tanta povertà.

 

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