Malala Yousafzai, la ragazza pakistana
- Chi è Malala
Ciò che terrorizza i talebani non sono le bombe americani o i proiettili.
E' una ragazza con un libro.
- Lo sapevate che...
Malala è apparsa sulla copertina del Time di maggio 2013 come una delle 100 persone più influenti del mondo. Nell’articolo viene descritta come emblema di “coraggio e convinzione”. “I talebani hanno fatto di lei una martire: sono riusciti nonostante i loro intenti a renderla un simbolo”.
E' anche uscito un fumetto sulla storia di Malala che potete leggere da questo link.
- Malala parla all'Onu
Mentre teneva il suo discorso all’Onu, le parole di Malala suonavano forti e decise (da qui il discorso tradotto in italiano su youtube). Tutti i membri dell’Onu e in particolare il segretario generale dell’Onu Ban Kii Moon sono rimasti commossi e colpiti dalla sua determinazione. Sono tre le cose che secondo Malala possono cambiare il mondo: un bambino, un insegnante e una penna. E i talebani le colpiscono proprio perché hanno paura. Noi, però, per vincere, non dobbiamo avere paura di loro. “Questa ragazza è la nostra eroina” ha detto Ban Kii Moon.
- I miti di Malala
Malala coltiva tre miti: Benazir Bhutto, Barack Obama e Paolo Coelho. “L’Alchimista insegna che, se tieni fede alle tue idee, l’intero universo ti aiuta”.
- Il libro
Malala appena uscita dall’ospedale di Londra dove è stata curata ha scritto con l’aiuto di Cristina Lamb, corrispondente di guerra, un libro: “Io sono Malala” dove racconta la sua storia. Il libro, dallo stile semplice e diretto, oltre ad essere un messaggio di pace è anche una testimonianza importante sulle condizioni di vita in Pakistan, che è al 161° posto nella classifica dei 176 paesi alfabetizzati al mondo, con 8 milioni di bambini costretti a lavorare in condizioni pericolose.
- Per saperne di più
Il diario di Malala che si arresta al 15 gennaio 2009 quando è costretta a lasciare la città.
Un brano tratto dal libro "Io sono Malala" dove la ragazza racconta il giorno in cui tutto cambiò.
Un'intervista a Malala dopo l'uscita del suo libro.
- La storia
Il coraggio di Malala- Di persone coraggiose che hanno subito violenza proprio per la loro determinazione, è pieno il mondo. Ma ce ne sono poche così giovani come Malala, una ragazza pakistana di 16 anni che è stata coraggiosa per ben due volte. La prima, quando ha deciso, all’età di 11 anni di scrivere un blog sul sito della BBC online dove parlava della sua vita da scolara sotto al regime dei talebani nella valle dello Swat in Pakistan. La seconda, quando, 4 anni dopo, un talebano le ha sparato alla testa perché voleva darle una “lezione” visto che si era permessa di parlare di diritti come educazione, libertà e autodeterminazione delle donne. E Malala, nonostante le gravi ferite, ne è uscita ancora più forte e coraggiosa, e non ha smesso di parlarne.
Il blog di Malala- Malala, da sempre brava a scuola, con un padre che già da anni si batteva per il diritto all’educazione delle donne e gestiva una scuola per ragazze, cominciò a scrivere a 11 anni per la sezione in lingua urdu della BBC online un diario anonimo sulla sua vita da studentessa. Mercoledì 14 gennaio 2009 scriveva: “Forse non potrò più tornare a scuola”: il direttore del suo istituto aveva infatti annunciato l’inizio delle vacanze invernali, ma non la data di ripresa delle lezioni. I suoi timori erano fondati: il 15 gennaio 2009 i talebani ordinarono la chiusura di tutte le scuole femminili dello Swat. Più di 150 scuole erano già state fatte esplodere. Il blog di Malala termina su questa pagina.
Malala e la sua famiglia furono costretti a fuggire dalla loro città assediata, Mingora, dove i talebani e l’esercito pakistano si contendevano la supremazia. La scuola di Malala fu distrutta.
Al loro ritorno, reso possibile dal miglioramento delle condizioni di sicurezza, Malala e suo padre subirono minacce.
Ma Malala continuò la propria azione a favore dell’istruzione femminile esprimendosi con schiettezza in interviste e apparizioni televisive e dichiarandosi disposta a partecipare a due documentari sull’educazione delle ragazze nella valle dello Swat inititolati: “La fine della scuola nella valle dello Swat” e “L’odissea di una scolara”.L’agguato sullo scuolabus- Malala parlava in pubblico e al mondo non solo per far sapere che il diritto all’istruzione non è così scontato in molti paesi, ma anche per aiutare le studentesse pakistane come lei. Infatti venne aperta una donazione a suo nome e lei utilizzò i fondi per acquistare uno scuolabus. E fu proprio sullo stesso scuolabus, mentre stava tornando a casa con alcune sue compagne, che un talebano salì improvvisamente, le sparò in volto e ferì altre due sue amiche.
L’attacco, rivendicato dal partito Tehrik-e-Taleban, mirava a ucciderla visto che rappresentava “il simbolo degli infedeli e dell’oscenità”.Venne subito ricoverata in gravissime condizioni nell’ospedale di Peshavar e dopo la rimozione chirurgica dei proiettili, fu trasferita in un ospedale di Londra, dove, dopo un anno di cure, recuperò l’80% della mobilità facciale.La battaglia va avanti- Dopo la lunga permanenza nel Regno Unito, dove vive tuttora, Malala si è ristabilita e ha dichiarato che la sua lotta per i diritti non è finita. Anzi.
Il giorno del suo 16°compleanno, il 12 luglio 2013, ha parlato dinanzi alle Nazioni Unite indossando lo scialle appartenuto a Benazir Bhutto e lanciando un appello all’istruzione a favore dei bambini di tutto il mondo.
“I terroristi pensavano di cambiare i miei obiettivi e fermare le mie ambizioni” ha detto “ma nulla è cambiato nella mia vita tranne questo: debolezza, paura e disperazione sono morte. Forza, coraggio ed energia sono nati.”
E’ stata la più giovane candidata per il Premio Nobel per la pace 2013. Il 10 ottobre 2013 ha vinto il Premio Sakharov per la libertà di pensiero.
- Malala ha detto...
- Sedermi a scuola a leggere libri è un mio diritto . Vedere ogni essere umano sorridere è il mio desiderio. Il mio mondo è cambiato ma io no.
- Poi ho pensato, perché hai timore adesso? Così ho detto, non avere paura, vai avanti, che Dio e la gente sono con te. Bisogna pur morire qualche volta nella vita.
- I talebani mi hanno sparato sul lato sinistro della fronte. Hanno sparato anche ai miei amici. Pensavano che i proiettili ci avrebbero messi a tacere, ma hanno fallito. Anzi, dal silenzio sono spuntate migliaia di voci.
- Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. L'istruzione è l'unica soluzione. L'istruzione è la prima cosa.
- Malala riceve il Premio Sacharov 2013
- La famiglia di Malala
La fortuna di questa ragazza pakistana è stata, oltre ad essere dotata di grande spirito e carattere, anche quella di essere cresciuta in una famiglia musulmana aperta, seppur in un paese tradizionalista e fortemente condizionato dalla religione islamica. Eppure nel 1997 quando Malala nacque, la valle dello Swat era ancora un posto vivibile in Pakistan, e si festeggiò la nascita della primogenita. La madre era analfabeta, come molte donne pakistane, ma il padre, insegnante, aveva studiato ed era un musulmano colto e aperto, pacifista ed ecologista.
Da sempre sostenitore di un’ educazione aperta a tutti i bambini, indipendentemente dal sesso, riuscì proprio in quell’anno a fondare la sua scuola. Malala amava passare il tempo a leggere nelle aule della scuola del padre e fu qui che scoprì che in nessun verso del Corano stava scritto che le donne dovessero essere ignoranti e dipendere dall’uomo.
Dal 2007 con il regime politico dei talebani le precarie condizioni della donna in Pakistan peggiorano drasticamente: l’obbligo del burqa, la pubblica fustigazione, il ritiro delle bambine dalle scuole unito al terrore dei kamikaze e delle bombe segnano la vita quotidiana di Malala e di tutti quelli che come lei sognerebbero pace e tranquillità.
L’anno successivo il padre la segnala alla BBC per un blog in urdu, la sua seconda lingua dopo il pashtun e così nasce il suo “diario di un’ alunna pachistana”. Quando rinvenne in ospedale dopo essere stata colpita quasi a morte dai talebani, una delle sue prime parole fu “padre”. La seconda: "Chi mi ha fatto questo?".
- Il giorno di Malala
Le nazioni Unite hanno proclamato il 10 novembre “giornata di Malala” per richiamare l’attenzione sul diritto delle ragazze di frequentare la scuola, mentre il Pakistan e l’Unesco hanno costituito il Fondo Malala per l’istruzione delle ragazze. Ad oggi, come ricorda Malala, ci sono in tutto il mondo ben 61 milioni di bambini che non possono andare a scuola.
- E ancora...
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