Jafar Panahi, Premio 2012
- Il Premio Sakharov 2012 va a...
“La consegna del Premio Sakharov per la libertà di pensiero 2012 a Nasrin Sotoudeh e Jafar Panahi è un messaggio di solidarietà e ammirazione per una donna e un uomo che non si sono piegati dinanzi alla paura e alle intimidazioni e che hanno deciso di anteporre la sorte del proprio paese alla propria” ha affermato Martin Schulz, Presidente del Parlamento europeo.
Le parole di Jafar Panahi- Alla cerimonia di assegnazione del Premio presso il Parlamento europeo, Panahi, rappresentato dalla figlia Solmaz ha fatto leggere dal suo amico regista Costa Gavras questo messaggio: “Due anni dopo la mia condanna, un amico mi ha chiesto qual era esattamente il significato di quella condanna. Secondo questo amico, il messaggio era che io dovevo scappare dal mio paese e non tornare mai più. Chiaramente ho scelto invece di restare, anche se non posso più portare la mie telecamera nel cuore della società e occuparmi dell’unica cosa che so fare: i film. Non fare film è una morte lenta per un regista”.
Guarda, qui sotto, il video della cerimonia di premiazione.
- C'è anche Nasrin Sotoudeh
Anche Nasrin Sotoudeh ha vinto il Prenmio Sakahrov 2012 con Jafar Panahi – e infatti compare anche nel suo ultimo film, “Taxi Teheran”. Nasrin, avvocatessa iraniana, collaboratrice del premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi, ha difeso giornalisti, intellettuali e blogger, in particolare durante la repressione del movimento d'opposizione iraniano per le elezioni presidenziali del 2009.
Condannata a 11 anni di prigione nel 2010 con l'accusa di "cospirazione" contro la "sicurezza dello stato": nel 2012, in prigione, ha indetto lo sciopero della fame per 50 giorni per protestare contro le condizioni di detenzione e i maltrattamenti riservati ai suoi familiari. L’anno successivo è stata rilasciata, ma tuttora combatte per difendere i diritti dei più deboli, anche non può più esercitare la sua professione di avvocato per i successivi 20 anni – così come Jafar.
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- Lo sapevate che...
Non è la prima volta che una coppia, o un gruppo di persone, vince il Premio Sakharov. E' capitato nel 2011, con i vincitori Asmaa Mahfouz (Egitto), Ahmed al-Senussi (Libia), Razan Zaitouneh e Alì Farzat (Siria), Mohamed Bouazizi (Tunisia); nel 2001 con Nurit Peled (Israele), Izzat Ghazzawi (Palestina), Dom Zacarias Kamwenho (Angola) e nel 1998 con Nelson Mandela (Sudafrica) e Anatolij Marčenko (Ucraina). Sono stati numerosi anche i Premi dati ai gruppi come l'associazione di giornalisti bielorussi, l'associazione russa Memorial, le Damas de Blanco cubane e tante altre...
E' però la prima (e unica) volta che il Premio va a una coppia appartenente allo stesso paese. Scopri qui tutti i vincitori
- Chi è Jafar Panahi
Il regista- Jafar Panahi è un regista cinematografico iraniano al quale è stato proibito girare film per vent’anni. Sostenitore dichiarato del movimento verde di opposizione iraniano e critico nei confronti dell’allora presidente Ahmadinejad, è stato condannato a 20 anni di interdizione per fare film e a 6 anni di reclusione per propaganda contro la Repubblica islamica. Dopo alcuni mesi di carcere, è stato liberato su cauzione, ma vive in libertà vigilata, in una sorta di limbo con il divieto di lasciare il paese o parlare con i mezzi di informazione con la minaccia incombente del ritorno in carcere.
Le accuse mosse a Jafar - Jafar nel 2010, reo di aver progettato un film sulle manifestazioni antigovernative in strada in quei giorni, è stato accusato di aver tramato contro la Repubblica Islamica e di aver messo in pericolo il popolo iraniano. Dopo 3 mesi di reclusione ha iniziato lo sciopero della fame, costringendo le autorità a concedergli la libertà “vigilata”. Ma lui non se ne andrà mai: “Non sono d’accordo con chi se ne va” spiega in un’intervista “una volta ero in transito negli Usa diretto in Argentina, lì volevano prendermi le impronte digitali ma io mi sono rifiutato, così sono stato costretto a tornarmene indietro: non riuscirei a vivere così. Sono legato all’Iran, alla sua gente, ho una grande curiosità per il mio Paese, per le storie che vi si annidano. Raccontare l’Iran da fuori mi sembrerebbe una menzogna.”
- Un giro per Taxi Teheran
Nonostante il divieto, nel 2014 Jafar ha comunque girato un film ambientato nella sua città, Teheran. Un film, “Taxi Teheran”, che è una sorta di documentario, dove lui, Jafar, è il taxista, anche se un taxista improvvisato- che piazza la telecamera sul cruscotto del suo taxi e si mette alla guida, senza celare la sua identità di regista.
La trama del film -Sul suo taxi accoglie persone in difficoltà, qualche piccolo criminale, una maestra, un venditore di Dvd fuori legge, sua nipote che gli chiede consigli per la regia, un vecchio vicino e amico, la stessa Nasrin Sotoudeh, l’avvocatessa iraniana che vinse con lui il Premio Sacharov – e che come lui fu imprigionata.
Il film, che ha vinto l’Orso d’Oro a Berlino, è un breve viaggio per le strade di Teheran, un viaggio che è anche un assaggio della società con tutti i suoi assurdi divieti e le persone che lo abitano – dai delinquenti ai fanatici religiosi, alla brava gente, ai chi cerca ancora la libertà. Ecco, qui sotto, il trailer del film, ancora presente al cinema.
- Orso d'Oro a Berlino nel 2015
Purtroppo Jafar, ancora condannato del regime di Teheran a non uscire dal paese, né a rilasciare interviste, non ha potuto ritirare l'Orso d'oro appena vinto a Berlino. Lo ha fatto al suo posto la nipote, Hana Saeid, attrice del film e giovanissima studentessa di cinema, che sul palco non è riuscta a parlare per la gioia e il pianto, commuovendo tutta la sala dove c'era anche la moglie del regista, Tahereh Saeidi Balsini. Come ha spiegato il direttore del festival, Dieter Kosslick, "il nostro è un festival politico nel senso che siamo consapevoli di quel che succede nel mondo". Ed è proprio per questo che il premio è andato a questo piccolo film “pieno di poesia, umorismo, amore per il cinema. E anche di denuncia”.
- Cosa succede oggi in Iran
La storia - L'Iran, l'antica Persia, è uno dei più antichi imperi al mondo, ha più di 3.000 anni di storia: dal fantastico impero persiano di Ciro il Grande che durò fino alla conquista di Alessandro Magno, questa bellissima terra ha vissuto la dominazione di arabi, turchi, ottomani. L'Iran ha vissuto molte guerre: la lunga guerra di 8 anni, contro l’Iraq, senza vincitori né vinti ma con numerosi morti e feriti, finita nel 1988. E, prima ancora, nel 1979, le bellicose lotte interne religiose che portarono alla Rivoluzione islamica, segnarono la fine della dinastia governante dei Pahlavi e dello scià Reza Khan, aprendo le porte al nuovo governo religioso dell'ayatollah Ruhollah Khomeini, un fondamentalista sciita che prese subito il potere sull'onda dell'entusiasmo popolare, istituendo la rigidissima Repubblica Islamica.
Oggi- Al giorno d'oggi, l'Iran vive in pace e non c'è più l'ayatollah Khomeini, ma lo Stato è rimasto una Repubblica Islamica retta da una Guida Suprema religiosa. Vuol dire che le donne devono portare il velo, non ci sono scuole miste, non c'è una reale libertà di pensiero che non sia religioso, esiste ancora la pena di morte (secondo Amnesty International almeno 649 persone salite al patibolo, fino a luglio 2015), e, anche se molti iraniani non sono così rigidi come le culture occidentali li dipingono, il loro governo purtroppo lo è. Forse negli anni ’30 quando lo scià Reza Kahn cambiò il nome della Persia in Iran (ovvero terra degli ariani) c’era più libertà religiosa. Ma l'Iran è una terra piena di contraddizioni... Lo raccontano bene artisti come Jafar Panahi, scrittori e anche disegnatori come Marjane Satrapi, con il libro a fumetti "Persepolis".
- Jafar regista
Nelle sue opere Jafar si è sempre ispirato al realismo, puntando l’obiettivo sulle difficoltà della vita in Iran per i bambini, i poveri e soprattutto le donne dopo la rivoluzione islamica. Proprio per questo, è incorso nell’ira e nella censura delle autorità iraniane. I suoi film, vincitori di numerosi premi, sono tuttavia banditi in Iran e gli sono costati il carcere in più di un’occasione. Nel 2010 è stato arrestato con la moglie, la figlia e 15 amici tutti in seguito rilasciati.
- Il palloncino bianco
Una bambina di 7 anni, Razieh, a Teheran, vuole comprare un pesciolino rosso, simbolo di buon auspicio per il nuovo anno. Convince la madre, si fa dare i soldi e si incammina verso il mercato: la strada sarà davvero lunga tra tentazioni di incantatori di serpenti, dialoghi con i passanti e con un soldato, fino alla perdita della banconota in un tombino e il recupero grazie a un semplice palloncino bianco offertole da un povero afghano, venditore ambulante.
E’ la trama del primo film da regista di Jafar del 1995, “Il palloncino bianco” (visibile interamente a questo link), che ha vinto la Caméra d'or al festival di Cannes. Una storia che mette in luce il forte individualismo della società di Teheran: l’incantatore di serpenti, la signora, il soldato, la stessa bambina capricciosa. L’unico che si distingue è il profugo afghano che alla fine con la sua generosa offerta, aiuterà la bambina. E, paradossalmente, proprio lui, che fa la differenza, viene lasciato solo.
Nel film, le scene proibite dal governo iraniano sono: gli incantatori di serpenti che mettono in scena uno spettacolo, la bambina che parla col soldato e con il profugo– in Iran gli uomini non possono parlare con le donne per strada, e la figura del povero venditore, ai margini della società, quello che escogita la soluzione al problema.
- Gli altri film di Jafar
Altri lungometraggi di Jafar : “Lo specchio” sulla difficile condizione femminile in Iran, “Il cerchio” sulla storia di otto donne incarcerate, e “Offside” sempre su un gruppo di ragazze che cercano coraggiosamente di assistere ad una partita di calcio. Nel 2011, per rispondere alle accuse mosse dal governo nei confronti dei suoi film giudicati “proibiti”, ha girato “This is not a film” che lo ritrae seduto al tavolo della cucina a parlare con il suo avvocato in attesa di essere incarcerato.
- Donne in Iran
Per saperne di più sulla storia dell’Iran e delle donne del paese – ma non solo- leggete i romanzi di Azar Nafisi, scrittrice iraniana e professoressa. Con “Leggere Lolita a Teheran”, Azar Nafisi racconta le storie di alcune sue studentesse iraniane di letteratura inglese: i loro amori e studi, e soprattutto le loro difficoltà quotidiane da donne in un governo religioso che detta legge anche sull’abbigliamento. Un altro romanzo di Azar Nafisi “Le cose che non ho detto” ripercorre invece la sua biografia, e la storia politica e sociale del suo paese.