Disoccupazione in Europa: il divario tra Nord e Sud

27.03.2014

Disoccupazione in Europa: il divario tra Nord e Sud

L’Europa che emerge dal Bollettino europeo delle offerte di lavoro (European Vacancy Monitor) è un’Europa divisa a metà. Si evidenzia infatti una carenza di forza lavoro in paesi come l’Austria, la Danimarca, la Svezia, l’Estonia e la Lettonia, mentre cresce la competizione per assicurarsi i pochi posti di lavoro disponibili in paesi come Grecia, Italia, Portogallo e Spagna.

Il Bollettino conferma la stagnazione nella domanda di manodopera nell’UE per il secondo trimestre del 2013, con l’eccezione di una limitata crescita nel numero di posti di lavoro disponibili nel settore pubblico. Globalmente vi è stato un calo delle assunzioni pari al 4%, una diminuzione più marcata rispetto al trimestre precedente. Durante il periodo in esame le assunzioni sono aumentate in meno della metà dei paesi UE.

Il Sud- La debolezza del ciclo economico generale ha fatto peggiorare sempre più le condizioni del mercato del lavoro nei paesi dell’Europa meridionale, i più colpiti dalla crisi. Nel secondo trimestre del 2013, l’occupazione è calata rispetto all’anno precedente in Grecia (- 4,3 %), Portogallo (- 4,1 %) Spagna (- 3,6 %) e Italia (- 1.8 %). Nell’UE 28, l’occupazione è calata invece dello 0,4 %

Disoccupazione giovanile- È soprattutto la disoccupazione giovanile ad essere aumentata nei paesi dell’Europa meridionale: nel secondo trimestre del 2013, il tasso di disoccupazione giovanile ha toccato infatti il 59,6 % in Grecia, il 55,7 % in Spagna, il 39,4 % in Portogallo e il 38,9 % in Italia. Nell’UE 28 il tasso di disoccupazione giovanile nel secondo trimestre del 2013 era del 24 %, rispetto al 15 % del 2008.

Contratti a tempo determinato- Inoltre, la crisi ha portato a un ricorso più frequente ai contratti di lavoro a tempo determinato. In Italia la loro quota è passata dal 60 % circa nel 2008 al 70 % nel 2012-2013. Questa elevata incidenza dei contratti a tempo determinato ha fatto peggiorare il livello della formazione e dell’acquisizione di competenze, il che a sua volta si è tradotto in una minore produttività e in scarsi risultati economici. Nell’Europa meridionale la quota dei lavoratori dipendenti con livello di istruzione basso è oltre il doppio della media dell’UE (16%).

Divario tra Nord e Sud- Le tendenze in materia di offerta di posti di lavoro sul mercato europeo dell’occupazione indicano quindi un divario crescente di opportunità lavorative tra paesi del Nord e del Sud Europa e pertanto pone il focus sui problemi dei paesi maggiormente in difficoltà, soprattutto per quanto concerne l’occupazione giovanile. La relazione illustra quali sono i punti di forza e di debolezza nei mercati del lavoro dei quattro paesi dell’Europa meridionale individuati come quelli più in difficoltà, e sottolinea che serviranno nuove misure per aiutare i giovani a trovare posti di lavoro che richiedono elevati livelli di qualifica, aumentando in tal modo la produttività del lavoro.

La Commissione europea- Il Commissario europeo per l'Occupazione, gli affari sociali e l'inclusione, László Andor, ha dichiarato: "Il divario nelle prospettive di occupazione tra Europa del Nord e del Sud è il segnale degli squilibri presenti sul mercato occupazionale europeo, che sono a loro volta collegati alle asimmetrie nell’Eurozona. La mobilità del lavoro potrebbe contribuire a ridurre tali squilibri. Per aiutare chi cerca lavoro a trovare opportunità occupazionali sono disponibili strumenti quali EURES, che sostengono la mobilità all’interno del mercato del lavoro europeo".

Settori diversi- Andando nel dettaglio dei dati rilevati, emerge che il calo delle assunzioni di esperti e addetti ai servizi in Grecia, Italia, Portogallo e Spagna si è arrestato, e si segnalano addirittura aumenti per le assunzioni di lavoratori del settore agricolo, forestale e della pesca. Le opportunità occupazionali nell’Europa meridionale si concentrano su alcuni settori, come quello dell’assistenza sanitaria. Sull’altro lato, l’occupazione nel settore edilizio è quella più colpita dalla crisi, e si prevede che la ripresa sarà molto lenta.

Le assunzioni di giovani nei quattro paesi dell’Europa meridionale sono però fortemente sbilanciate verso le occupazioni del settore dei servizi, con elevati picchi stagionali e un forte tasso di rotazione. Inoltre lavoratori con competenze di livello medio vengono sempre più spesso assunti per svolgere occupazioni a basso livello di competenza, rafforzando ancor più il fenomeno dell’iperqualificazione della forza lavoro.

La Garanzia europea per la gioventù- Per combattere la disoccupazione giovanile, la Commissione europea ha proposto la Garanzia europea per la gioventù , un’ambiziosa riforma a livello UE che è appoggiata da tutti i paesi dell’UE che deve ora essere attuata con urgenza. La Garanzia europea per la gioventù punta ad aiutare tutti i disoccupati sotto i 25 anni: l'obiettivo è assicurare che entro quattro mesi dal completamento del percorso scolastico o dall’inizio della disoccupazione i giovani ricevano un'offerta di lavoro di buona qualità, formazione continua, un apprendistato o un tirocinio. Sono disponibili anche finanziamenti a titolo dei Fondi strutturali UE per affrontare le sfide economiche e sociali che l’Europa affronterà tra oggi e il 2020, compresi oltre 70 miliardi di euro da investire in capitali umani tramite il Fondo sociale europeo. Sono questi soldi “freschi”, che dovrebbero arrivare agli Stati con un alto tasso di disoccupazione giovanile in tempi abbastanza brevi.

La Garanzia giovani fa parte del Pacchetto Occupazione Giovani del 2012 - che prevede anche il Quadro di qualità per i tirocini e l’Alleanza europea per l’apprendistato - ed è stata messo in campo con l’Iniziativa Occupazione Giovani (YEI) lanciata nel febbraio 2013.

Obiettivo principale di YEI è l’integrazione nel mercato del lavoro dei NEET (i giovani che non studiano, non lavorano e non cercano lavoro), nelle regioni con un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 25%. Verranno investiti 6 miliardi di euro di cui la metà con una nuova linea di finanziamento dedicata e l’altra metà con fondi FSE. Saranno quindi gli unici “soldi freschi” che arriveranno entro il 2014 nelle regioni per affrontare questa emergenza. Anche la Regione Emilia-Romagna avrà a disposizione questi finanziamenti e sta lavorando per un loro proficuo utilizzo.

Stefania Fenati

Strategia europea per l'occupazione

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