Sotto il baobab a Mboro

Cinemovel a Mboro: il primo Festival

cinema a MboroLo schermo è un telo montato tra i rami di un albero in piazza. Le seggiole, tutte diverse e colorate, sono lì davanti, disposte in file non troppo ordinate. Qualche bambino ha già preso posto, molti corrono lì intorno e giocano. Le bambine chiacchierano tra loro, divise in gruppetti. Il proiettore, retto da una serie di scatole e sedie, è al centro: alcuni “tecnici” ci girano intorno. Qualche adulto esce dalle case vicine e curiosa un po’. E’ quasi sera ma c’è ancora la luce.

Non è Nuovo Cinema Paradiso e non siamo negli anni Quaranta. E’ Mboro Film Festival e siamo a febbraio 2011. L’emozione è però la stessa.

Mboro Film Festival - La troupe del Mboro film Festival è la fondazione Cinemovel, la carovana di saltimbanco, con Ettore Scola come presidente onorario, che dal 2001 porta il cinema nelle piazze delle città africane. Nello Ferrieri ed Elisabetta Antognoni, i fondatori, hanno cominciato in Mozambico, ora è la volta del Senegal. Mboro sur Mer è la meta prescelta: un villaggio di pescatori sul mare, dove non c’è luce, né acqua corrente. Solo casette in mattoni con tende dalle quali spuntano bambini curiosi, bungalow dove le donne vendono il pesce e, verso la spiaggia, capanne dove il pesce pescato viene messo ad essiccare. Le strade sabbiose pullulano di gente che cammina e si saluta fra loro, e i carretti trainati da asini o da cavalli sollevano un gran polverone.

La piazza è proprio all’inizio del paese: sotto a un grande baobab è stato sistemato lo schermo che per tre serate proietterà film e cartoni animati per far sognare un po’ la popolazione come nel Nuovo Cinema Paradiso. O perlomeno l’intento è quello, anche se non solo.

Dopo le esperienze in Mozambico e in Marocco, l’esperimento di Cinemovel a Mboro è un po’ unico nel suo genere. Come spiega Nello Ferrieri questa volta il punto di partenza sono stati proprio i ragazzi che fanno parte della comunità stessa. “Non si tratta solo di cinema itinerante. L’obiettivo è stato ora quello di coinvolgere i ragazzi delle associazioni locali per portarli ad un livello di capacità tecnica e organizzativa tali da diventare partner con noi nella realizzazione del festival che si ripeterà anche nei prossimi anni.”

Il primo corso di formazione audiovisiva, organizzato da Cinemovel, si è tenuto proprio a febbraio, prima dell’inizio del festival. I ragazzi erano 14, tutti di classi sociali diverse e di età simili, e oltre alle lezioni in “aula”, hanno lavorato insieme alla troupe non solo per l’organizzazione del festival in piazza, ma anche per realizzare un documentario sulla formazione scolastica delle bambine, per sostenere il Premio Nobel per la Pace alle donne Africane. Perché se è vero che le donne in Africa rappresentano il futuro stesso del paese, è importante sapere che cosa ne pensano anche gli abitanti di Mboro e fino a che punto sono pronti ad accogliere questa idea.

Le ragazze del corso hanno fatto le interviste alla gente del posto, mentre i ragazzi le seguivano con le telecamere. Insieme hanno realizzato il montaggio in lingua Wolof (la lingua di Mboro) sottotitolato in francese. Il documentario chiamato “Le donne di Mboro” di una quindicina di minuti è stato proiettato venerdì 18 febbraio, la sera finale del Festival a Mboro.

Grande frenesia ed eccitazione, non solo da parte degli aspiranti video maker ma anche dell’intero paese che ha trasformato la serata in un vero e proprio evento.

I ragazzi del corso così si sono prenotati anche per i prossimi anni. Il festival si svilupperà infatti in 3 anni a partire dal mese di febbraio appena trascorso e, mano a mano, i corsisti saranno sempre più preparati dal punto di vista tecnico ed organizzativo e potranno continuare a gestirlo a Mboro.

Una serata di cinema in piazza - L’eccitazione c’è stata non solo in occasione della serata finale, ma anche durante tutte le altre serate dedicate al Festival in piazza. I film in programma ogni giorno erano tre. Nella giornata del 15 febbraio la prima proiezione al tardo pomeriggio è stata “Il pompiere” di Charlot. I bambini seduti sulle sedie ridevano, gli adulti dalle case di fronte sporgevano la testa e osservavano, parlando tra loro, forse ancora un po’ scettici. Alle 19 è stata la volta del cartone animato “L’Era glaciale”. Forse il titolo non sembra propriamente adatto in un paese africano, ma in realtà i bambini erano molto curiosi di vedere neve e ghiacchio – elementi a loro sconosciuti. E poi la serata per loro era un po’ glaciale: il vento era abbastanza forte – una temperatura che assomigliava alla nostra nelle notti di primavera. Ma nessuno se ne è andato e anzi, gli adulti dalle case si sono avvicinati.

Intorno a quel baobab non c’erano solo bambini sulle sedie di plastica colorate, ma anche ragazze con neonati sulla schiena, padri e madri che guardavano verso lo schermo. E c’erano anche gli ospiti europei che con l’associazione “ChiAma il Senegal” sono venuti a seguire il Festival.

Grandi risate per le acrobazie del simpatico lemure: anche quando sembrava non uscirne del tutto intero, i bambini spettatori ridevano tantissimo - con uno spirito diverso, abituati forse a doversela sempre cavare con poco e a dover fronteggiare situazioni più estreme, a differenza degli europei.

Infine la gente che ancora non aveva raggiunto la piazza, è accorsa con la terza proiezione L’Appel des Arenes di Cheikh A. Ndiaye dedicato alla lotta. La lotta in Senegal è lo sport più praticato, come in Italia il calcio: in spiaggia i bambini studiano le varie mosse muovendosi tra le piroghe, come i bambini italiani rincorrono il pallone nei campetti da calcio.

Per questo l’entusiasmo si è sentito. Come racconta la troupe di Cinemovel “la mattina dopo la proiezione, camminando per le stradine del villaggio tutti volevano raccontarci la loro interpretazione del film”.
Ed è questo, in sostanza lo spirito della carovana itinerante.

Raccontare storie - E i ragazzi video maker? A quanto pare i 14 ragazzi dopo la serata di presentazione del loro video continueranno a studiare tecnica cinematografica e a collaborare con la troupe anche in vista del prossimo Festival.
Come spiegano gli operatori di Cinemovel: “Il documentario stesso mostra come l’educazione sia percepita da tutta la comunità non solo come un momento di riscatto sociale ma anche come una concreta opportunità di progresso per tutta la comunità.”

Raccontare le storie sotto i baobab fa parte della cultura africana, quando i griot – i cantastorie - radunavano la gente del villaggio nell’unico luogo d’ombra in mezzo al deserto. Uomini, donne e bambini si sedevano lì sotto e ascoltavano narrare di altri mondi.
E così i film sullo schermo a Mboro regalano ancora la gioia di condividere insieme agli altri questo momento. Nuovi griot stanno imparando.

Francesca Mezzadri - marzo 2011

Per saperne di più:
www.cinemovel.tv

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