Gulp! Questi giovani sono un po' vecchi!?

Cosa ne pensano i giovani della legalità in Emilia-Romagna? Il progetto GULP di Candidamente

foto di CandidamenteCosa ne pensano gli studenti delle scuole superiori di Bologna del rispetto delle regole nella loro città? Qual è la loro opinione in merito al concetto di legalità? A quanto pare i giovani bolognesi sono un po’ disillusi e non nutrono molte speranze sul futuro della cittadinanza. Come a dire: non credo che i cittadini qui rispettino le regole, ma non vedo possibilità di cambiamento. Eppur qualcosa si muove.

Speranze - L’associazione Candidamente, che si occupa di partecipazione e cittadinanza a Bologna, quando 7 mesi fa vinse un bando per svolgere una ricerca sull’idea di legalità che hanno i giovani bolognesi, era fiduciosa. Lavorando a contatto con i più giovani, era sicura di trovare stimoli e idee per promuovere nuovi percorsi di partecipazione.
Ciò che però sembra emergere nella fase finale dal loro lavoro è una generale sfiducia nelle istituzioni, una speranza di legalità che spesso risulta vana, a parte ovviamente, qualche buona intuizione. Questi giovani sembrano affidarsi a soluzioni un po´ “vecchie”.

Il progetto Gulp - GULP (Gioventù Urbana Legalmente Partecipe) è il nome del progetto finanziato dal Dipartimento della Gioventù con il contributo del Progetto Giovani del Comune di Bologna nell’ambito di Città Metropolitane del Ministero Politiche giovanili.
Il progetto, iniziato appunto a ottobre 2010 dall’associazione Candidamente, si chiuderà a marzo 2011 e si è svolto essenzialmente in tre fasi.

La prima prevedeva una raccolta dati con un campione di ragazzi dai 12 ai 35 anni (suddiviso in due fasce) che, attraverso questionari ed interviste nei focus group, chiarisse la propria idea su che cosa sono le regole e perché e come devono essere rispettate.
La seconda fase, in attuazione, prevede invece un incontro diretto con i giovani nei gruppi di lavoro per discutere sulle tematiche emerse nelle prime rilevazioni.
L’ultima fase a marzo 2011, in chiusura, sarà il confronto pubblico in piazza a Bologna sui risultati emersi.

I dati - Come si è svolta la raccolta dati? L’associazione Candidamente si è concentrata su una prima fascia di ragazzi dai 12 ai 18 anni delle scuole superiori di tre quartieri di Bologna: Navile, San Vitale e San Donato. In alcune scuole superiori delle zone, negli oratori, nei centri di aggregazione giovanile e anche tra i ragazzi promotori del festival internazionale del cinema europeo "Young About", sono stati distribuiti questionari scritti con alcune domande sul concetto di legalità.
Prima fra tutte: “Quali sono, secondo te, le regole di convivenza quotidiana che NON vengono rispettate nel tuo quartiere?” . Le altre domande lasciavano spazio aperto alle idee dei ragazzi: chiedendo perché e come avrebbero risolto la situazione.

Quali sono le regole che NON vengono rispettate? - Ovviamente molte sono state le differenze di risposta non solo tra quartieri ma anche tra le varie zone al loro interno.
Così, se per la maggioranza dei ragazzi di tutti e tre i quartieri il problema maggiore si riscontra nello scarso rispetto dell’ambiente e nella pulizia delle strade (90/95%), quelli di San Vitale sono più precisi e aggiungono anche il problema della raccolta differenziata, della sporcizia in terra e delle scritte sui muri.

L’ambiente in primis dunque. Ma anche la delinquenza e lo spaccio di droga sono evidenziati come problemi frequenti in tutti i quartieri, soprattutto in quello di San Donato (53%) piuttosto che Navile (47%) o San Vitale (43%). In quest’ultimo sono soprattutto i furti che preoccupano i ragazzi (39%), mentre lo scarso rispetto della proprietà altrui è un problema per il 52% degli studenti del Navile.

Una grave contravvenzione delle regole che emerge invece solo nel quartiere San Donato è la viabilità stradale ovvero la sosta in doppia fila o passare con il rosso: peccati che secondo il 70% dei ragazzi sono piuttosto frequenti. Strano a dirsi ma lo scarso rispetto delle differenze etniche in questo quartiere, dove pure abita la maggioranza di immigrati, non si riscontra, a differenza che nel Navile (36%).

Perchè non vengono rispettate le regole? - Ma qual è , secondo i ragazzi il motivo che porta i cittadini a non rispettare le regole di convivenza civile – che riguardino l’ambiente o le persone stesse?

E’ un problema di educazione secondo i ragazzi del Navile (82%), mentre per quelli di San Vitale è colpa soprattutto delle istituzioni che non sono in grado di far rispettare le regole e non vigilano abbastanza (79%). Più “psicologi” gli studenti di San Donato che imputano lo scarso rispetto alla voglia di trasgressione (85%).
In generale però tutti lamentano un debole controllo da parte delle istituzioni e infatti come possibili soluzioni propongono un impegno maggiore della polizia affinché controllino i cittadini e aumentino (o facciano applicare) le sanzioni.
Ed è forse questa una soluzione poco originale, come se a parlare fossero delle persone ormai anziane che si lamentano invocando maggiore autorità, invece che proporre nuove idee.

Gli stimoli più interessanti sono invece emersi soprattutto nei focus group che hanno previsto un incontro diretto con i ragazzi e quindi maggiore possibilità di confronto, e nei questionari online sottoposti anche ai ragazzi della seconda fascia d’età (tra i 20 e i 27 anni).
Ad esempio: alcuni studenti del quartiere Navile lamentano un’assenza di strutture, e si rivolgono alle istituzioni affinché ne creino di nuove. “Se non ci danno campi da calcio, noi siamo costretti a giocare in strada e quindi è più facile prendersi a botte. Mentre se avessimo un nostro campo, ci sfogheremmo giocando!”.

E poi soluzioni pratiche come una maggiore illuminazione, ad esempio al centro Zonarelli di San Donato, invoglierebbe tutti i giovani a incontrarsi maggiormente e rafforzare l’idea di comunità – idea che secondo questi ragazzi si è un po’ persa nel tempo. Anche costituire comitati tra cittadini potrebbe essere una soluzione per far sentire tutti coinvolti, o organizzare eventi per creare maggiore occasioni di dialogo e confronto.

Originale la proposta degli studenti di San Vitale secondo i quali sarebbe necessario un maggiore impegno da parte delle personalità a rispettare le regole. La legalità dovrebbe andare di moda in controtendenza con l’attuale idea che trasgredire sia molto fashion.

Sono queste le idee più interessanti emerse dalle 135 interviste svolte dall’associazione ai ragazzi e dai questionari online. “Ma” come specifica Giulia Sudano di Candidamente “per ora ci siamo fermati solo ad un primo incontro-discussione con i ragazzi. Non basta solo dire le cose, l’importante è agire”.

Chi è Candidamente - Di sicuro, i ragazzi che fanno parte di Candidamente non amano stare con le mani in mano. E infatti anche negli altri progetti l’associazione è scesa in campo nel vero senso della parola. Recentemente organizzano aperitivi tematici (un format più conviviale per affrontare tra i giovani alcuni temi importanti come lavoro e immigrazione), a novembre hanno invece allestito in via della Belle Arti un salottino. “Abbiamo portato sedie e tavolo in strada, dando la possibilità ai cittadini di sedersi veramente e di parlare di legalità perché solo in questo modo le dinamiche scattano. Si sono fermate 35 persone, un buon risultato”.

Anche nel progetto GULP Candidamente ha dato la parola ai ragazzi ed è stata ad ascoltarli. Ora la seconda fase del progetto, che si svolgerà questo mese, prevede la formazione di gruppi di lavoro e discussione delle tematiche emerse (per chi volesse iscriversi: info.candidamente@gmail.com)

Il tutto Candidamente, senza pregiudizi. In effetti il nome dell’associazione rispecchia, come spiega Giulia Sudano, il suo stesso modo di procedere, schietto, diretto. E poi candidamente perché la mente è al centro e sono le idee che prendono vita. E non da ultimo, perché la parola ricalca il verbo candidare, nel senso di candidare il pensiero: ridargli importanza.

“Per noi è fondamentale dare un significato nuovo alle parole. Tante parole come cittadinanza e partecipazione hanno ormai perso un senso. Crediamo che un cittadino protagonista della propria città sia un cittadino attivo, che ha delle idee e che si muove per affermarle. Non lascia che tutto provenga sempre da qualcun altro, ma si mobilita.”
E forse può apparire frustrante quando alcuni giovani si lasciano sopraffare dalla disillusione degli adulti limitandosi a constatare, magari con una scrollata di spalle, lo scarso rispetto delle regole, pensando che solo controllo e repressione possano essere utili.

Però lasciare la parola ai ragazzi – ed è quello che si è proposto il progetto GULP - vuol dire far compiere loro un primo passo di consapevolezza della propria cittadinanza. Solo così qualcosa si può muovere… E i giovani possono “riappropriarsi del legame con il proprio territorio” per usare le parole di Giulia.
“Questa è l operazione culturale alla base della nostra attività”.

Francesca Mezzadri - febbraio 2011

Per saperne di più:
www.candidamente.org
info.candidamente@gmail.com
Facebook: CandidaMente

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