Un Osservatorio europeo contro la violenza di genere

2 proposte alla Commissione europea: la creazione di un Osservatorio europeo contro la violenza di genere e un euro-orden

Il 45% delle donne europee è vittima di violenza nel corso della vita: lo dicono i dati dell’Agenzia dei diritti fondamentali dell’Ue. Violenze fisiche, psicologiche, stupri, che avvengono anche e soprattutto in casa, o da parte di persone fidate. Per questo la presidenza spagnola dell’Ue ha proposto in giugno la creazione di un Osservatorio europeo sulla violenza di genere e un ordine di protezione esteso alle vittime in tutta Europa. La seconda proposta sembra generare però qualche problema tecnico.

Osservatorio europeo sulla violenza di genere - Alla luce anche dei recenti fatti avvenuti in Italia (due donne uccise da un ex fidanzato geloso che poi si è tolto la vita, una ragazza strangolata dal suo fidanzato carabiniere: due notizie in un solo giorno) è evidente che il problema della violenza di genere è sempre urgente e riguarda l’intera comunità europea. In Spagna sono morte per violenza domestica 26 donne dall’inizio dell’anno (dati dell’associazione “Insieme contro la violenza domestica”).
E se consideriamo che nella stragrande maggioranza dei casi il colpevole è quasi sempre un fidanzato, un marito, un convivente, un ex o una persona conosciuta, allora si tratta di un fenomeno culturale. Non è la povertà o la delinquenza che spinge a compiere un tale atto nei confronti di una donna, ma è qualcosa che prescinde da tali eccezioni, come se fosse insito nella nostra società. E che quindi può riguardare tutti.

Ma in che modo un Osservatorio europeo sulla violenza di Genere può quindi essere d’aiuto?
Innanzitutto il fatto che venga riconosciuto un comune problema europeo di violenza che prescinde da criminalità e delinquenza è un buon punto di partenza per studiare e combattere un fenomeno così specifico come quello della violenza di genere.

Inoltre raccogliere e scambiare materiale tra diversi paesi può aiutare nella ricerca di nuove strategie utili – che non siano ronde contro presunti stupratori, condanne “esemplari” e criminalizzazione del presunto uomo nero (perlopiù proveniente da altri paesi, o comunque "diverso" da noi...). C´è bisogno di strategie che cerchino di sradicare il problema all’origine, puntando sull’educazione delle ragazze e soprattutto dei ragazzi – come ad esempio il Fiocco Bianco nato in Canada ed esteso anche in Europa in questi ultimi anni.

Bisogna studiare campagne che aiutino le donne a difendersi, non regalando una bomboletta spray, ma facendo capire loro qual è il reale pericolo. Può essere un fidanzato, un ex, un convivente: l’importante è che se succede, se qualcuno di loro usa violenza, nessuna donna deve dubitare neanche per un attimo che la colpa sia sua, e chiamare immediatamente aiuto. L’Osservatorio dà anche un numero: il 116 , da digitare in tutti i casi di pericolo e di minaccia.
Come il 112, è un’urgenza, riconosciuta a livello europeo.

Euro-orden: problemi di competenze - Se la proposta dell’Osservatorio non ha incontrato problemi all’interno dell’Ue e la sua creazione sembra imminente, risulta invece diverso il discorso per quanto riguarda l’euro-orden ovvero l’ordine di protezione per le vittime di violenza a livello europeo. Riconoscere un euro-orden vuol dire che in qualsiasi stato dell’Ue venga emesso ordine di protezione per una vittima, sarà riconosciuto anche in altri Stati.

La maggioranza degli Stati membri del Consiglio Europeo si è già pronunciata a favore e il Parlamento Europeo sta lavorando in questa direzione: l’unica voce discordante sembra essere quella della Commissione. Questo a causa di fatti puramente tecnici come spiega Viviane Reding, commissario alla Giustizia e agli Affari Interni. I sistemi legali sono troppo diversi, e ciò causerebbe più lavoro per gli avvocati e provocherebbe “insicurezza legale nelle vittime”.

In realtà sembra esserci alla base un problema di competenze tra istituzioni: infatti in alcuni casi l’ordine di protezione ricade nella competenze del diritto civile, in altre nel diritto penale.
In caso si tratti di diritto civile l’iniziativa legislativa spetta alla Commissione, mentre se ricade nella sfera del diritto penale la competenza è del Consiglio, ovvero degli Stati membri. Questa ambiguità si è trasformata in un’impasse per quegli Stati europei che, attraverso la cooperazione rafforzata, vorrebbero procedere verso l’adozione di una norma valida almeno tra gli Stati promotori e più sensibili a questo problema.

Considerate queste difficoltà, l’idea della Commissione è quella di prendere in considerazione una nuova proposta dove l’ordine di protezione sia esteso alle vittime di violenza in generale.
Ma proprio per la particolarità di tale violenza – l’idea è proprio quella di “distinguerla”, renderla unica proprio per sconfiggerla con mezzi specifici - molte associazioni di donne si sono dette contrarie a questa alternativa.

Non solo. Alcuni membri di associazioni femminile hanno anche rilanciato l’idea di andare oltre al riconoscimento europeo, spingendo l’Ue a firmare convenzioni anche con paesi extra-europei – dove molte donne “affrontano situazioni ancora peggiori”. Alcune eurodeputate si sono espresse a favore di tale proposta.
Come andrà a finire?
Tra un mese il responso.

Francesca Mezzadri - giugno 2010

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