I diritti in Europa. Un anno dopo Lisbona

Dopo il Trattato di Lisbona, la Carta dei diritti fondamentali dell'UE diventa vincolante

Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, il 1° dicembre 2009, l’Unione Europea ha ufficialmente inserito nel proprio ordinamento giuridico la Carta dei Diritti Fondamentali dando ad essa “lo stesso valore giuridico dei trattati” (art. 6 comma 1 TUE). La Carta è divenuta così vincolante sia per le istituzioni europee che per gli Stati Membri quando attuano il diritto dell’Unione.

Ed è proprio in forza a tale innovazione che lo scorso 19 ottobre la Commissione ha annunciato l’adozione di una strategia per garantire il rispetto dei diritti fondamentali sanciti dalla Convenzione.

Pilastri della strategia sono: la verifica della conformità di tutte le leggi dell’Unione con la Carta, ad ogni livello del processo legislativo e durante la loro attuazione da parte degli Stati Membri, l’informazione dei cittadini sulle circostanze in cui la Commissione può intervenire in materia di diritti fondamentali e la pubblicazione di una relazione annuale sull’applicazione della Carta in modo da monitorare i progressi realizzati.

La Carta - Il testo a cui si fa riferimento è quello proclamato a Strasburgo da Consiglio, Commissione e Parlamento europeo il 12 dicembre 2007 che riprende e modifica la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea di Nizza del 7 dicembre 2000.

Rispetto al predente progetto “costituzionale”, nel Trattato di Lisbona non è stata confermata l’incorporazione testuale del documento, ma il suo valore giuridico non è stato pregiudicato grazie all’espediente del rinvio tramite l’articolo 6 del nuovo Trattato sull’Unione Europea.

Questo significa in particolare che gli atti legislativi dell’Unione che violano i diritti fondamentali espressi nella Carta possono essere annullati dalla Corte di Giustizia.
Il rinvio tramite articolo è stata una scelta di tipo puramente politico. Vale a dire che, in seguito al fallimento del Trattato Costituzionale scaturito dai risultati negativi dei referenda francese e olandese, si è preferito evitare di dare al nuovo trattato una configurazione che potesse anche lontanamente far pensare ad una “costituzione”.

Molto più problematico, ai fini pratici, sembra invece essere il protocollo sottoscritto da Polonia e Regno Unito che sancisce l’opting out da parte di questi paesi (a cui in seguito si è aggiunta anche la Repubblica Ceca con un nuovo protocollo) e che mina seriamente l’efficacia giuridica generale della Carta.

Le innovazioni - Anche se con ogni probabilità gli intenti iniziali degli autori erano quelli di una semplice codificazione rispetto ai principi preesistenti, così come richiesto dal Consiglio di Colonia del 1999 e ribadito nel preambolo della Carta stessa, con il Trattato di Lisbona, e quindi con l’acquisizione di un valore giuridico vincolante, i suoi effetti potrebbero andare molto più in là dell’intento originale.Le innovazioni sia dal punto di vista formale che dei contenuti sono molteplici.

La Carta riproduce e in alcuni casi modernizza i diritti contenuti nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) prendendo in considerazione i recenti sviluppi nel diritto internazionale e comunitario.

Innanzitutto vi è il riconoscimento di “nuovi diritti” che non erano mai stati codificati dalle giurisprudenze costituzionali europee come ad esempio quelli presenti nel Titolo primo sulla Dignità umana, in cui si affronta anche il tema della ricerca medica e biologica sulla persona (art.3). Così come sono innovativi l’art. 37 sulla tutela ambientale (che non solo deve essere “elevata” ma anche una pietra angolare di tutte le politiche europee), gli articoli che fanno riferimento ai diritti dei minori e degli anziani (artt. 24 e 25) o quelli che sanciscono il diritto alla protezione dei dati personali e il diritto ad una buona amministrazione (artt. 8 e 41).

Tra le assenze più eclatanti vi è invece quella relativa alle formazioni sociali: famiglia, partiti politici, sindacati etc. non sono annoverati tra i soggetti titolari di diritti, ma presi in considerazione semplicemente come proiezioni collettive di diritti individuali.

Innovativa è anche la sua struttura, ossia la modalità con cui si è deciso di dividere i diritti presenti al suo interno. Sono state infatti abbandonate le divisioni classiche tra diritti di prima, seconda, terza, quarta e quinta generazione così come tra diritti politici, civili, sociali ed economici a favore di una redazione basata su sei principi fondamentali: dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, cittadinanza e giustizia.

Una tale tecnica redazionale probabilmente avrà importanti conseguenze dal punto di vista interpretativo (come leggere infatti il fatto che la libertà di istruzione è stata posta sotto il valore della libertà e non ad esempio sotto quello dell’uguaglianza?), ma ha allo stesso tempo proiettato all’interno dell’ordinamento dell’Unione europea il “principio della indivisibilità” dei diritti fondamentali. Ovvero che i diritti elencati nella Convenzione sono “indivisibili” e complementari tra loro e che una tutela effettiva dei diritti civili e politici presuppone una garanzia di quelli sociali ed economici e viceversa.

L’iniziativa della Commissione – L’iniziativa portata avanti dalla Commissione mira proprio ad assicurare che la Carta sia attuata in tutti i Paesi membri e con tutte le sue innovazioni.
Come già anticipato la strategia si sviluppa su tre binari principali:

Garantire in maniera irreprensibile il rispetto dei diritti umani. Il primo passo da affrontare in questo senso è quello di controllare che tutte le proposte di atti legislativi dell’UE rispettino la Carta dei diritti. A tal fine verrà creata una “lista di controllo” per prevenire eventuali violazioni dei diritti fondamentali dei cittadini. Inoltre la Commissione si farà carico di cooperare con i co-legislatori (Consiglio e Parlamento europeo) per garantire che le leggi dell’UE siano in linea con la Carta. Lo stesso vale per gli Stati membri, i quali sono già vincolati all’osservanza dei diritti fondamentali dalle rispettive costituzioni e che devono garantire tale rispetto anche durante l’applicazione delle leggi comunitarie.
Miglioramento dell’informazione dei cittadini. A tal fine verrà aperto a partire dal 2011 il nuovo portale “e-Justice”, nel quale i cittadini europei avranno accesso alle informazioni sui mezzi di ricorso esistenti in tutti gli Stati membri. Sarà importante spiegare che la Commissione potrà intervenire solo se è coinvolto il diritto dell’Unione. La Carta infatti non si sostituisce ai sistemi di protezione dei diritti fondamentali già istituiti dai paesi membri tramite le Costituzioni o i giudici nazionali ma si affianca ad essi.
Monitoraggio dei progressi. Per garantire un controllo dei miglioramenti ottenuti nell’applicazione della Carta, la Commissione si impegnerà a pubblicare una relazione annuale in modo da alimentare anche uno scambio di informazioni con il Consiglio e il Parlamento europeo.

Le parole di Viviane Reding - "Questa strategia è un passo importante verso la creazione di una cultura europea dei diritti fondamentali” ha dichiarato Viviane Reding, responsabile europea per la giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza “La Carta è l´espressione dei nostri valori e del nostro patrimonio costituzionale comune e deve orientare tutte le politiche dell´Unione. La Commissione europea controllerà con grande cura che la Carta sia rispettata in tutte le proposte di atti legislativi dell´UE, in ogni singola modifica introdotta dal Consiglio e dal Parlamento europeo e dagli Stati membri nell’attuare il diritto dell´Unione."

Alessio Vaccaro - dicembre 2010

© disegno dalla mostra Manifesta (http://www.manifestaproject.eu/)

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