L'Europa per le minoranze: nuovi studi contro le discriminazioni piu' nascoste

La campagna MIDIS lanciata dall'agenzia dei diritti fondamantali

L´Agenzia dell´Unione Europea per i Diritti Fondamentali (FRA) ha lanciato nel 2009 la campagna MIDIS, un acronimo in inglese che sta per “Studio sulle minoranze e le discriminazioni”. Una sigla come tante altre, ma che nasconde un ambizioso progetto.

La campagna MIDIS - Per la prima volta, infatti, si è deciso di affrontare quelli che sono i problemi più ricorrenti nel campo della ricerca sociale quando si trattano temi così delicati e che si riflettono nella carenza di dati esaustivi e pienamente affidabili. Da un lato, il numero delle persone intervistate, per cui nel suo ruolo di coordinatore l´Agenzia ha avuto la possibilità di consultare ben 23.500 persone appartenenti a minoranze nei 27 paesi dell´UE. Dall´altro il problema di definire l´oggetto esatto della ricerca, dato che la discriminazione (non solo contro le minoranze) è un fenomeno che spesso si cela dietro a tanti piccoli gesti quotidiani, difficili da racchiudere o intercettare in categorie di studio operative, per quanto specifiche ed accurate. Lo scopo è ovviamente fornire ai legislatori nazionali e comunitari, così come ai privati operanti nel settore, dei dati solidi su cui basare le proprie strategie di intervento e piani d´azione.

I primi dati - I risultati complessivi di questi studi verranno presentati a dicembre a Stoccolma, ma i primi report sono già disponibili e rivelano informazioni preziose per gli esperti o i cultori del settore. Tra questi, il 22 aprile sono stati ufficialmente rivelati i dati concernenti la rappresentatività dei dati ufficiali sul razzismo nell´UE.
Come spiegato dal direttore dell´Agenzia Morten Kjaerum, è emerso che i dati sul fenomeno del razzismo e della discriminazione in Europa sono largamente sotto-rappresentativi del fenomeno. Se poi si considera che lo studio ha incluso unicamente le minoranze più numerose in ciascun paese, si capisce bene come possano esserci ancora molti più individui coinvolti dal fenomeno e non considerati nelle statistiche di cui disponiamo. Questi elementi, tuttavia, non sono affatto indicativi di un fallimento, data la consapevolezza diffusa sull´oggettiva complessità del fenomeno. Piuttosto, rivelano chiaramente che lo studio procede nella giusta direzione.
I cittadini consultati hanno risposto a ben 150 domande, che partivano dalla descrizione delle loro esperienze di discriminazione all´esser state vittime di crimini su base razziale, le loro esperienze al confine con ufficiali di polizia e guardie di frontiera ed infine relative alla loro consapevolezza sui propri diritti come cittadini e degli strumenti di ricorso esistenti contro atti di questo genere.

Percezione e diffusione delle discriminazioni - Le conclusioni rivelano che ben il 55% degli intervistati percepisce il razzismo verso le minoranze come estremamente diffuso nel proprio paese, il 37% ha subito atti di discriminazione negli ultimi 12 mesi e il 12% veri e propri crimini contro la propria persona o proprietà. Ma ben l´80% non si è rivolta alla polizia. Tra questi i rom si rivelano ancora una volta il gruppo etnico più vulnerabile.
Questi dati confermano quanto è spesso intuibile dalle nostre esperienze personali. In primis, che i nostri Stati di diritto rimangono affascinanti invenzioni, ma spesso mezze vuote se non riempite da adeguati contenuti di informazione verso la cittadinanza e coloro che ricoprono ruoli strategici nei processi quotidiani di interazione sociale. Se in alcuni Paesi membri paiono essere totalmente assenti delle strutture per la tutela delle minoranze, anche nei paesi più sensibili al problema, paiono assenti informazioni circa i meccanismi che possano rendere effettivi gli strumenti giuridici pure esistenti, a livello nazionale e dell´Unione, per intervenire efficacemente contro la discriminazione.

Stefano Lodi - aprile 2009

Per ulteriori informazioni: http://fra.europa.eu/fraWebsite/home/home_en.htm

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