Le rivolte in Iran e l'appello dell'Unione Europea

Le proteste post-elettorali in Iran e il ruolo dell'Ue

Dal 13 giugno 2009 le piazze e le strade di Teheran sono diventate il teatro quotidiano delle proteste di giovani, universitari, donne e intellettuali iraniani, che stanno dando una lezione al mondo intero sul significato del diritto al dissenso verso l´autorità, anche in una democrazia ambigua come quella iraniana. E la comunità internazionale li sostiene, anche se da lontano.

La situazione in Iran - Il risultato elettorale delle elezioni del 12 giugno in Iran ha visto la rielezione del Presidente in carica Mahmoud Ahmadinejad con il 63% dei consensi, mentre l´avversario progressista, l´ex primo ministro Hossein Mousavi si ferma al 34%. Dal momento della proclamazione dei risultati elettorali, migliaia di iraniani sostenitori di Mousavi danno il via ad una serie di manifestazioni di piazza per protestare contro quello che loro definiscono un risultato falsato da brogli, tanto da usare come slogan per le manifestazioni “where is my vote” (dov´è il mio voto). La protesta nasce non dal risultato elettorale in se stesso – la vittoria di Ahmadinejad – ma dal sorprendente distacco fra i due principali candidati, quando alla vigilia del voto i sondaggi paventavano un testa a testa fra i due. Il sospetto di una manipolazione dei voti a favore del Presidente in carica spinge migliaia di iraniani a rivendicare l´affermazione dei principi democratici di elezioni libere e trasparenti.
I manifestanti sono soprattutto studenti universitari – uomini e donne sotto i 30 anni, la maggioranza della popolazione iraniana. Scelgono il verde i sostenitori di Mousavi, il colore della Famiglia del Profeta, che ha una valenza simbolica molto forte nell’immaginario collettivo sciita. Non sorprende la consapevolezza di una coscienza democratica radicata in un paese con l´Iran – il più “occidentale” fra i paesi del Medio Oriente, la democrazia più consolidata e dalle radici storiche più antiche (la Rivoluzione costituzionale iraniana è del 1906). Le elezioni, la campagna elettorale, una generazione di giovani e donne emancipati e colti, una sostanziale indipendenza fra l´autorità religiosa e quella civile, la possibilità di manifestare e di esprimere dissenso, del resto, sono già di per sé alcune delle caratteristiche fondamentali di una democrazia, piuttosto lontane dallo scenario statale dei paesi confinanti. Eppure quello che sta succedendo in Iran dal 12 giugno ha assunto i contorni della repressione e dell´esercizio violento dell´autorità politica. Il 15 giugno migliaia di sostenitori di Mousavi si danno appuntamento in piazza Azadi, la piazza simbolo della Repubblica islamica, per l´ennesima manifestazione non autorizzata. Solo la mattina seguente, la televisione di stato iraniana riporta il bilancio tragico di questa manifestazione, ovvero l´uccisione di 7 manifestanti: la notizia fa il giro del mondo, soprattutto grazie alla diffusione di video amatoriali, tuttora reperibili online. Non a caso si sta parlando della protesta iraniana come della prima “rivoluzione” online, per via della diffusione delle informazioni grazie al passaparola dei social network. Ed è proprio la 26enne Neda a diventare il simbolo degli oppositori, anche per via delle crude immagini della sua morte in diretta, e per la quale il Presidente Ahmadinejad ha chiesto una commissione di inchiesta per indagarne le cause.
Il 16 giugno è anche il giorno della riconta dei voti, concessa dal Consiglio dei guardiani della costituzione dopo le numerose richieste di Mousavi. Ma il risultato favorevole per Ahmadinejad resta confermato.
Le notizie che arrivano dai pochi giornalisti internazionali ancora presenti in Iran riportano una escalation della repressione in atto per le strade di Teheran, fino alla minaccia della pena di morte per i rivoltosi. Ma le manifestazioni continuano giorno dopo giorno, gli oppositori si danno appuntamento tramite Twitter, il popolare social network in voga anche in Iran, e qualche timido successo pare stia arrivando, come una ulteriore riconta dei voti di un campione del 10 % delle schede, il cui risultato conferma la vittoria di Ahmadinejad. Intanto la comunità internazionale si è mobilitata, sia sull’ effettiva validità del voto - il presidente Obama ha espresso “seri dubbi sulla regolarità delle elezioni” - sia sulla preoccupazione per l´atteggiamento violento delle autorità iraniane e quindi sul rispetto dei diritti dei manifestanti e sulla libertà dei media iraniani. Accuse che Ahmadinejad ha rispedito al mittente come interferenze sugli affari interni iraniani, rivendicando la sovranità di uno Stato nell´esercizio delle sue prerogative.

Il ruolo dell’UE - L´Unione Europea, da parte sua, ha espresso sia una condanna delle violenze sui manifestanti pacifici sia preoccupazione per la situazione dei diritti umani in Iran. Le conclusioni del Consiglio europeo del 15 giugno rammentano della necessità di un dialogo fra UE e Iran su basi paritarie, alludendo cautamente alla volontà di non ingerenza negli affari interni iraniani, ma non si astengono dal precisare l´importanza del rispetto della libertà di espressione – sia dei media sia dei cittadini – come base imprescindibile dei rapporti diplomatici.
La Commissaria europea per gli affari esteri, Benita Ferrero-Waldner, ha confermato la preoccupazione sul rispetto dei diritti umani dei manifestanti, chiedendo però al governo iraniano di dare risposte trasparenti e reali alle richieste di chiarimento sullo svolgimento delle elezioni. Il Parlamento europeo, inoltre, ha espresso un parere che va nella direzione di sostenere gli oppositori e di non lasciarli soli, seguendo giorno dopo giorno le evoluzioni della crisi iraniana. L´Iran sarà anche al centro del G8 de L´Aquila, a quanto pare per verificare la possibilità di sanzioni internazionali se le violenze sui manifestanti andranno avanti, anche se la disponibilità al dialogo nei confronti delle autorità iraniane resta ferma per evitare un infruttuoso inasprimento dei rapporti diplomatici già resi complessi dall´ultra conservatorismo del Presidente Ahmadinejad.

Claudia Coppola - giugno 2009

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