La lunga marcia sul web per una Commissione "gender-solidale"

Si combatte per una maggiore presenza femminile nella Commissione europea

Il 20 ottobre scorso una lettera aperta del neo rieletto Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, invitava gli Stati membri nelle loro scelte per i nuovi Commissari a garantire un´ampia presenza di donne nel nuovo Collegio. Eppure, meno di un mese dopo le pressioni dei Paesi membri hanno forzato il Presidente a rivedere la propria posizione.

Le proposte - Il 12 novembre il Presidente annunciava infatti che solo il Lussemburgo, che confermava la Commissaria uscente Viviane Reding, Cipro, che riproponeva l´ex Commissaria Androulla Vassiliou, e la Bulgaria, che intendeva sostituire l´attuale commissaria Meglena Kuneva con la Ministra degli Esteri Rumiana Jeleva, avevano proposto candidature "femminili". Poche e neppure nuove.

Si attendeva quindi che anche Irlanda, Danimarca, Svezia, Regno Unito e Grecia facessero lo stesso. In questo modo si sarebbe arrivati ad 8 su 27, un calo rispetto ad una Commissione uscente con 10 presenze femminili. Ed ancora non si parlava di portafogli, essenziali per il prestigio dei Paesi che li ottengono. Ovviamente il Presidente propone al Parlamento europeo una Commissione "in blocco" e deve accettare le proposte degli Stati membri. Nulla puó per forzare i Paesi membri a cambiare le loro candidature.

La questione svedese - Ben presto però la Presidenza di turno svedese ha deciso di fare della questione un proprio cavallo di battaglia, con la determinazione di mantenere portafogli di rilievo e sicura della bravura delle proprie donne in politica. Al posto della Commissaria uscente Margot Wallström martedì 17 é stato annunciato il nome di Cecilia Malmström, attuale ministro per gli Affari Europei. Fredrik Reinfeldt, Primo Ministro svedese, ha enfatizzato il forte background accademico della sua ministra e la cospicua esperienza politica.
L´interessata si é detta "incredibilmente orgogliosa e felice" e, ha aggiunto "Il mio impegno per l´Europa é cominciato da quando ero ancora bambina. Come liberale, credo in un´ Europa forte e penso di poter ricoprire diversi degli incarichi che mi possono essere proposti". La sua attuale esperienza come Ministro senza dubbio ha rappresentato un vantaggio di partenza per la futura Commissaria.

E la Presidenza di turno ha poi chiarito la propria determinazione ad ottenere un portafoglio importante, non meno di quello della attuale Vice-Commissaria Margot Wallström, incaricata di Relazioni interistituzionali e Strategia della Comunicazione per la Commissione. É lei una delle piú accese "femministe" di tutti i tempi nella Commissione. Pur prossima ad abbandonare gli ambienti brussellesi, la Commissaria era infatti quotidianamente impegnata a rilasciare interviste sul tema dell´equilibrio di genere. É lei che ha detto: "il primo Presidente dell´Unione dovrebbe essere una donna!" aggiungendo che sia ben poco democratico "considerare una minoranza il 52.6% della popolazione europea".

L’allarme di Rebecca Harms - Il giorno dopo la presentazione della candidatura svedese, l´allarme é arrivato da Rebecca Harms durante una conferenza stampa appositamente convocata. Piú volte euro-parlamentare e oggi co-presidente del gruppo ecologista, la tedesca Harms ha chiarito infatti che la percentuale di presenza femminile debba essere assai maggiore di quella della Commissione uscente. La "coalizione femminile" nel nuovo Parlamento europeo, di cui la Harms é stata il portavoce, é assolutamente sovranazionale e trans-partitica.

Molti i nomi illustri, dalla liberale britannica Diana Wallis alla democristiana greca Kratsa-Tsagaropoulou. Non va infatti dimenticato che il nuovo Parlamento, che dovrà approvare la Commissione entro la fine dell´anno, é oggi composto da un 35% di donne su 736 membri. Una forza numerica senz´altro equiparabile ad un partito vero e proprio.
D´altronde, come enfatizzato dalla lobby europea delle donne, "É inconcepibile che nel XXI secolo un numero infinito di criteri sia ancora utilizzato per la scelta delle piú alte cariche, come la nazionalità, l´appartenenza politica o la popolazione del Paese di un candidato, ma mai il "fattore genere"".

Il dubbio irlandese - In tutta risposta, il giovedì successivo l´Irlanda annuncia Máire Geoghegan-Quinn come propria proposta. E nonostante un curriculum ammirevole, appare chiaro il legame con le richieste per una Commissione più equilibrata, specie al seguito di un faccia a faccia tra lei e Barroso il 12 novembre.
Nella sua carriera, meritoria la legge firmata come ministra per la non discriminazione degli omosessuali, meno chiara la sua campagna contro il Trattato di Lisbona… sperando che fosse una campagna contro il solo Trattato e non contro tutte le istituzioni! Ed oggi, dopo due anni di impegno a Lussemburgo alla Corte dei Conti, potrebbe addirittura ambire al portafoglio Bilancio o Innovazione.

Miss PESC - Nella settimana dal 16 al 21 vengono delineati nuovi scenari. Il 19 si riunisce un Consiglio europeo straordinario per designare il Presidente dell´Unione (la nuova figura delineata dal Trattato di Lisbona appena ratificato) e l´Alto Rappresentante PESC. Alla vigilia dell´incontro si vociferavano diversi nominativi di donne "papabili": Tarja Halonen, Presidente della Finlandia, o Vaira Vike-Freiberga, ex Presidente lettone, come Presidentesse, e le ex ministre degli Esteri austriaca Ursula Plassnik, francese Elisabeth Guigoue greca Dora Bakoyannis, come Alte rappresentanti.
Inaspettatamente, per la propria esperienza e per il peso specifico del Regno Unito nella politica estera europea, Catherine Ashton, commissaria uscente per il Commercio, ha invece ottenuto questo ultimo incarico. Forse meno portafogli femminili, forse portafogli "pesanti".

La squadra di Barroso - Come voluto da Barroso la nomina delle due più alte cariche ha dato una svolta alla scelta del resto del Collegio ed il 24 si é avuta la lista completa dei candidati Commissari.
Tra i 27, tra cui molti parte della prima Commissione Barroso, le donne sono "ben" 9, cioè una in meno che nella precedente Commissione Barroso, nonché matematicamente e diplomaticamente la misura di 1/3 di Commissari donna richiesta dal Presidente. Le nuove Commissarie sono: Rumiana Jeleva (Bulgaria), Androulla Vassiliou (Cipro), Connie Hedegaard (Danimarca), Catherine Ashton (Gran Bretagna), Maria Damanaki (Grecia), Maire Geoghegan-Quinn (Irlanda), Viviane Reding (Lussemburgo), Neelie Kroes (Olanda), Cecilia Malmstrom (Svezia). In più, per quanto in linea con una tendenza comune a tutta la Commissione, va pur notato che ben 4 tra di esse erano già presenti nel precedente Collegio.

La battaglia sul web - É allora interessante notare come l´appello di Barroso, abbandonato per un attimo dalle istituzioni, ha costantemente goduto invece di un´inaudita popolarità. L´altro fronte della battaglia infatti si é consumata ben al di fuori dei palazzi delle istituzioni o dai circoli delle lobby ed é cominciata ben prima. La chiamata alle armi é passata attraverso il web coinvolgendo opinion-maker di tutti i "generi".

Molti blogger hanno cominciato vere e proprie campagne per raccogliere consensi verso una Commissione più equilibrata. E proprio l´uso ampio dei blogger appare uno dei sintomi più peculiari di questa congiuntura politica. I grandi opinionisti informali del web, la cui unica investitura é il numero di visite al proprio sito, hanno ingaggiato da un angolo all´altro d´Europa questa battaglia, dimostrando quanto il tema sia percepito, almeno tra gli osservatori più arguti. Come valutarne l´influenza sugli eventi di questo mese?

L´impresa é impossibile, ma senz´altro possiamo dare un po’ di date, specificando che il fenomeno in questione é molto più ampio e va ben oltre i blog citati di seguito. Lo scopo é dare un´idea della scala del fenomeno.

I blog - Ancor prima della lettera di Barroso, cioè ad inizio ottobre, Caroline De Cock (nickname: linotherhino) su Twitter lanciava una campagna per garantire che fosse una donna a ricoprire una delle tre cariche più importanti della nuova Commissione (Join the Woman @ EU top campaign now!).

Mercoledi 18 notte, poco prima di nominare Presidente e Alta Commissaria, una nuova campagna é stata lanciata per convincere i sette paesi che ancora non avevano proposto le proprie candidature a tenere conto del "fattore donna" nella propria scelta. Il suo nome é Gender Balanced Commission e, nelle parole dei suoi organizzatori -sia uomini che donne, ovviamente!- mirava a: "ottenere anche solo un commissario donna in più della vecchia Commissione".
Rilanciando l´idea "futuristica" di una Commissione composta di sole donne sul sito sono stati proposti nomi, cognomi e rispettabilissimi curricula delle potenziali candidate. Il messaggio era chiaro e palese: una generazione di nuove donne si é formata da tempo e potrebbe competere senza timore con i coetanei "maschi prevalenti".

Il risultato? Appunto: 9 donne nella squadra di Barroso. Forse non è un caso.

Stefano Lodi - novembre 2009

Per maggiori informazioni:
http://www.eurosocialist.eu/
http://www.womenlobby.org/
http://twibbon.com/join/For-a-Woman-at-a-Top-EU-Job
https://twitter.com/linotherhino
http://www.genderbalancedcommission.eu/female-commissioners/

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