L’impegno dell’Europa contro ogni forma di discriminazione

La direttiva del Parlamento Europeo contro la discriminazione

Il Parlamento europeo ha espresso parere favorevole sulla proposta di direttiva che stabilisce un quadro generale per la lotta alla discriminazione per motivi di religione o convinzioni personali, disabilità, età od orientamento sessuale. La proposta vuole rendere effettivo negli Stati membri il principio di parità di trattamento anche in campi diversi da quello occupazionale nel quale finora esso ha trovato accoglienza.
È sancito un divieto di discriminazione nei confronti di tutte le persone operanti sia nel settore pubblico sia in quello privato in materia di assistenza sanitaria, prestazioni sociali, istruzione ed accesso a beni e servizi disponibili al pubblico e loro fornitura, inclusi gli alloggi. Il Parlamento europeo chiede, inoltre, che siano precisate le norme sugli obblighi di banche e assicurazioni e sull’accesso alle scuole religiose, nonché di rafforzare i diritti dei disabili.

Le eccezioni - Sono, comunque, previste importanti eccezioni. La proposta di direttiva, infatti, non riguarda le differenze di trattamento basate sulla nazionalità e non pregiudica le disposizioni e le condizioni relative all´ingresso e al soggiorno di cittadini di paesi terzi e di apolidi nel territorio degli Stati membri. Lascia impregiudicate le normative nazionali in materia di stato coniugale o di famiglia, inclusi i diritti di riproduzione. Inoltre, la direttiva non si applica agli ordinamenti nazionali che garantiscono la laicità dello Stato, ai contenuti dell´insegnamento, alle attività e all´organizzazione dei sistemi d´istruzione nazionali, e ai settori della pubblicità e dei media. Allo scopo di assicurare l´effettiva e completa parità, gli Stati membri possono anche mantenere o adottare misure specifiche per evitare o compensare svantaggi connessi alla religione o alle convinzioni personali, alla disabilità, all´età o all´orientamento sessuale. Ai governi degli Stati membri dell’Unione è chiesto di adottare le misure necessarie affinché il danno subito a causa di una discriminazione sia effettivamente indennizzato o risarcito.

Integrazione - Inoltre, il Parlamento europeo ha preso l’iniziativa per affrontare il problema dei figli degli immigrati nelle scuole, il cui profitto è generalmente inferiore a quello dei loro compagni. Si regista anche un numero maggiore di abbandoni scolastici ed un basso tasso di accesso all’istruzione superiore. Preoccupa anche l’aumento di scuole “ghetto”, causato dal fatto che molte famiglie decidono di trasferire i loro figli da alcune scuole per l’alta concentrazione di immigrati. Questo aumento delle disparità non facilita certamente né l’integrazione, né l’inserimento lavorativo e sociale dei nuovi cittadini. Il Parlamento europeo chiede, dunque, un sostegno speciale per gli immigrati legali, al fine di superare gli ostacoli iniziali con l’assistenza di professionisti.

Multiculturalità - In secondo luogo, un’attenzione particolare va data all’apprendimento della lingua del Paese ospitante fin dalla fase pre-scolare, ma è altrettanto necessario l’apprendimento della lingua del Paese d’origine attraverso i genitori dei ragazzi, i quali devono essere pienamente coinvolti nell’educazione dei figli. Anche la formazione degli insegnanti al nuovo contesto multiculturale è un tema chiave: è di fondamentale importanza dare vita a programmi di scambio e mobilità, che permettano ai professori europei di acquisire competenze all’estero e favorire gli insegnanti immigrati nelle scuole. Inoltre, servono servizi di consulenza per i ragazzi immigrati e programmi di educazione alla diversità e lo scambio per tutti, per limitare gli episodi di razzismo, xenofobia e bullismo a cui ci hanno abituato le cronache.

Francesco Argese - aprile 2009

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