Il Trattato di Lisbona: un passo avanti per la Carta dei Diritti fondamentali

Se il Trattato verrà ratificato, la Carta dei diritti acquisirebbe più importanza, ma ci sono alcuni rischi

L’Unione Europea ha da sempre proclamato la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, confermando esplicitamente il proprio impegno riguardo i diritti sociali. Il Trattato di Lisbona, se ratificato, potrebbe rafforzare il cammino dell’Unione europea in questo senso, dando valore giuridico alla Carta dei Diritti fondamentali.

L’Unione Europea e i Diritti dell’Uomo - Già nel Trattato di Amsterdam sono previste procedure per la salvaguardia dei diritti dell’uomo: viene garantito il rispetto dei diritti fondamentali, in particolare quelli garantiti nella Convenzione europea dei diritti dell´uomo (CEDU) adottata a Roma nel 1950 dai membri del Consiglio d´Europa. Nel preambolo del Trattato si fa riferimento ai diritti sociali fondamentali definiti nella Carta sociale europea (Consiglio d´Europa) del 1961 e nella Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori del 1989.
A norma del Trattato, l´UE ha il potere di prendere adeguati provvedimenti per combattere la discriminazione: possibili motivi d´intervento sono le discriminazioni basate su sesso, razza ed origine etnica, religione, credenze, minorazione, età od orientamento sessuale. A tale riguardo, l´UE ha attuato politiche intese a garantire la parità di opportunità tra donne e uomini.
Con il Trattato di Amsterdam si è conferito formalmente alla Corte europea di giustizia il potere di vigilare sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali da parte delle Istituzioni europee.
In seguito però, è subentrato uno strumento più importante per vigilare sul rispetto dei diritti umani, che nel frattempo sono evoluti con l’evolversi della stessa società e della sua complessità: la Carta dei diritti fondamentali del’Ue (proclamata il 7-9 dicembre 2000 dal Consiglio, Parlamento europeo e Commissione) che riunisce in un unico testo i diritti civili, politici, economici e sociali finora enunciati in fonti diverse, internazionali, europee o nazionali.

La Carta dei Diritti Fondamentali – La Carta costituisce la sintesi dei valori condivisi dagli Stati membri dell´UE e riunisce per la prima volta in un unico testo i diritti civili e politici classici e i diritti economici e sociali.
Quali sono le novità? Il documento porta assieme concetti di diritti già esistenti come quelli contenuti nella Convenzione Europea dei diritti dell´uomo, oppure nella giurisprudenza della Corte di Giustizia, ma sopratutto introduce anche alcuni importanti e nuovi diritti, quelli cosiddetti "di nuova generazione" come i principi in materia di bioetica: il diritto all´identità genetica, il divieto delle pratiche eugenetiche e della clonazione riproduttiva degli esseri umani. Inoltre la nozione di cittadinanza europea viene ribadita e ampliata [1]. La democrazia partecipativa è rafforzata, in particolare mediante il diritto di iniziativa dei cittadini che consente ad almeno un milione di cittadini provenienti da un numero significativo di Stati membri di invitare la Commissione a presentare una proposta in un determinato ambito.
Se verrà ratificato, il trattato di Lisbona consentirà di rafforzare i poteri della Carta compiendo un passo decisivo verso un’Unione di diritti e civile. Ma ci sono alcuni rischi.

Il punto interrogativo del Trattato di Lisbona - Firmato il 13 dicembre 2007, il Trattato di Lisbona, che prevedeva importanti riforme istituzionali per l´Unione Europea, è ancora in attesa di ratificazione. Ad oggi 23 Stati membri su 27 hanno ratificato il Trattato di Lisbona. I restanti 4 Stati membri che hanno approvato il trattato ma non ancora ratificato sono: Germania (in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale), Polonia (in attesa della firma del Presidente della Repubblica), Repubblica Ceca (in attesa della firma del Presidente della Repubblica) e Irlanda (in attesa di un nuovo referendum popolare) che, addirittura l’ha respinto in occasione del referendum popolare tenutosi il 12 giugno 2008. Il risultato è stato scioccante: 53.4% al NO e 46.6% al SI. Molti hanno dato la colpa alla “scarsa informazione’ del popolo.
Comunque, va ammesso che il NO di Dublino è stato dettato essenzialmente dai timori della popolazione irlandese per una presunta perdita di autonomia decisionale su materie particolarmente “sensibili” come aborto, neutralità militare e rappresentanza in seno alla Commissione Europea.
In ottobre l’Irlanda voterà di nuovo. Questa volta il voto degli irlandesi sarà decisivo per il cammino del Trattato di Lisbona. Il panorama di oggi rimane ancora preoccupante. I sondaggi mostrano che solo 46% dei irlandesi sono al favore, mentre 29% sono contro. Pero è aumentato al 25% il numero degli indecisi (sondaggio dell’Istituto TNS comparso sul quotidiano Irish Times).
Non bisogna poi sottovalutare la crisi che ha travolto il paese facendo schizzare il tasso di disoccupazione precipitare il deficit pubblico. Tutti questi eventi hanno rafforzato la diffidenza degli irlandesi per chi li governa e la volontà di metterne in discussione le decisioni.
Il dibattito si fa sempre più serrato e l´orizzonte non appare affatto luminoso. Se il referendum dovesse avere nuovamente esito negativo questo segnerebbe la fine del Trattato di Lisbona?

Il Trattato di Lisbona: un passo avanti per i diritti - Il cammino del Trattato di Lisbona, così tanto voluto e per di più necessario per far fronte a sfide di grandissima portata come la crisi economica, è stato quindi interrotto nel 2007. Chissà se anche quest’anno il voto degli irlandesi decreterà la fine delle speranze o invece accoglierà la proposta, permettendo così un nuovo raggio d’azione dell’Ue, anche nel campo dei diritti.
Una volta entrato in vigore il nuovo trattato potrà infatti rafforzare la capacità d´azione dell´Unione europea aumentando l´efficienza e l´efficacia delle istituzioni e dei meccanismi decisionali. L´Unione europea potrà far fronte alle nuove sfide globali, quali il cambiamento climatico, la sicurezza energetica, il terrorismo internazionale, la criminalità organizzata transfrontaliera, l´asilo e l´immigrazione.
Il trattato di Lisbona accrescerà altresì la responsabilità democratica dell´Unione europea aumentando i poteri del Parlamento, rafforzando la Carta dei diritti fondamentali e consolidando lo Stato di diritto.
Con il trattato, la Carta diverrebbe legalmente vincolante e avrebbe lo stesso valore giuridico dei trattati, anche se il suo testo non sarebbe incluso in questi ultimi[2].
Semplicemente i diritti enunciati sulla Carta diventerebbero più visibili “ alla luce dell´evoluzione della società, del progresso sociale e degli sviluppi scientifici e tecnologici". Il rafforzamento di tale documento assumerebbe anche un valore fortemente simbolico nel progetto di costruzione di una Europa dei popoli e dei cittadini, riaffermando gli obiettivi e i valori dell´Unione - pace, rispetto dei diritti dell´uomo, giustizia, uguaglianza, stato di diritto e sviluppo sostenibile.

Sofia Rapi - settembre 2009

 

[1] Articoli 8 del TUE e 17 del TFUE
[2] Articolo 6, par. 1 del TUE; Dichiarazione 1

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