Il Parlamento europeo per una politica d'immigrazione comune

Il Parlamento europeo si pronucia per una politica d'immigrazione comune. Il ruolo dell'agenzia FRONTEX

Non passa giorno che le nostre cronache non registrino qualche tragedia sul tema dell´immigrazione clandestina. Rimane uno dei grandi temi politici e umanitari di questi primi anni di millennio. Tuttavia nell’Unione europea i singoli Stati vengono lasciati soli a gestire un fenomeno tipicamente globale - e cioè strutturalmente al di fuori delle competenze e degli strumenti a disposizione dei semplici singoli Stati.

Perchè una politica d´immigrazione comune - Se nell´Unione europea sarà necessario attendere il trattato di Lisbona (quindi giugno e oltre) per qualsiasi evoluzione delle competenze e una migliore politica comune nel settore dell´immigrazione, come sempre gli organi e le istituzioni europee non rimangono a guardare. E consumano ferocemente discussioni su quali siano i margini di miglioramento ed intervento nell´attuale, pur limitato, quadro legislativo. Accanto alle istituzioni, gli interlocutori specifici rimangono FRONTEX, come agenzia specializzata e con mandato specifico sul tema, e i paesi terzi, la cui collaborazione è quanto mai essenziale, in assenza di un´unica posizione da parte dell´UE.
Il Parlamento europeo ha recentemente ribadito le proprie posizioni con 485 voti favorevoli, 110 contrari e 19 astenuti (relazione 2008/2331(INI) di Simon BUSUTTIL, eurodeputato maltese del PPE): una politica d´immigrazione legale comune che parta dalla chiara percezione che l´UE ha bisogno del lavoro degli immigrati e quindi punti verso una vera integrazione, che comprenda opportunità di partecipazione democratica, specialmente il diritto di voto alle elezioni locali.
Secondo il rapporto «un approccio comune sull´immigrazione nell´UE è divenuto essenziale», dal momento che l´azione o l´inazione di uno Stato membro può avere conseguenze dirette sugli altri.
La debole gestione attuale della politica d´immigrazione legale comune potrebbe non solo "intaccare la coesione sociale dei paesi di destinazione, ma pure essere lesiva per i paesi di origine e gli stessi migranti", i deputati sostengono con forza l’istituzione di una politica comune europea in materia. La gestione dei flussi migratori deve quindi "basarsi su un approccio coordinato che tenga conto della situazione demografica ed economica dell´UE e dei suoi Stati membri".

Programma sulla solidarietà e gestione flussi migratori - Per il Parlamento è dunque arrivato il momento di riesaminare il programma quadro sulla solidarietà e gestione dei flussi migratori per il periodo 2007-2013 e i suoi quattro strumenti finanziari (nel bilancio UE 2009 la dotazione per il Fondo europeo per i rifugiati è di 5 milioni di euro). In particolare, devono essere redistribuite le risorse così da poter affrontare necessità stringenti, come gli afflussi massicci. Quindi, suggerisce un nuovo meccanismo di condivisione degli oneri "che consenta la ridistribuzione intracomunitaria dei beneficiari di protezione internazionale dagli Stati membri, che si trovano a sostenere pressioni specifiche e sproporzionate sui propri sistemi nazionali di asilo, verso altri Stati membri".
Sottolineando poi la necessità di un piano generale che definisca l’architettura globale della strategia europea in materia di gestione integrata delle frontiere, il Parlamento chiede l´adozione di meccanismi che permettano di ripartire gli oneri derivanti dal controllo delle frontiere e di coordinare le politiche nazionali degli stessi. Un efficace contrasto dell´immigrazione irregolare è, infatti, un elemento cruciale della politica complessiva in materia. Nel ricordare che il flusso illegale di immigrati è spesso gestito da reti criminali responsabili della morte in mare di centinaia di persone ogni anno, ribadisce la responsabilità comune degli Stati membri nel salvataggio delle vite in mare, e invita Commissione e Consiglio a moltiplicare gli sforzi per contrastare il crimine organizzato, la tratta di esseri umani e il contrabbando che si verificano in molte parti dell´UE.

L´agenzia FRONTEX - Nell´attuale quadro, svolge un ruolo fondamentale l´agenzia UE FRONTEX (dal francese Frontières extérieures; "Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell´Unione europea"), con sede a Varsavia, in Polonia. E´ la prima ospitata in uno dei paesi di recente adesione dell´Unione, scelta non casuale dato che è a partire dall´ultimo allargamento che si apre un nuovo, più ampio fronte per l´immigrazione illegale in un Europa dai confini sempre più estesi. A tale proposito, il Parlamento afferma che "nonostante i mezzi di bilancio siano stati ripetutamente aumentati", l’Agenzia non è ancora capace di fornire un controllo sufficiente delle frontiere esterne dell´UE, soprattutto per la mancanza d´impegno da parte dei paesi terzi, in particolare per quanto riguarda le operazioni marittime. Sollecita poi un sostegno mirato ai paesi terzi di transito (Marocco, Senegal e Libia) e con i principali paesi d´origine degli immigrati, al fine di aiutarli a sviluppare un sistema efficace di gestione delle frontiere. Ma ancor prima chiedono poi alla Commissione di intensificare il suo sostegno a favore dei paesi terzi, "in modo da creare condizioni economiche e sociali tali da scoraggiare l´immigrazione irregolare, le attività connesse alla droga e il crimine organizzato".

FRONTEX come guardia costiera dell´Ue - Il Parlamento accoglie quindi con favore l’iniziativa della Commissione per una proposta di revisione del mandato di FRONTEX giudicando urgente un suo rafforzamento. Si è in particolare discusso dei requisiti per una possibile riqualificazione, nell´ambito delle operazioni marittime, nel ruolo di una guardia costiera dell’UE senza pregiudicare il controllo degli Stati membri sulle loro frontiere. Per il momento, infatti, FRONTEX coordina, pure con notevoli successi, gli sforzi degli Stati costieri per determinate operazioni in aree circoscritte e particolarmente delicate. Così, ad esempio, subito dopo la risoluzione del caso Pinar, è appena partita la nuova missione europea di pattugliamento Nautilus IV nel Canale di Sicilia. Ma nel nuovo quadro in analisi si arriverebbe al coordinamento di missioni permanenti in zone che subiscono forti pressioni migratorie, pur sempre su richiesta degli Stati membri interessati.
I deputati invitano inoltre la Commissione a condurre uno studio, corredato di valutazioni, sulla possibilità per FRONTEX di acquistare autonomamente le proprie attrezzature (a disposizione al momento 25 elicotteri, 22 aerei, 24 navi e 89 motovedette), specie di fronte all’aumento delle dotazioni finanziarie. Dai 70 milioni di euro stanziati nel 2008 infatti si è passati agli 83,5 milioni per il 2009, ma le richieste di Varsavia per il 2010 sono di 85 milioni, con l’idea prospettata di un aumento progressivo fino ai 102 milioni richiesti per il 2013. E i dati dell´attività dell´Agenzia nel 2008, presentati alla Commissione Libe del Parlamento europeo lo scorso 27 aprile 2009, confermano che nonostante le cifre significative, l´attuale coordinamento non basta: sono stati 129.500 i cittadini non comunitari respinti negli aeroporti e alle frontiere terrestri, a cui si aggiungono i 92.200 intercettati nelle acque del Mediterraneo e dell’Oceano Atlantico e gli 82.600 intercettati - ma non respinti - alle frontiere terrestri.
Infine, gli eurodeputati sono del parere che occorra dare particolare rilievo alla capacità dell´Agenzia in materia di analisi del rischio e di raccolta di informazioni d´intelligence e sostiene la creazione di uffici specializzati che valutino le situazioni specifiche dei confini particolarmente sensibili, con particolare riguardo alle frontiere terrestri orientali e alle frontiere costiere meridionali. Da decenni la gestione delle frontiere è uno dei settori più delicati, sia per l´integrazione, dato che mette alla prova l´autentica disponibilità degli Stati a collaborare in un settore determinante per le proprie economie e società, sia per l´immagine esterna dell´Unione europea. La sfida attuale, con le novità che potrebbero essere introdotte a riguardo dal Trattato di Lisbona, è quindi quella di avanzare su un terreno difficile, semplicemente contando su uno "spirito europeo" che ha già dimostrato in altre occasioni di poter funzionare.

Stefano Lodi - aprile 2009

Il sito dell´agenzia FRONTEX

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