I panni sporchi si lavano in casa. La situazione dei diritti fondamentali in Europa

La relazione del Parlamento europeo sulla situazione dei diritti fondamentali nell'UE

immagine europaQuando parliamo dello stato di salute dei diritti fondamentali nell´Unione europea siamo istintivamente portati a tirare un sospiro di sollievo pensando che tutto sommato, almeno in Europa, questo non sia un problema. Poi però capita di vedere le immagini degli sbarchi di migranti sulle coste mediterranee o un servizio televisivo sul sovraffollamento delle carceri italiane, capita di leggere inchieste sulle condizioni igienico-sanitarie in strutture ospedaliere pubbliche o sulle molestie che le donne subiscono sui luoghi di lavoro...

Capita di vedere bambini agli angoli delle strade a improvvisarsi commercianti, lavoratori sfruttati e senza contratti e disoccupati senza assistenza, o che episodi di razzismo riempiano le prime pagine dei giornali. Ma capita anche che, di tutte queste cose, non ce ne accorgiamo più. E allora qualche certezza, inaspettatamente, viene meno. L´Unione Europea vanta certamente standard elevatissimi di affermazione dei diritti fondamentali. Ma la lettura della relazione sulla situazione dei diritti fondamentali nell´Unione europea, approvata con un´ampia maggioranza la scorsa settimana dal Parlamento europeo, lascia l´amaro in bocca. La relazione sulla situazione dei diritti fondamentali nell´Unione europea dovrebbe essere approvata dal Parlamento europeo a cadenza annuale, anche in virtù dell´importanza che questa sorveglianza istituzionale riveste - eppure sono dovuti passare sei anni (l´ultima relazione è stata adottata nel 2003) perché il Parlamento la approvasse. Facendo due calcoli, questa legislatura parlamentare si è confrontata con lo stato di salute dei diritti fondamentali all´interno dei suoi confini per un’ unica volta – e quasi alla fine del mandato. Nel presentare la relazione ai giornalisti, il relatore Giusto Catania, eurodeputato siciliano del gruppo GUE (Rifondazione comunista) – non ha mancato di sottolineare la lacuna che finalmente si colma con questa adozione. “Negli ultimi anni – ammette Catania - siamo stati solerti nell´individuare le violazioni dei diritti umani fuori dall´UE e abbiamo chiuso un occhio sulle evidenti violazioni commesse nel territorio comunitario”.
E questo ritardo legislativo dispiega tutta la sua drammaticità nell´intensità contenutistica del rapporto, straordinariamente denso e articolato.

In primo luogo, la relazione esorta ad una piena cooperazione con gli altri attori impegnati nell´affermazione dei diritti fondamentali in Europa - istituzioni e organizzazioni non governative – per rendere più incisive le azioni intraprese in questo settore. “L´attuazione dei diritti fondamentali deve essere un obiettivo di tutte le politiche europee e deve essere compito delle istituzioni pubbliche promuoverli e tutelarli anche in fase di elaborazione delle leggi” dichiara il relatore Catania – rimarcando il ruolo determinante che ha giocato la FRA – l´Agenzia Europea per i diritti fondamentali anche in fase di elaborazione di questo rapporto. In particolare, la relazione parlamentare invita la Commissione europea a nominare – a partire dal prossimo mandato - un unico Commissario responsabile per i diritti dell´uomo e delle liberà fondamentali. Ispirata da una precisa volontà politica, la relazione non esercita la tradizionale differenziazione fra diritti primari – diritti umani e civili - e diritti secondari – diritti sociali – in quanto solo il loro godimento trasversale è in grado di determinare il "riscatto e l´emancipazione" per ciascun individuo.
La relazione passa poi in rassegna le diverse sezioni rilevanti.

Diritti dell´uomo, libertà, sicurezza e giustizia, e lotta al terrorismo - Il Parlamento invita gli Stati membri a prestare la massima tutela giuridica agli individui nelle procedure penali e afferma il diritto delle persone arrestate di godere di tutte le garanzie giudiziarie nonché - nell´ottica di uno spazio giudiziario europeo - dell´assistenza diplomatica del paese di cui sono cittadini. Nell´ambito della lotta al terrorismo, i deputati esprimono preoccupazione per il fatto che la cooperazione internazionale “è spesso sfociata in un abbassamento del livello di protezione dei diritti dell´uomo e delle libertà fondamentali, in particolare il diritto fondamentale alla vita privata, alla protezione dei dati e alla non discriminazione”.

Discriminazioni - Il capitolo sulle discriminazioni è ampio e corposo e insiste sulla differenza tra la protezione delle minoranze e le politiche antidiscriminatorie, ispirata dal giudizio sull´insoddisfacente attuazione di queste ultime. Il Parlamento invita alla lotta contro tutte le forme di discriminazione nei confronti dei soggetti vulnerabili (migranti, omosessuali, donne, rom, anziani, bambini).

Le minoranze e i rom - Grande rilievo è dato al rispetto che si deve alle minoranze etniche e religiose, in una Europa sempre più interculturale e multietnica. La situazione della comunità rom - una delle più consistenti minoranze dell´UE - desta particolare preoccupazione, anche alla luce della storica emarginazione che ha impedito a questa comunità di emanciparsi “a causa di problemi di discriminazione, di stigmatizzazione e di esclusione che si sono sempre più intensificati». Il rapporto prende atto che gli sforzi compiuti finora “non hanno apportato miglioramenti strutturali e duraturi”, in particolare “in settori fondamentali come l´accesso all´istruzione, alla sanità, a un alloggio e al lavoro”.
Il rapporto rileva quindi la necessità di un approccio globale che rifletta la dimensione europea della discriminazione verso i Rom e ritiene che una strategia-quadro dell´UE “dovrebbe affrontare i problemi reali, fornendo una tabella di marcia per gli Stati membri, che fissi gli obiettivi e le priorità e agevoli i processi di controllo e valutazione”.

Orientamento sessuale - Il Parlamento invita gli Stati membri ad adottare iniziative legislative per riconoscere le coppie dello stesso sesso, al fine di “garantire che il diritto alla libera circolazione nell´Unione europea delle coppie dello stesso sesso si applichi alle medesime condizioni delle coppie eterosessuali”. Le richieste avanzate dal gruppo UEN Europa delle Nazioni (Lega Nord e Alleanza Nazionale) di sopprimere queste posizioni sono state tuttavia respinte con poco più di 400 voti contrari.

Discriminazioni e violenze sulle donne - A favore della protezione delle donne, gli Stati membri non solo sono invitati a spendersi in una legislazione più incisiva, ma anche a promuovere una maggiore sensibilizzazione dell´opinione pubblica per combattere fenomeni di sfruttamento, emarginazione, mobbing, molestie, violenze, non solo in ambito domestico e famigliare, ma anche sociale, lavorativo, culturale. Sensibilità particolare è dedicata alla lotta contro lo sfruttamento della prostituzione, alla salute riproduttiva e al divario retributivo che ancora determina situazioni di grave discriminazione nei confronti delle donne.

Diritti dei bambini - Il Parlamento condanna ogni forma di violenza nei confronti dei bambini e ribadisce in particolare la necessità di combattere le forme di violenza più frequentemente riscontrate negli Stati membri: pedofilia, violenze sessuali, violenze familiari, bullismo nelle scuole e differenti forme di abuso nelle istituzioni.

Testamento biologico - Il Parlamento chiede agli Stati membri di varare una legislazione sul testamento biologico, in conformità dell´articolo 8 della Convenzione di Oviedo sui diritti dell´uomo e la biomedicina, secondo cui “sono tenuti in considerazione i desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell´intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà”, e “assicurare in tal modo il diritto alla dignità alla fine della vita”.

Garantire la libertà di stampa - Pur riconoscendo “globalmente soddisfacente” la situazione in termini di libertà di stampa esistente negli Stati membri, il Parlamento europeo teme che “i tentativi di questi ultimi anni di bandire dal dibattito pubblico determinati temi diano luogo in molti Stati membri a una forma di censura non ufficiale o un´autocensura dei mezzi d´informazione”. “Agli Stati membri che hanno utilizzato le loro istituzioni giudiziarie per violare il diritto dei giornalisti alla segretezza delle loro fonti, nonché quello dei giornalisti e degli editori a pubblicare le informazioni” , i deputati europei chiedono “di migliorare la loro legislazione e le loro prassi”.

Posizioni politiche - La relazione è stata approvata con 401 a favore, 220 contrari, 67 astenuti. "Con l´approvazione della relazione sulla situazione dei diritti fondamentali dentro l´Unione Europea – dice Catania - il Parlamento ha scritto una pagina importante della sua storia, ponendo fine all´ipocrisia di chi, troppo spesso, ha chiuso un occhio sulla mancata tutela dei diritti umani dentro l´Unione per concentrarsi esclusivamente sulle violazioni fuori dai nostri confini." Nonostante l´ampia maggioranza ottenuta dalla relazione, la cronaca parlamentare non può non soffermarsi sul voto negativo del gruppo del PPE Partito Popolare Europeo (Forza Italia). In realtà la motivazione di questa posizione risiede, secondo quanto dichiarato dagli eurodeputati azzurri, nelle omissioni del rapporto, più che nel suo contenuto finale. “Il diritto alla vita é il primo e fondamentale dei diritti umani”, chiarisce Iles Braghetto (UDC). “Non riflettere adeguatamente sulla distruzione di circa 1 milione e 200 mila esseri umani con l´ aborto volontario - accanto al numero imprecisato di aborti illegali e quello incalcolabile degli embrioni distrutti con l´uso della tecnica della fecondazione in vitro - investe alla radice, in negativo, la cultura dei diritti umani”. Il voto negativo del gruppo PPE alla relazione sembra dunque meglio inquadrarsi in una logica di veti culturali, più che come una reale opposizione al testo come votato dalla commissione parlamentare Giustizia , Libertà e Affari interni. La relazione sulla situazione dei diritti fondamentali nell´Unione europea ha un valore puramente politico, non essendo vincolante per gli Stati membri. Se dovremo aspettare altri sei anni per verificare che il comportamento degli Stati membri sia andato nella direzione indicata dalla presente relazione, tutto dipenderà dalla sensibilità della prossima legislatura e dalle priorità politico-programmatiche che vorrà darsi.
Nell´interesse di tutti, noi verificheremo.

Claudia Coppola - gennaio 2009

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