Abusi reali nel mondo virtuale: l’UE interviene contro la pedofilia in rete

Il fenomeno della pedofilia in rete e cosa fa l'UE per combatterla

La pedofilia è un fenomeno che si sviluppa su due direttrici fondamentali: l’atto di pedofilia consumato all’estero in paesi in cui non è vietata o viene tollerato per tradizioni antiche o necessità economica - il cosiddetto “turismo sessuale” - e la pedofilia compiuta invece nel proprio paese, spesso tra le mura domestiche o in luoghi che si suppongono sicuri per i più giovani, che tende maggiormente alla sistematicità.

Nel primo caso, nonostante l’UE cooperi tramite i propri accordi con molti dei paesi di destinazione così da avere qualche concreto strumento di pressione, è estremamente difficile obbligare questi paesi a censurare questo tipo di attrazioni e ancor di più limitare la libertà di movimento dei propri cittadini. L’unica forma di intervento reale è la legislazione interna, cioè le leggi che noi cittadini siamo obbligati ad osservare sul territorio del nostro Paese. Purtroppo l’UE è coinvolta su un duplice fronte: se da una parte molti europei fanno parte di questa categoria di turisti (in questa triste classifica Germania e Italia sono in testa come consumatori, appresso a USA e Giappone) d’altronde anche in territorio europeo le vittime di pedofilia sono numerose.
Inoltre bisogna anche considerare che si tratta spesso di un fenomeno transnazionale, facilitato dalle nuove tecnologie della comunicazione, che richiede una stretta cooperazione di polizia e possibilmente un quadro legislativo coeso e univoco. E proprio queste tecnologie, infine, rappresentano il trait d’union tra queste due dimensioni, l’elemento che maggiormente le accomuna e le confonde l’una con l’altra. Oggi la lotta alla pedofilia e il suo aumento passano inevitabilmente tramite internet e come continente l’Europa detiene nel suo complesso il primo posto per i crimini contro i fanciulli consumati grazie al web.

Pedofilia online - Secondo gli ultimi dati dell’Eurobarometro (luglio 2008), due bambini su tre fra i 10 e gli 11 anni hanno accesso a internet; tra i 12 e i 13 anni la percentuale sale invece all´85%; infine in età compresa tra i 12 e i 15 anni il 74% utilizza giornalmente internet per almeno 3 ore. Inoltre spesso l’avvento delle nuove tecnologie implica un utilizzo pressoché esclusivo da parte degli adolescenti, senza alcun controllo da parte di genitori con scarse conoscenze informatiche. Filtrare le informazioni cui si può accedere tramite internet è in sé per sé complicato anche per un utente adulto e ovviamente lo è ancora di più per degli individui con una personalità in formazione, come i ragazzi e i bambini. Il danno ai minori infatti include non solo l’adescamento, ma anche l’esposizione a immagini e contenuti non adatti alla loro età, per di più in una giungla comunicativa piena di programmatori che deliberatamente sabotano siti a loro destinati per deviarli verso i propri affari. Di contro, censurare, oscurare o anche solo intercettare siti incriminabili risulta spesso essere come “trasportare dell’acqua in vasi bucati”, cioè l’essenza stessa della frustrazione per l’Interpol (l´ufficio centrale di polizia internazionale) e le polizie nazionali che pure quotidianamente, con estremo sforzo umano degli operatori, cercano di intervenire su questi siti. Questi si moltiplicano e trasferiscono di continuo e le forze dell’ordine non saranno mai in grado, da sole, di contenere il fenomeno.

Pedo-business - La stessa Interpol stima che ogni anno vengono offerte online almeno 500 mila nuove immagini pedopornografiche originali, e si contano 550 mila immagini di abusi su 20 mila bambini, di cui solo 500 sono stati identificati e salvati dal 2001. Sono oltre 200mila i siti che offrono immagini di bambini. E le vittime sono sempre più piccole: l´età media stimata dei bambini sfruttati è passata dai 10 anni del 2003 ai 7 anni del 2007, con punte di età a volte molto più basse. Crescono quindi a dismisura gli introiti illeciti, stimati in oltre 4 miliardi di dollari l´anno: l´accesso ad un sito pedopornografico costa in media 50 euro, e un sito pedopornografico ha in media al giorno oltre 400 clienti. Nell´ultimo biennio inoltre si è rapidamente sviluppata la contaminazione pedofila dei sistemi peer-to-peer, ormai il principale canale di scambio alternativo a quello del pedo-business.

Programma UE di protezione - Così una delle ultime iniziative legislative del nuovo anno (Decisione n. 1351/2008/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2008) definisce proprio un programma comunitario pluriennale per la protezione dei bambini che usano Internet e altre tecnologie di comunicazione, estremamente ambizioso, ampio e articolato. Questa coinvolge anche paesi non membri, come gli altri associati paesi, europei e non, e i paesi in via d’adesione, i paesi della Politica Europea di Vicinato e persino paesi terzi, previo accordo a tal proposito con l’Unione. La Commissione viene quindi incaricata di sviluppare uno specifico programma annuale da realizzare in collaborazione con un comitato appositamente costituito, e di monitorare l’evoluzione del fenomeno. Il documento, già entrato in vigore e della validità di 5 anni, prevede poi delle azioni specifiche di sensibilizzazione del pubblico(erogazione di fondi a Stati, organizzazioni internazionali e organizzazioni private impegnate nel settore); lotta contro i contenuti illeciti e i comportamenti dannosi in linea; promozione di un ambiente in linea più sicuro; maggiore conoscenza e monitoraggio delle varie dimensioni del fenomeno (effetti negativi della pedo-pornografia; coordinamento in tempo reale delle forze investigative; studio della conoscenza tecnologia dei più giovani, etc.). Infine ogni azione è oggetto di una valutazione preliminare, di un controllo e di una valutazione conclusiva per garantire la complessiva coerenza degli interventi di cui la Commissione è garante.

Safer Internet - Già nel luglio dello scorso anno, la UE aveva deciso di stanziare ben 55 milioni di euro per lo stesso motivo. Lo scopo è la creazione di un database europeo per la raccolta di immagini pedopornografiche, l´individuazione dei sistemi di tracciabilità dei movimenti finanziari e la creazione di sistemi di blocco dei pagamenti online. Sempre considerando quest’ottica è stato ideato il marchio Safer Internet, attribuibile a dei siti considerati sicuri per i minori e per le famiglie e posti sotto il controllo degli stessi provider che sarà applicato anche con sistemi di blocco e filtraggio alle chat, ai forum e ai newsgroup. Questo sistema ostacolerà non solo la diffusione di materiale pedopornografico e l´adescamento di minori da parte di adulti, ma permetterà anche di controllare il diffondersi di fenomeni come cyberbullismo e istigazione all´anoressia. Dal canto nostro non bisogna comunque demonizzare la rete, né accusare di inefficienza le forze dell’ordine, tantomeno limitarsi ad improperi contro gli adulti che si macchiano di questi crimini. Tutti usiamo internet ed a tutti, più o meno esperti, capita di incappare in siti sgraditi. Esistono svariati strumenti più tradizionali di denuncia, da appositi siti in rete a una normale denuncia presso la polizia postale. Tutto si può fare in questi casi, tranne ignorare il fenomeno.

Stefano Lodi - gennaio 2009

Per ulteriori informazioni
Decisione 1351/2008/CE
Internet Watch Forum

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