La Blue Card per lavoratori immigrati

Nuovi diritti per i lavoratori immigrati qualificati

lavoratori in aereoportoUn lasciapassare per gli immigrati qualificati, uno sportello unico per ottenere un permesso di lavoro e soggiorno, nuovi diritti per gli immigrati che lavorano legalmente nell’Unione europea: la risposta dell’Unione europea all’immigrazione legale e alle sfide del mercato.

La Commissione Libertà , Giustizia e Affari interni del Parlamento europeo si appresta in questi giorni a votare la direttiva sulla cosidetta “Blue Card” per lavoratori immigrati altamente qualificati. Si tratta verosimilmente di una delle ultime iniziative legislative del Parlamento nel campo dell’immigrazione, prima di cedere il passo alla campagna elettorale in vista delle prossime elezioni nel giugno 2009.

Cos´è la Blue Card - Dopo la recente - e incisiva - “direttiva rimpatri” sull’immigrazione illegale, l’Unione europea legifera sull’immigrazione legale, nel tentativo di offrire una risposta veloce ed efficace alla crescente domanda di personale altamente qualificato da parte delle imprese del vecchio continente. Secondo obiettivo, non meno rilevante, tenta di livellare l’ingombrante divario con Stati Uniti, Canada e Australia sui flussi di manodopera qualificata. Le stime dell’Unione europea parlano chiaro: ogni anno in Europa arrivano oltre 500.000 migranti illegali, ma si calcola che fra loro l´87% abbia un livello di istruzione molto basso. I lavoratori altamente qualificati dai paesi in via di sviluppo rappresentano solo l´1,7% circa dei lavoratori migranti nella Ue, rispetto al 9,9% dell´Australia, il 7, 3% in Canada e il 3,2% negli Usa. "Solo il 5.5% degli immigrati qualificati provenienti dal Maghreb vengono da noi - denuncia la relatrice della direttiva, la deputata tedesca Ewa Klamt (PPE); - il 50% sceglie gli Stati Uniti o il Canada”. Nel 2005 in Europa solo lo 0,9% dei cosiddetti «high-skilled workes» (i lavoratori altamente qualificati) risultava essere extraeuropeo a fronte di un ben 9,9% registrato in Australia, di un altrettanto positivo 7,3% in Canada ed un 3,5% in Usa.

E’ un dato preoccupante, che, finora, segnala un atteggiamento miope dell’Unione europea nei confronti di migranti qualificati – informatici indiani, ingengneri russi, economisti africani, ricercatori cinesi – e che riflette l’incapacità della strategia socio-economica europea di vincere il confronto con la concorrenza dei sistemi economici nordamericano e australiano. Da un punto di vista di immagine internazionale, l’Unione europea non può rappresentare unicamente l’approdo emergenziale per migranti disperati, in fuga da miseria e situazioni politiche disastrose (ipotesi che con la Direttiva rimpatri e con le recenti politiche nazionali di accoglienza diventano esse stesse più remote). Deve sapersi trasformarsi sia in una reale alternativa agli Stati Uniti nel saper attrarre professionalità indispensabili, ma anche e soprattutto in un baluardo di opportunità e di diritti e di garanzie sociali per tutti coloro che, nei propri Paesi di origine, non ne possano godere.
Ma la sfida con gli Stati Uniti, storicamente polo di attrazione per i “cervelli in fuga”, non è solo sul piano dello sviluppo economico ma anche su quello demografico: nel 2050, sempre secondo stime UE, un terzo della popolazione europea avrà più di 65 anni e la popolazione attiva comincerà a diminuire a partire dal 2011.

Una direttiva che mira dunque al riallineamento con Canada e Stati Uniti in termini di concorrenza economica e ad un ripopolamento demografico in chiave lavorativa, che colma una lacuna legislativa e che riflette l’urgenza contemporanea di affrontare l’immigrazione come un’opportunità di progresso, più che come un problema di gestione delle frontiere.

Come funziona la Blue Card - E proprio dal rodato sistema della Green card americana prende esempio la Blue Card, ricalcando la strategia della politica di integrazione dei migranti qualificati negli Stati Uniti, con qualche rigidità in più.
La Blue card è un permesso di lavoro destinato a cittadini extraeuropei laureati o con un diploma di specializzazione riconosciuto, e con almeno tre anni di esperienza professionale.
Il nodo centrale del dibattito parlamentare sulla Blue card ruota intorno a due questioni determinanti: la definizione stessa di lavoratori altamente qualificati e il problema dell’armonizzazione di 27 (quanti gli stati membri) legislazioni differenti in materia.

Sono due le definizioni proposte dalla Klamt per definire il concetto di "altamente qualificati´: diploma di scuola superiore di almeno tre anni, o qualifica lavorativa specializzata, con almeno cinque anni di esperienza. Nella direttiva che verrà votata nei prossimi giorni rimane eluso il problema del riconoscimento dei titoli di studio: mentre a livello europeo il riconoscimento dei titoli conseguiti nei Paesi membri è consolidato, lo stesso rimane incerto nei confronti di diplomi ottenuti in Paesi extra europei. In particolare, proprio i titoli di studio di più alto livello, come dottorati e master post-laurea, non sempre sono equiparati a quelli rilasciati in Europa.

Per l’ottenimento della Blue card, requisito determinante è un avere contratto di lavoro di almeno un anno con un’impresa europea. Nel tentativo di arginare flussi di immigrazione clandestina, la direttiva prevede il reclutamento e l’assunzione dei lavoratori qualificati direttamente nel Paese di origine. E per agevolare l’incontro fra le imprese europee ed i lavoratori africani ed asiatici, verranno istituiti dei veri e propri uffici di collocamento in loco. La Commissione europea stanzierà 10 milioni di euro per costituire a Bamako (Mali) il primo Centre for Migration Management, dove i potenziali migranti potranno informarsi sulla burocrazia dell´immigrazione legale.
I titolari della Blue card godranno degli stessi diritti dei lavoratori europei per quanto riguarda la normativa sul lavoro, come per esempio la libertà di aderire ad un sindacato, il diritto a giuste condizioni di lavoro, equa retribuzione, alla previdenza sociale.

Emancipandosi dalla burocrazia contorta che oggi rallenta gli ingressi in Europa, i titolari delle Blue card avranno accesso a delle corsie preferenziali rispetto ai migranti non qualificati. Ad esempio, un aspetto molto importante della nuova direttiva è la possibilità per i migranti di farsi raggiungere in Europa dalle loro famiglie. La Blue card avrà una validità di due anni con la possibilità di un rinnovo per altri due, o nello stesso paese o con l’opzione di potersi spostarsi liberamente nell´Ue alla ricerca di altri impieghi. Coerentemente con le vigenti regole in materia di soggiorno nell’Unione europea, oltre alla libera circolazione in tutti i Paesi UE, dopo cinque anni e a determinate condizioni, è possibile ottenere un permesso di soggiorno permanente.

Cosa cambierà - In realtà, la durata di due anni, che rappresenta un irrigidimento rispetto al sistema statunitense di durata decennale, dovrebbe innescare il meccanismo della cosiddetta immigrazione circolare, un principio che consente ai migranti qualificati di lasciare l’Europa dopo un periodo di formazione professionale per tornare nei propri paesi di origine e mettere a disposizione le conoscenze acquisite. Coerentemente con l’impegno dell’Ue di raggiungere gli obiettivi di sviluppo del Millenio, infatti, si dovrebbe evitare di provocare uno svuotamento del know-how dei paesi del terzo e quarto mondo, minando così alla base ogni possibilità di sviluppo di queste realtà.
Per quanto riguarda i salari, infine, il criterio delle retribuzioni dovrebbe corrispondere a 1.5 volte il salario medio lordo o dei salari medi lordi annui delle contrattazioni nazionali dei singoli paesi Ue.
Stime del Financial Times prevedono un flusso di 20 milioni di persone nei prossimi 20 anni, soprattutto nel campo tecnologico e dell´ingegneria, cioè circa 40mila lavoratori stranieri all´anno per ogni Paese Ue. Ma poiché ogni Paese conserva una politica migratoria diversa, è di fatto impossibile stabilire le future quote di migranti.

L’accoglienza della Blue card è stata sostanzialmente e trasversalmente benevola. La necessità di rendere l’Europa un luogo di lavoro più attraente e competitivo e l’attribuzione di maggiori diritti ai lavoratori qualificati, infatti, pare siano obiettivi comuni ai diversi gruppi politici presenti in Parlamento.
Piuttosto sul piano degli interessi nazionali si sono creati non pochi attriti nell’iter legislativo: più che un problema di trasversalità politica, infatti, gli Stati membri, chiamati a fissare delle quote di lavoratori richiesti, si sono dovuti scontrare con l’armonizzazione di un settore politico particolarmente delicato. Germania ed Austria, probabilmente, fisseranno dei livelli di quote molto rigidi.
Inoltre, vari paesi si erano opposti al sistema del salario minimo, non volendo delegare alla Comunità europea un compito di competenza dei singoli Stati membri, in particolar modo la Germania, dove la gestione dell´immigrazione è affidata ai singoli Länder.

Claudia Coppola - ottobre 2008

Per saperne di più:
Il sito della Commissione europea

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