Il Parlamento dice no alla pubblicità sessista

Stop alla pubblicità con immagini di donne "irreali"

casalingaIl Parlamento europeo ha approvato con 504 voti favorevoli la proposta del deputato svedese Eva Britt Svensson di imporre uno stop alla pubblicità sessista e degradante per le donne e di premiare invece quelle che valorizzano il loro ruolo nella società. Che non è solo quello di donna-oggetto o donna-soggetto-di-casa… In molti ricorderanno quella pubblicità di una nota linea di moda dove una donna giaceva a terra sormontata da un uomo a torso nudo che le teneva i polsi con accanto altri uomini. Quella pubblicità destò molte polemiche soprattutto in Spagna – la scena sembrava in effetti quella di uno stupro - e gli ideatori si difesero invocando la libertà artistica.

Donna oggetto/soggetto - Invece è arduo ricordare una pubblicità sui detersivi: sembrano tutte uguali, con la donna-madre-di-famiglia che si preoccupa costantemente dell’igiene della casa e della salute dei suoi figli e dello sbadato marito (pare che la sua missione nella vita sia quella). Quando c’è un’eccezione, ovvero il protagonista è l’uomo, è sempre un pasticcione, che deve essere guidato e istruito da una figura femminile.
E’ strano in effetti osservare come la donna venga rappresentata sui giornali o alla tv. E’ intesa alternativamente come oggetto o soggetto. Oggetto sessuale o soggetto/protagonista della casa (o meglio, della sua cura). E la nostra società è bombardata ogni giorno da queste immagini di donne modelle o casalinghe: se è vero che la pubblicità riflette la realtà, allora viviamo in un mondo molto misero. Fortunatamente non è così: le donne oggi in Europa, nonostante molte difficoltà, sono riuscite a rivestire diversi ruoli nella società. Ruoli che però continuano a non essere rappresentati su giornali, riviste o Tv dove invece spopolano foto di donne seminude su potenti macchine di lusso o di madri di famiglia perfette ed efficienti con prodotti casalinghi in mano. E’ a questa rappresentazione stereotipata che il Parlamento vuole imporre un freno, invitando gli Stati membri a provvedere affinché “la pubblicità e il marketing non contengano elementi che, valutati nel loro contesto, approvino od esaltino o inducano alla violenza contro le donne”.
Anche se il pubblico non è passivo, non si può ignorare infatti la potenza e la forza che possono avere certe immagini, che in sé per sé sembrano essere completamente innocue (d’altronde non c’è niente di male se una donna prepara la cena per tutta la famiglia e fa le pulizie di casa), ma che se ripetute frequentemente possono portare a una concezione sbagliata dei ruoli all’interno della famiglia e della società (non è obbligatorio né scontato che sia sempre e solo la donna ad occuparsi della cena e della casa).

Bambini e ragazze - Questi stereotipi che appaiono tra le pagine di giornali e riviste, e sugli schermi delle nostre televisioni ultrapiatte contribuiscono a dare una visione distorta della nostra società, soprattutto ai giovani. Come specificano i deputati europei durante la seduta in Parlamento questi spot pubblicitari con donne griffate o casalinghe trasmessi anche e soprattutto durante i programmi per bambini costituiscono “un vero problema a causa delle potenziali ripercussioni sulla socializzazione di genere e, di conseguenza, sul modo in cui i bambini vedono se stessi, i propri familiari e il mondo esterno”. Sarebbe pertanto auspicabile eliminare questo tipi di messaggi non solo dalla Tv o dai giornali, ma anche da testi scolastici, giocattoli, videogiochi e Internet.
Senza contare che le gambe da fenicottero e i corpi longilinei – e spesso innaturali - delle modelle della pubblicità possono avere un effetto negativo soprattutto sulle ragazze adolescenti che non si sentono all’ "altezza" di tali modelli, e, cercando di identificarsi, potrebbero essere vittime di pericolose malattie come l’anoressia e la bulimia (che non si scatenano solo a causa dei media e delle immagini che ci offrono, ma sicuramente anche per quello).
Una preoccupazione è riservata anche alle offerte di prestazioni sessuali che riempiono le pagine di alcuni giornali: il Parlamento chiede infatti agli editori a “non renderle visibili e accessibili ai minori”.

Buoni esempi e realtà - Non solo divieti, ma anche proposte. Il Parlamento Europeo, dopo tutti questi ammonimenti, invita il mondo dei media a proporre buoni esempi che si allontanino da questa visione stereotipata della realtà e che diano un’immagine positiva e valorizzante della donna. O che magari, con le campagne di sensibilizzazione sottolinei la sua situazione nella realtà europea.
Ad esempio, sarebbe interessante fare uscire una campagna che ricordi che nel 2007 in Italia quasi 7 milioni di donne hanno subito violenze fisiche e sessuali, mezzo milione sono vittime di stupri – il 70% dei quali ad opera di familiari o conoscenti; oppure che sottolinei che le donne lavoratrici in Europa aumentano, ma il pay gap (differenza di reddito) con i colleghi maschi è del 15%; o magari che le ragazze vittime di anoressia e bulimia rappresentano il 5% della popolazione; o che la prostituzione e la tratta sono fenomeni in costante aumento in tutta Europa. Questa la realtà. Raramente rappresentata in Tv o su un giornale, dove invece la donna è più assimilabile a un oggetto sessuale o a una lavatrice.
Se è vero che non è solo la modella magra che fa la ragazza anoressica, o la ragazza seminuda che sprona lo stupratore, è anche vero che, considerando questi dati, non vale la pena mostrare stereotipi sessisti. Soprattutto se l’obiettivo è quello di vendere una macchina o un detersivo.

Francesca Mezzadri - settembre 2008

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