Bambini immigrati nelle scuole europee

Un seminario della Commissione europea sull'educazione e l'integrazione dei bambini immigrati in Europa

bimbe a scuolaGli immigrati crescono di numero nelle città europee e anche la percentuale di bambini stranieri è in crescita - le donne native fanno infatti sempre meno figli rispetto alle donne straniere che provengono da società tradizionali. Di conseguenza le scuole europee conteranno in gran parte bambini con diverse esperienze di migrazione. Questo non significa purtroppo integrazione, anzi, la divisone tra i bambini appare sempre più evidente.

E´ il caso, ad esempio dei Paesi Bassi dove ci sono le scuole dei "bianchi" (che frequentano i bambini nativi) e quelle dei cosiddetti “neri” (frequentate dai bambini immigrati e dai bambini nativi più poveri).
L’integrazione dei bambini migranti è stato proprio l’argomento di discussione del seminario tenutosi qualche settimana fa all’interno della Commissione europea. Uno dei relatori, il professor Heckmann dall’Università di Bamberg ha sottolineato come sia necessario migliorare la situazione dei bambini stranieri nei paesi dell’Ue e di come si sia rivelata fino ad ora inefficace il tentativo di integrarli nella nostra società europee.

Background difficile - La maggior parte dei bambini immigrati proviene infatti da difficili situazioni sociali completamente differenti da quelle degli altri studenti nativi. La ricerca svolta in merito mostra come la frequenza scolastica dei bambini stranieri sia più alta nei paesi con meno diseguaglianza economica (come in Svezia), più attenzione verso i bambini e un sistema pre-scolastico sviluppato. Programmi scolastici per bambini anche più piccoli possono infatti compensare le deboli risorse familiari e attivare la socializzazione dei bambini stranieri.
Il professor Heckmann ha sottolineato l’importanza dell’apprendimento linguistico per una completa integrazione. Secondo lui avere padronanza completa del linguaggio nativo, non incide sulla capacità di apprendimento di una seconda lingua – quella del paese dove si vive. A quest’ultima bisognerebbe dare priorità, imparandola fin dall’inizio della scuola.

Supporto negato e discriminazione - Visto che alcuni gruppi di bambini stranieri non riescono a sfruttare tutte le opportunità date loro, gli insegnanti dovrebbero ricevere più formazione in modo da poter affrontare eventuali problemi e difficoltà di apprendimento da parte degli studenti. Dovrebbero essere creati centri di studio all’interno delle scuole per continuare a studiare anche dopo finite le lezioni.
Un altro punto riguarda anche le aspettative degli insegnanti che, nei riguardi dei bambini immigrati, sono minori. Come specifica lo stesso professor Heickmann le ricerche mostrano che i bambini stranieri mostrano risultati migliori nelle scuole più severe; per questo, aspettative alte nei loro confronti, più studio e supporto emotivo possono contribuire a migliorare le loro prestazioni scolastiche.
Inoltre è testato che insegnanti ed educatori con esperienze migratorie hanno influenza positiva su tutti gli studenti. La creazione di scuole "miste" (per migliorare la qualità della cosiddette scuole “nere”) potrebbe attirare anche i bambini nativi, contribuendo a diminuire la segregazione.

Scuole speciali? - Mikael Luciak dall’Università di Vienna ha invece parlato della sovraesposizione degli studenti stranieri nelle scuole “speciali”. Ad esempio nell’Europa dell’est dove la proporzione degli immigrati è più bassa, la maggior parte degli studenti sono rom e spesso vengono mandati nelle cosiddette scuole speciali con bambini che soffrono di handicap fisici e mentali. Nonostante sia difficile negare che bambini immigrati non necessitino di cure e attenzione particolari, certamente mandarli nelle scuole insieme a ragazzi con problemi mentali contribuirebbe a stigmatizzarli sempre di più e peggiorare le loro chances per il futuro. Come infatti succede nell´Europa dell´est.
Molti Stati europei non si sono tuttora riconosciuti come paesi di immigrazione e il loro sistema di educazione non prende ancora in considerazione i cambiamenti della struttura della popolazione. Nonostante ciò non saper gestire l’eterogeneità delle classi impedisce il processo di integrazione sin dall’inizio e può portare alla stigmatizzazione all’esclusione dei bambini stranieri.

Halina Sapeha - maggio 2008

Azioni sul documento