L’impegno dell’Unione europea per sostenere e velocizzare la campagna vaccinale

Le nostre infografiche sulla risposta sanitaria UE al Coronavirus (pdf, 2.4 MB) 

Mercoledì 10 febbraio, durante il dibattito in plenaria del Parlamento Europeo, i deputati hanno commentato assieme alla Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen lo stato di attuazione del piano di vaccinazione in Unione Europea. La Presidente, pur riconoscendo gli errori dell'UE nel complesso processo di produzione, autorizzazione e consegna dei vaccini, ha difeso, con l’appoggio di larga parte dei deputati, la scelta dell'approccio collettivo europeo alla vaccinazione quale strategia fondamentale per la difesa dei diritti dei suoi cittadini, mettendo al primo posto la sicurezza e facendo rispettare le norme europee sulla responsabilità. La Presidente della Commissione europea ha inoltre annunciato: «abbiamo istituito una Task force al fine di aumentare la produzione industriale di vaccini, l'industria deve adeguarsi ai ritmi della scienza».  

Alla luce della situazione attuale, l’obiettivo europeo rimane la vaccinazione del 70% della popolazione adulta in Europa entro la fine dell'estate

 

L’adozione di un’azione congiunta dei 27 Stati membri 

La Commissione e gli Stati membri hanno concordato un'azione comune a livello dell'UE per garantire l'approvvigionamento e sostenere lo sviluppo dei vaccini nel modo più sicuro, più rapido e più efficace. 

Nessuno Stato membro infatti ha da solo la capacità di garantire investimenti nello sviluppo e nella produzione di un numero sufficiente di vaccini. Di conseguenza, tutti gli Stati membri sono rappresentati in seno ad un comitato direttivo, che nomina i membri della squadra che negozia gli accordi preliminari di acquisto con gli sviluppatori di vaccini per conto dei singoli Stati. 

I finanziamenti proverranno in gran parte dai 2,7 miliardi di euro di cui è dotato lo strumento per il sostegno di emergenza

 

La strategia adottata 

Al momento vengono vaccinati gli individui che rientrano nelle fasce prioritarie, ossia gli anziani e il personale sanitario, ma presto saranno disponibili dosi a sufficienza per l'intera popolazione. 

Il piano vaccinale della Commissione Europea si fonda su due pilastri: 

  • Garantire la produzione di una quantità sufficiente di vaccini nell'UE; 
  • Adattare le norme dell'UE all'attuale situazione di emergenza per accelerare lo sviluppo, l'autorizzazione e la disponibilità dei vaccini, salvaguardando nel contempo gli standard relativi alla loro qualità, sicurezza ed efficacia. 

A tale scopo, è necessaria anche l’organizzazione dei criteri di finanziamento per decidere quali produttori di vaccini sostenere, basandosi ad esempio sulla solidità dell'approccio scientifico, la rapidità e la solidarietà globale. 

 

I vaccini già approvati, le caratteristiche e la disponibilità  

Ad oggi, a seguito delle raccomandazioni scientifiche positive dell'Agenzia europea per i medicinali, nell'UE è stato autorizzato l'uso di 3 vaccini anti COVID-19 sicuri ed efficaci. 

BioNTech-Pfizer: il 21 dicembre 2020 la Commissione ha concesso un'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata per il vaccino, rendendolo il primo vaccino anti COVID-19 autorizzato nell'UE. Solo l'acquisto iniziale è stato di 300 milioni di dosi. La Commissione sta negoziando ulteriori acquisti, anche allo scopo di donare milioni di dosi a paesi a reddito medio-basso o ri-orientarle verso altri paesi europei. 

Gli altri due vaccini approvati sono sviluppati dalle case farmaceutiche Moderna e AstraZeneca, che forniranno rispettivamente 40 e 80 milioni di dosi, con l'opzione di richiederne altre non appena saranno state dimostrate la sicurezza e l'efficacia del vaccino.  

 

Vaccini ancora in fase di approvazione 

La Commissione europea ha concluso altri 3 contratti che consentiranno l'acquisto di un vaccino una volta che si sia dimostrato sicuro ed efficace

Le tre case farmaceutiche interessate sono la Sanofi-GSK, la Johnson&Johnson e la CureVac, che dovrebbero garantire rispettivamente 300, 200 e 225 milioni di dosi presumibilmente entro la seconda metà del 2021. 

L’acquisto sarà fatto per conto di tutti gli Stati membri, che in tutti e tre i casi potranno anche decidere di donare il vaccino a paesi a reddito medio-basso o di ridistribuirlo ad altri paesi europei. 

La Commissione europea sta svolgendo anche colloqui esplorativi con Novavax e Valneva per, rispettivamente, 200 milioni e 60 milioni di dosi. 

 

Cooperazione Mondiale e COVAX 

Le scelte della Commissione Europea sono dunque dettate dalla consapevolezza che «la strategia di vaccinazione non è una corsa tra gli Stati, bensì contro il tempo». Il virus sarà davvero sconfitto e l’epidemia superata solamente quando l’intera popolazione mondiale avrà raggiunto l’immunità di gregge. È necessario, perciò, che anche i Paesi emergenti e con economie più deboli possano ottenere rifornimenti sicuri a prezzi affrontabili e in tempi ragionevoli. 

Prosegue infatti il meccanismo ACT-Accelerator, istituito con l'aiuto della Commissione per stimolare la cooperazione globale e accelerare lo sviluppo e la messa a disposizione universale degli strumenti per combattere la Covid-19. L’Unione vanta il titolo di primo finanziatore del programma COVAXpilastro fondamentale dell’ACT- Accelerator, con ben 853 milioni di euro donati. Questo garantirà circa il 20% della copertura vaccinale nei 92 Stati più poveri al mondo, con particolare attenzione ai Balcani occidentali, al vicinato orientale e meridionale e all'Africa. 

 

I ritardi nelle consegne e le controversie sulla trasparenza 

Durante il mese di gennaio le case farmaceutiche AstraZeneca e Pfizef hanno però annunciato dei ritardi nelle consegne che comporterebbero una riduzione di circa il 60% delle dosi di vaccino disponibili entro la fine di marzo rispetto a quelle concordate in sede di acquisto. Ciò ha messo in discussione l’attuabilità e la chiarezza della presente strategia di vaccinazione che, seppur ferma nell’obiettivo di vaccinare il 70% dei cittadini UE entro l’estate, subirà inevitabilmente dei ritardi. 

La discussione verte principalmente attorno alle motivazioni che hanno portato i due fornitori a non rispettare le consegne pattuite. Molti Paesi hanno richiamato la possibilità di sospendere il meccanismo dei brevetti e di permettere così una massiccia produzione dei vaccini. Questa clausola è infatti prevista dagli accordi Trips del WTO («Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights») che, in caso di emergenze internazionali di salute pubblica, prevedono la sospensione dei monopoli sui farmaci garantiti dai brevetti in cambio di royalties fornite ai colossi farmaceutici. 

La Commissione UE ha per ora deciso di non attuare questa eventualità, poiché le carenze strutturali non riguardano solamente la produzione, ma anche le disponibilità di mezzi e personale per la distribuzione, lo stoccaggio, la conservazione e la somministrazione dei vaccini. Il vice-presidente e Commissario al commercio Valdis Dombrovskis ha però annunciato la scorsa settimana l’adozione di un meccanismo di trasparenza che servirebbe a monitorare la fuoriuscita dei vaccini dai confini dell’Unione. Questo consentirebbe di tutelare il rispetto delle consegne delle dosi già finanziate e acquistate dalle istituzioni europee. Il meccanismo sarà in vigore fino a fine marzo per tutte le destinazioni extra-UE a eccezione della Svizzera. 

 

Il nuovo piano farmaceutico e l’Agenzia Biomedica Europea 

Si lavora nel frattempo a pieno regime per implementare l’adozione della nuova strategia farmaceutica europea e della Agenzia Biomedica Europea che, in linea con gli orientamenti politici di sostenibilità, digitalizzazione e sviluppo della Commissione Von der Leyen, costituiranno meccanismi strutturati che garantiranno ai cittadini europei un accesso facile e affrontabile ai farmaci e alle cure mediche e supporteranno il processo di crescita dell’UE e la sua affermazione sulla scena internazionale.  

La Presidente, nel discorso di ieri in Parlamento, ha ribadito che l’UE continuerà a investire su ricerca e crescita tecnologica attraverso il Progetto HERA (Health and Environment Research Agenda 2020-2030) incentivando una corretta e vantaggiosa cooperazione tra il pubblico e il privato. 

Dopo le storiche misure e iniziative che ne hanno dimostrato l’efficacia e la prontezza in materia di sostegno e ripresa economica, l’UE si conferma pioniere anche in ambito medico e sanitario, costituendo un modello di lotta alla pandemia da Covid-19 d’avanguardia, inclusivo ed etico. 

Il 17 febbraio 2021, la Commissione ha proposto un'azione immediata per fronteggiare la crescente minaccia delle varianti del coronavirus. Si tratta del nuovo piano europeo di preparazione alla difesa biologica contro le varianti della COVID-19, denominato "HERA Incubator". Esso comprende una collaborazione con ricercatori, aziende di biotecnologie, produttori e autorità pubbliche nell'UE e a livello mondiale per individuare le nuove varianti, incentivare lo sviluppo di vaccini adattati e nuovi, accelerarne il processo di approvazione e aumentare la capacità produttiva. Le tre azioni chiave del piano saranno l’individuazione, analisi e valutazione delle varianti, la velocizzazione delle procedure di approvazione dei vaccini adattati, e l’aumento della produzione dei vaccini.