Sostenere le genitorialità fragili

19.11.2012

Sostenere le genitorialità fragili

I genitori che oggi si rivolgono ai servizi pubblici rientrano sempre meno nelle tradizionali categorie della deprivazione, disadattamento sociale, patologia, ma sono sempre più portatori di istanze ambivalenti, derivanti dalla volontà di voler assumere attivamente il proprio ruolo e di sentirsi, nel contempo, non pienamente competenti.

Le loro richieste esplicite rimandano a una molteplicità di bisogni: richieste di partecipazione a eventi quotidiani di cura dei figli; rassicurazione sulle pratiche di cura dei figli; sostegno nei compiti genitoriali; sostegno nella comprensione di un mondo sociale complesso e lontano dalle proprie tradizioni culturali; esigenza di ridurre l’isolamento e l’esclusione di sé e dei propri figli; bisogni economici in relazione alla qualità della vita percepita negli altri.

Implicitamente chiedono di non essere giudicati, di non essere sottoposti a interruzioni dolorose della propria continuità familiare, di non soffrire, di essere compresi e accolti nonostante i propri errori, di essere  sostenuti.

La trasformazione in atto nella domanda di aiuto ha richiesto nuove categorie di lettura dei bisogni familiari emergenti e nuove procedure di intervento meno invasive, più attente a valorizzare ciò che funziona nei genitori, vedendoli come soggetti attivi.

In questo accezione il sostegno familiare va pensato come un intervento discreto ma sostanziale, una dimensione protettiva offerta dalla comunità alla famiglia per sostenerla nel fronteggiare un aspetto critico del proprio percorso di vita; una sorta di impalcatura transitoria che consenta al sistema familiare di non cedere alla crisi in atto ma, al contrario, di resistere aumentando la propria resilienza.

In questa prospettiva l’aiuto alla genitorialità fragile si viene a configurare come uno specifico setting finalizzato ad avvalorare il genitore nel compito della cura, riportandolo alla progettazione libera del proprio futuro, perchè la cura non appartiene ad una professionalità specifica che la detiene a dispetto del soggetto, ma è il modo d'essere di ogni uomo, che si può interrompere e quindi sostenere nella sua ripresa, ma non sostituire.

L’intervento di sostegno alla genitorialità che attraversa una o più criticità nel suo funzionamento è dunque, in estrema sintesi, un intervento discreto che si focalizza sul sostenere emotivamente e concretamente i genitori a essere protagonisti e non deleganti, a impegnarsi nella co-costruzione delle proprie vicende relazionali assieme ai figli/e, non rinunciando al valore strutturante delle regole condivise e alla integrazione dei  ruoli e delle funzioni di accoglienza e contenimento.

E’ un intervento che non si identifica come un insieme di azioni sostitutive, ma come occasione per la costruzione di competenze, di routine che non possono limitarsi al semplice conforto della tradizione, né a quello dell’istinto e del puro affetto. Non si tratta, pertanto, della sola offerta di competenze tecniche, né di “ricette” universali, ma, al contrario, di garantire un luogo continuativo e affidabile rivolto sia a consolidare relazioni che diano la libertà di espressione a dubbi, che a realizzare l’incontro fra storie di vita diverse e che servono ad accompagnare i genitori a trovare da soli le proprie risposte.

Una simile prospettiva invita ad una interpretazione della criticità genitoriale come risultante di processi che non riguardano soltanto il singolo nucleo ma l’intera organizzazione sociale.

Per contrastare queste derive in solitudine delle pratiche di cura, vanno sempre più pensate risposte di sostegno che non prescindano dalla centralità dell’intervento di rete ed, in questo senso, la prospettiva verso la quale oggi si investono maggiori speranze sul versante del lavoro di cura è quella di un benessere che debba realizzarsi mediante l'interazione strategica tra soggetti istituzionali e informali, da cui consegue un’idea di benessere individuale e collettivo come risultato dell'azione congiunta di attori in una società, intesa come rete.

 

Paola Bastianoni

docente di Psicologia dinamica e clinica

presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Ferrara

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