Il Community lab

mani_community labL’obiettivo di fondo del Community Lab è quello di estrapolare dallo studio di casi (esperienze in atto a livello regionale) indicazioni operative su come si potrà realizzare la programmazione locale (Piani di zona per la salute e il benessere sociale) in senso partecipativo considerando i diversi livelli in cui si articola il processo decisionale.

I destinatari (in tutto 65) dei Community Lab sono stati tutti coloro che in Emilia-Romagna, hanno il compito istituzionale di pensare e attuare la programmazione del locale: i Direttori di Distretto, i Direttori delle attività socio sanitarie, i Responsabili degli Uffici di supporto alla Conferenza sociale e sanitaria territoriale e i Responsabili degli Uffici di piano.

Il Community Lab è un modello di elaborazione partecipata metodologicamente fondata sulla convinzione che lo studio di contesti micro offra le chiavi di lettura per comprendere il livello macro: le relazioni interindividuali generano risorsa per la comunità, i conflitti concreti svelano distanze nuove; queste concrete dinamiche locali possono svelare nuove forme del disagio sociale ma anche indicare le risorse disponibili in termini di partecipazione, e valutare il tipo di partecipazione adatta a sostenere nuove forme di welfare.

Nel nostro caso, appunto, l’obbiettivo è capire attraverso lo studio di diversi contesti di partecipazione, quali politiche possano essere utilmente affrontate in maniera partecipata e come farlo in maniera efficace e non strumentale.

I casi locali, scelti da due contesti precisi (sanitario e sociale) costituiscono una esemplificazione di quanto si sta producendo nel territorio regionale sia in termini di avvio di processi partecipativi nella fase di programmazione locale sia in termini di azioni progettuali per innovare sistemi integrati di risposta ai bisogni emergenti con forme di partnership che coinvolgono i diversi attori sociali presenti nel territorio.

L’obiettivo quindi non è solo quello di censire “buone pratiche” ma di capitalizzare esperienze e competenze per render possibile trasferimenti delle stesse pratiche, per delineare strategie condivise e individuare operativamente come costruire processi partecipativi legati ai diversi livelli decisionali (programmazione, progettazione, interventi ad hoc).

Nel corso dei 5 incontri programmati i partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi con oggetti e modalità di lavoro differenti, ma convergenti in un’unica direzione (lavorare su processi di riprogettazione partecipata). Un gruppo si è dato il compito di esplorare come allestire processi partecipativi su quelli che vengono chiamati “i nuovi crinali del welfare”, in particolare le nuove vulnerabilità. L’altro gruppo ha diviso il percorso in tre tappe di approfondimento dedicate a:

  1. I SOGGETTI del processo partecipativo;
  2. Le SOLUZIONI METODOLOGICHE tramite le quali si arriva a produrre pensiero utile per le policies future;
  3. Le ARCHITETTURE ISTITUZIONALI cioè come innestiamo la rivitalizzazione di questi processi sociali che pensano e rifondano le politiche in percorsi già costituiti e formalizzati.

Per sostenere il percorso e rafforzare ulteriormente le competenze nei territori, sul tema in oggetto, si è deciso di affiancare ai “Community Lab” un altro percorso dedicato alla formazione di accompagnatori di processo (tutor), rivolto agli Operatori degli EE.LL. e delle Aziende Sanitarie già coinvolti in progetti, programmi con un approccio di partecipazione comunitaria.

Ai 15 tutor, che sono presenti e partecipano anche ai Community Lab, sono state dedicate altre quattro giornate in cui, lavorando nel back office coi formatori (preparazione dei casi  da esaminare in aula, visite sul campo nelle situazioni oggetto di analisi di caso, presentazioni in aula), hanno avuto l’opportunità di apprendere in modo più approfondito le competenze che erano al centro del percorso.

 

Azioni sul documento