Comune di Cattolica, progetto “La gentilezza appare in silenzio. Il filo di un cappotto”

Valeria Belemmi, responsabile attività del Laboratorio di educazione all’immagine e referente del progetto sul tema della memoria “La gentilezza appare in silenzio. Il filo di un cappotto”,  ci racconta la genesi e lo sviluppo dell’omonima pubblicazione, realizzata dalle classi 3D e 3G della Scuola Secondaria di primo grado Emilio Filippini di Cattolica, dedicata al gesto eroico e umano di Guido Morganti, cittadino di Cattolica e intitolato Giusto tra le Nazioni, che aiutò un gruppo di ebrei a salvarsi dalle persecuzioni nazifasciste. 

Com’è nata l’idea di un albo illustrato e un video in stop-motion? 

“L’idea è nata a partire da una domanda che ci poniamo ogni volta che affrontiamo il tema della memoria legato al periodo storico della Seconda Guerra mondiale: “come e cosa fare non solo per non dimenticare ma, in particolare, per arrivare ai giovani e ai più piccoli, a partire dalla scuola primaria fino alla scuola secondaria di primo grado”. Per progettare teniamo a riferimento due punti determinanti dai quali partire e ragionare: il territorio quale luogo fisico prossimo e il linguaggio quale mezzo “affine” per catturare interesse e comunicare efficacemente”. 

Qual è il territorio di riferimento? Si parla del territorio del Comune di Cattolica? 

“In una visione più ampia ci si affaccia ad un territorio che offre spunti di riflessione anche per il fatto che alcuni comuni sono stati attraversati dalla Linea Gotica, e a più di 70 anni di distanza, i resti della Linea Gotica e i luoghi della lotta partigiana sono ancora riconoscibili. Parliamo del territorio a cavallo tra Romagna e Marche, che è stato particolarmente segnato dalla guerra e dalle persecuzioni nazifasciste. In particolare, i comuni di Cattolica, Gabicce e Mondaino sono stati lo scenario dove, tra il 1943 e il 1944, le famiglie ebree dei Rimini e dei Finzi si sono salvate grazie a tre persone: un interprete e un impiegato del comune di Gabicce, che hanno fornito loro le carte d’identità con nomi falsificati. La terza persona è il sarto Guido Morganti, cattolichino che, imbattendosi in alcuni esponenti delle due famiglie, decise di non denunciarli e poi li aiutò a mettersi in salvo”. 

A quale vicenda vi siete ispirati per avviare i laboratori? 

“Guido Morganti riceve il 20 novembre 2007 il riconoscimento di Giusto tra le Nazioni, per aver salvato 13 componenti delle famiglie ebree Finzi e Rimini dalla deportazione nei campi di concentramento nazisti. Il premio viene consegnato nella Sala consiliare di Palazzo Mancini a Cattolica alla figlia Bruna da un rappresentante dell'ambasciata israeliana. Morganti era infatti scomparso nel 1954, all’età di 63 anni. Nel 2018 viene posta una targa commemorativa nei giardini di piazzale Roosevelt e nel 2020 ne viene posta una seconda nel luogo simbolo dove visse e dove aveva la bottega da sarto in via Carlo Cattaneo n. 6. Questi luoghi della città, visitati dalle classi, sono stati fonte di ispirazione nel momento di ideazione della storia raccontata nell’albo illustrato. Una cosa particolarmente curiosa sta nel fatto che hanno immaginato la signora Bruna seduta su una panchina vicino alla targa del padre, costruendo il racconto a partire da questa immagine. Il fatto è che realmente Bruna si recava spesso nei giardini di piazzale Roosevelt, sedendosi in quella panchina. Lei stessa mi ha raccontato che a volte le persone si soffermavano davanti alla targa e lei prontamente si faceva vicino per raccontargli la storia”.  

Com’è nata l’idea di arrivare ad un fumetto e ad un cartone animato? 

“Dal Laboratorio di educazione all’immagine partono “progetti creativi” attenti al coinvolgimento degli studenti individuando linguaggi vicini al loro “tempo” e che li mettano in grado di sviluppare la capacità di pensare in modo innovativo e di applicare le loro conoscenze tecniche in modo creativo e originale. Promuovere quindi la capacità di guardare le cose da una prospettiva diversa, collaborare nel lavoro, confrontarsi e sperimentare. L’idea del progetto ha utilizzato la tecnica dello storytelling per esplorare un evento storico creando un prodotto multimediale a partire dalla realizzazione di un albo illustrato e un breve video in stop-motion con la tecnica del collage. Con carte colorate, forbici e colla sono stati realizzati scenari e personaggi, a cui sono stati aggiunti balloon con le battute. Utilizzando una applicazione del cellulare, sono stati ripresi i fotogrammi utili al montaggio dello stop-motion, mentre le pagine definitivamente composte sono successivamente state digitalizzate e impaginate graficamente nella forma di un libro. Le classi, infine, con molta dedizione, hanno registrato i suoni dell’ambiente e hanno composto, suonato e registrato le musiche che accompagnano la storia”.  

Com’è stata valutata l’efficacia educativa del progetto? 

“La collaborazione e l’entusiasmo degli insegnanti ci ha dato la percezione dell'efficacia della proposta e in merito alla valutazione del lavoro complessivo ci scrivono: “la possibilità di creare, con esperti, un elaborato innovativo come il video in stop-motion ha stimolato tantissimo sia noi docenti sia i ragazzi, coinvolgendoli attraverso modalità adatte alle loro abilità digitali e rafforzando le loro competenze STEM. La presenza di tre studentesse del Liceo Artistico Mengaroni di Pesaro è stata molto apprezzata. In particolare, il contributo dell’atelierista Filomena Galvani è stato indispensabile per l’ottima riuscita del progetto. Il coinvolgimento di diverse materie, quali italiano, storia, musica, arte e tecnologia, ha permesso di realizzare il progetto in modo trasversale, coinvolgendo anche i colleghi delle rispettive discipline. In questo senso il progetto si è rivelato più completo”. 
Dunque, possiamo dirci molto soddisfatti per gli esiti e la riuscita di questo percorso, un vero successo per tutta la comunità educante del territorio”.

 

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