Associazione Amata Brancaleone di Ravenna, "Uno slogan per la pace: le parole che uniscono"
Mercoledì 19 marzo, l’Associazione Amata Brancaleone di Ravenna ha organizzato un incontro emozionante presso la scuola secondaria di primo grado Guido Novello, dedicato al tema della pace, dell’accoglienza e della solidarietà. L’incontro ha coinvolto circa cinquanta ragazzi e ragazze, che hanno avuto l’opportunità di ascoltare storie e riflessioni che hanno arricchito la loro visione del mondo.
A presiedere l’incontro era Rita Rambelli, presidente dell’Associazione Amata Brancaleone, che ha introdotto il progetto "Uno slogan per la pace: le parole che uniscono", volto a sensibilizzare i giovani su come le parole possano diventare strumenti potenti per unire le persone e costruire ponti di solidarietà tra diverse culture.
Rambelli ha iniziato il suo intervento parlando della parola "accoglienza", un concetto che si è rivelato fondamentale in tutto il progetto. Ha raccontato come il termine "accoglienza" non solo riguardi l'ospitalità fisica, ma rappresenti anche un'attitudine mentale e culturale di apertura e rispetto reciproco. L’obiettivo era quello di incoraggiare i giovani a riflettere sul significato profondo di questa parola e sul ruolo che ognuno può giocare nel promuovere un mondo più inclusivo e pacifico.
Un'altra importante testimone di pace presente è stata Chiara Turci, giovane operatrice dell'Associazione Intercultura, che ha condiviso la sua esperienza personale come "ospite" in Thailandia e successivamente come "ospitante" di giovani provenienti da diverse parti del mondo. La sua testimonianza ha mostrato ai ragazzi come il dialogo interculturale e l’apertura verso l’altro possano trasformarsi in legami duraturi, oltre ogni differenza. Chiara ha raccontato con entusiasmo le sue esperienze e come, nonostante la distanza fisica, consideri le ragazze e i ragazzi che ha ospitato come una sorta di "famiglia globale". Questo messaggio ha suscitato una grande curiosità tra i giovani presenti, che hanno fatto numerose domande sul significato di sentirsi accolti in un ambiente diverso, sulle difficoltà ma anche sulla bellezza dell’essere cittadini del mondo.
L’incontro, che si è svolto dalle 10 alle 11:30, ha coinvolto due classi, una prima e una seconda, nell'aula magna della scuola. Oltre alle insegnanti del progetto, erano presenti anche il Direttore Didattico e l'insegnante di lingua inglese. Durante l'incontro, è stato distribuito materiale didattico, tra cui delle cartoline contenenti la poesia di Bertolt Brecht “I bambini giocano” e la celebre canzone “Imagine” di John Lennon, entrambe centrali nel messaggio di pace e unione.
Un momento molto significativo è stato la lettura della poesia di Brecht, fatta da un ragazzo e una ragazza delle classi presenti. La poesia ha stimolato riflessioni e discussioni tra gli studenti, che hanno colto l’importanza della pace per i bambini di tutto il mondo. A seguire, è stato scelto, insieme agli studenti, un gruppo di “parole che uniscono”, che simboleggiano valori come accoglienza, pace, rispetto e solidarietà. Queste parole sono state scritte su un foglio come impegno quotidiano da parte dei ragazzi e ragazze a praticarle nella vita di tutti i giorni.
Dopo la testimonianza di Chiara, che ha parlato della sua esperienza come "cittadina del mondo" e del significato profondo di sentirsi accolti in un altro paese, i ragazzi hanno continuato l'incontro con un momento musicale molto emozionante. Tutti insieme hanno cantato "Imagine", un inno alla pace e all'unità che ha coinvolto l’intera sala in un’atmosfera di riflessione collettiva.
L’incontro si è concluso con una foto di gruppo, che ha simbolicamente unito i ragazzi e le ragazze della scuola con l'Associazione Amata Brancaleone e con il messaggio che, anche in presenza di differenze tra culture e nazioni, le parole di accoglienza e pace possono unire le persone e costruire una comunità più solidale e aperta.
Con questo evento, l'Associazione Amata Brancaleone ha contribuito a diffondere valori di pace e accoglienza tra le giovani generazioni, insegnando loro che ogni piccola azione di solidarietà e ogni parola di accoglienza possono fare la differenza in un mondo che ha tanto bisogno di unione e comprensione reciproca.