Giornata Memoria. Presentato il volume "Dopo la barbarie. Il difficile rientro"

Realizzato dall'Assemblea legislativa e dalla Comunità ebraica di Bologna, il libro racconta "il dramma di chi, sopravvissuto alla Shoah, dovette ricominciare a lottare per riconquistare quei diritti e quella normalità che gli era stata rubata dalla criminale follia nazifascista”, spiega la presidente Saliera

barbarie

Prima la persecuzione, poi la beffa. Prima l’annichilimento nel lager, poi il perdersi nei meandri di una burocrazia che non voleva minimamente affrontare il tema del post Shoah. Tra pratiche perse e finte rassicurazioni di rito. Tra faldoni alla ricerca del giusto ufficio a cui essere assegnati e un Paese che voleva dimenticare, archiviare per tornare al solito tran tran. Con una comune e sola conclusione: tra voluto oblio e amnistie varie, la nuova-vecchia Italia fu più indulgente con i carnefici (fascisti) amnistiati che con le vittime (ebrei).

La lettura di “Dopo la Barbarie. Il difficile rientro” lascia l’amaro in bocca: nel volume realizzato dall’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna (presieduta da Simonetta Saliera) e dalla Comunità ebraica di Bologna in occasione della Giornata della memoria 2020 si racconta di tutto questo. “Rivive il dramma di chi, sopravvissuto alla Shoah, dovette ricominciare a lottare per riconquistare quei diritti e quella normalità che gli era stata rubata dalla criminale follia nazifascista”, spiega Saliera, che ricorda che anche questa pubblicazione rientra all’interno delle tante attività culturali messe in campo in questa X legislatura regionale dall’Assemblea di viale Aldo Moro per tenere viva la memoria della nostra storia.

Come furono accolti i (pochi) ebrei sopravvissuti alla Shoah? Cosa accadde loro quando tornarono sotto le Due Torri? Come avvenne il rientro nella comunità cittadina? A queste e altre domande prova a dare risposta il volume curato da Lucio Pardo, già presidente della Comunità ebraica di Bologna, e Carolina Delburgo. I due sono la “memoria storica” della Comunità ebraica felsinea: ne hanno seguito la rinascita e tutto il lungo secondo dopoguerra, hanno raccolto dalle bocche dei testimoni storie dell’esilio e del ritorno.

E così se il volume dell’anno scorso “Barbarie sotto le Due Torri” raccontava degli orrori della deportazione e della Shoah, “Dopo la barbarie. Il difficile rientro” ci ricorda che non tutto finì con la fucilazione di Mussolini e il suicidio di Hitler. Gli orrori del nazifascismo restano sulla pelle delle vittime anche negli anni “del rientro”. E questa volta i carnefici non arrivavano d’oltralpe o erano accecati da nefaste ideologie di morte, ma erano figli della stupida lentezza della burocrazia o dell’ambizione dei “colleghi di scrivania” troppo interessati a mantenere quanto ottenuto per sè durante il regime.

La storia più tragica e offensiva è quella di Maurizio Pincherle, luminare della pediatria (aveva, tra gli altri, salvato la vita alla figlia di Giorgio Amendola) che fu scacciato da colleghi dalla cattedra e dalla clinica a seguito delle leggi razziali: come racconta il figlio Maurizio Jr. nel volume curato da Pardo, il calvario di Pincherle non termina con la cacciata dei tedeschi. Non riuscirà mai a riottenere ciò che il fascismo gli ha tolto, pastoie burocratiche e rinvii saranno per lui un nuovo schiaffo, crudele come quello delle leggi anti ebraiche del ’38.

Grosso modo stesso ragionamento per Ubaldo Lopes la cui storia è raccontata in articoli a firma di Antonio Faeti. Oppure Gemma Volli o le tragedie della difficile integrazione degli ebrei arrivati a Bologna dall’Europa orientale: Jacob Kleiman, Massimiliano Lwow Mayer e Perla Seidman, Jako Ciordinik arrivato dalla Bulgaria con “Seicento sigarette”.

Nelle oltre cento pagine di “Dopo la barbarie. Il difficile rientro” non mancano anche le storie a lieto fine: da un lato Pardo ci consegna una puntuale ricostruzione della rinascita della Comunità ebraica di Bologna, con un sopraffino ritratto di Bianca Colbi Finzi, indimenticabile e vera rifondatrice della Comunità, donna di spessore capace di tenere testa nella dialettica tanto al primo ministro di Israele Shamir, quanto al presidente della Regione Emilia-Romagna Luciano Guerzoni.

Dall’altro il ritratto di Edoardo Volterra, il “Rettore della Liberazione”, narra meglio di tanti libri la rinascita dell’Università più antica del mondo dopo il fascismo e la guerra.

Archivio iniziative