Barbarie sotto le due torri. La Shoah a Bologna
Dopo la promulgazione delle leggi razziali i cittadini italiani di religione ebraica divennero italiani perseguitati in patria. Furono schedati dalle autorità del loro Paese che prepararono la strada ai rastrellamenti, alle deportazioni e allo sterminio. Poco importava che gli ebrei fossero presenti in Italia ben prima di Giulio Cesare e che la comunità ebraica avesse dato il maggior numero di ufficiali nel Regio Esercito durante la Grande Guerra: bastò un tratto di penna di Vittorio Emanuele III di Savoia perché il razzismo di Benito Mussolini si trasformasse nelle leggi razziali del 1938. La tragedia delle “leggi per la difesa della razza” si abbatté anche sopra Bologna, una città dove la comunità ebraica era inserita, tanto da avere una Sinagoga, da annoverare tra i propri iscritti alcuni dei nomi più illustri dell’Università più antica del mondo, delle categorie produttive e delle libere professioni più in vista della città. In poche settimane anche il capoluogo emiliano si macchiò dell’infamia delle leggi razziali, con le autorità dello Stato che facilitarono il lavoro alle SS naziste.
La sofferenza della vita quotidiana di queste vittime della “banalità del male” a Bologna rivive nelle pagine di “Barbarie sotto le Due Torri”, il volume-testimonianza dei devastanti effetti del razzismo nazifascista a Bologna, scritto da Lucio Pardo, già presidente della Comunità ebraica di Bologna, in collaborazione con l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna con il patrocinio del Comune di Bologna e della Comunità ebraica bolognese.
“Le leggi razziali furono la pagina più nefasta della storia patria per le tragiche conseguenze che quel provvedimento portò agli italiani”, scrive nella prefazione del volume Simonetta Saliera, presidente dell’Assemblea legislativa regionale. “In occasione della Giornata della Memoria 2019, come Assemblea legislativa abbiamo sentito la necessità di collaborare con la Comunità ebraica per realizzare una pubblicazione in cui Lucio Pardo intreccia il proprio racconto con una ricostruzione storiografica dei principali fatti di quei drammatici anni: ricordare è un modo per non dimenticare ed evitare il ripetersi di ignobili tragedie”.
Un volume scritto di getto in cui Pardo, con uno stile semplice e asciutto, che nulla lascia alla retorica, vuol far parlare i protagonisti del tempo: trovano così voce, tra le tante raccolte, le tragedie di intere famiglie come i Calò e i Saralvo, completamente annientate dalla “soluzione finale”, rivivono i drammi di Mario Finzi, del rabbino Orvieto e della famiglia Sermoneta. Come sempre avviene nelle fasi cruciali della storia, i “grandi fatti” portano con sé i drammi quotidiani dei singoli: intere famiglie ebraiche furono perseguitate per il solo fatto di essere ebree, le edicole della città si riempirono di giornalini per bambini che dipingevano gli ebrei come nemici, come soggetti di cui diffidare. D’improvviso gli insegnanti furono licenziati, i loro studenti cacciati dai banchi di scuola. Poi vennero le persecuzioni e le deportazioni: 150 persone di fede ebraica furono deportate da Bologna, un centinaio delle quali immediatamente assassinate dai nazifascisti.
“Barbarie sotto le Due Torri parla di tutto questo: dell’infamia dell’Ovra e dei nazisti da un lato e dall’altro dell’impegno della brava gente che capì e si oppose”, ha spiegato Pardo che durante la presentazione del libro in Assemblea ha ringraziato la presidente Saliera per la sensibilità e l’impegno sul tema della memoria. Pardo è molto duro verso il regime fascista: “Il Duce divenne antisemita solo per opportunismo, dimenticandosi la storia italiana: questo per lui è un’aggravante e non un’attenuante”. Il volume è stato anche presentato il 28 gennaio 2019 nella Sinagoga di Bologna, in via Mario Finzi.