Saharawi, quali prospettive

Un convegno andato in scena a Roma per favorire la ripresa dei negoziati con il Marocco. Tra i protagonisti l'Assemblea legislativa con la presidente Saliera

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L'Assemblea legislativa è stata protagonista di un convegno nazionale, Saharawi, quali prospettive, che si è svolto a Roma nell’auletta dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati per favorire la ripresa dei negoziati tra Marocco e Fronte Polisario e fissare la data per un referendum, garantendo una soluzione giusta e duratura del conflitto nel Sahara occidentale. Impegni contenuti anche in un documento sottoscritto proprio durante questa giornata.

Presenti gli ambasciatori di Paesi dell’Unione Africana e non solo, oltre ai tre primi firmatari del documento: Stefano Vaccari, senatore e presidente dell’Intergruppo parlamentare di amicizia con il popolo Saharawi, Franco Iacop, Presidente della Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e Province autonome e presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia e Simonetta Saliera, presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna. Un momento importante vista anche la presenza nel Consiglio di sicurezza dell'Onu, come membro non permanente, dell'Italia. 

 “Sentire voci diverse che provengono da tante parti del mondo a sostegno della causa Saharawi -ha detto in quell'occasione Saliera- significa che c’è la consapevolezza di quanto la questione del Sahara occidentale sia importante anche dal punto di vista geopolitico per tutta la zona del Magreb e di tutto il continente africano. Tante le questioni in ballo dai temi del diritto internazionale al rispetto dei diritti umani, ma anche l’emergenza dei flussi immigratori fino allo sfruttamento delle risorse del Sahara occidentale senza che i Saharawi siano una voce in campo. Con questo documento chiediamo un rilancio della diplomazia – ha ribadito in quella giornata la presidente – a partire dalla convocazione di un talk che metta di fronte le due parti il popolo Saharawi e il Marocco per arrivare al referendum di autodeterminazione tanto atteso.  Siamo certi che possiamo rinforzare maggiormente la democrazia anche grazie all’azione dell’Unione europea i cui paesi membri dovrebbero sentire la responsabilità della decolonizzazione. Teniamoci per mano e non demordiamo”.

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