La ricerca "Giovani e lavoro"

Autonomi e precari. La crisi post 2008 ha picchiato duro anche lungo la via Emilia e la risposta dei giovani emiliano-romagnoli è stata la riscoperta del lavoro autonomo

lavoro

Posto fisso addio per far fronte a spread, precarietà e tagli alla spesa pubblica i cui effetti si sono fatti sentire anche nel settore privato alla voce “meno investimenti”. La (ri)scoperta del rischio di impresa non è una novità lungo la via Emilia: anche nell’Italia degli anni ’50 che tra le macerie della guerra si affacciava al benessere del boom furono tanti gli emiliano-romagnoli che rischiarono in proprio e “aprirono bottega”. Ma nell’Italia del secondo decennio del nuovo millennio, il “rischio di impresa” non è voglia di guadagnare di più, ma l’ultima zattera a cui si aggrappa una generazione che, raccontano da anni Istat e Censis, ha meno benessere, meno diritti e meno aspettative dei loro genitori e loro nonni.

Il profilo dei “giovani autonomi poveri” emerge dalla ricerca su giovani e lavori realizzati dal team dei ricercatori coordinati dai professori Stefano Zurla e Rosella Rettaroli che, in collaborazione con l’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna hanno realizzato il volume “Giovani occupazione e lavoro autonomo in Emilia-Romagna” pubblicato da viale Aldo Moro per i tipi de “il filo d’Europa” e che è stato presentato alla presenza degli autori (oltre a Zurla e Rettaroli, Nicola De Luigi, Alessandro Martelli, Ilaria Pitti, Francesco Tosi e Stella Volturo), dalla presidente dell’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna Simonetta Saliera e dal direttore generale dell’Assemblea Leonardo Draghetti. 

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