Più tutele nell'Ue per i minori sotto processo

24.06.2014

Più tutele nell'Ue per i minori sotto processo

Gli obiettivi della Direttiva- La Direttiva della Commissione europea, approvata la scorsa settimana dai 28 Stati membri, nasce con l’obiettivo di assicurare un equo processo penale in tutte le sue fasi, non solo ai minori ma anche agli adulti affetti da menomazioni (mentali, fisiche o psicologiche): per questo richiede un miglioramento delle legislature dei diversi Stati membri che, pur essendo già valide, sono tuttavia insufficienti a colmare le differenze normative esistenti.

I minori sotto processo nell'Ue- E’ stato infatti appena pubblicato uno studio della Commissione sul coinvolgimento dei minori nei procedimenti penali di tutta l’Ue: ciò che emerge è che – nonostante le differenze nei vari Stati- l’unico elemento comune sembra essere l’insufficiente attenzione nei confronti di questi soggetti che, ovviamente, risultano essere più vulnerabili di altri e richiedono maggiore cautela. E’ infatti uno degli articoli più importanti della Carta dei Diritti fondamentali dell’Ue quello di garntire la protezione dei minori e le cure necessarie al loro benessere.

Concretamente basti pensare che ogni anno nell’Ue, come mette in luce lo stesso studio, circa 1 milione di ragazzi minorenni sono coinvolti in processi penali e rappresentano ben il 12% di tutta la popolazione europea in giudizio. E’ necessario stabilire dunque regole comuni che possano aiutarli, specialmente in alcuni luoghi come il tribunale dove vengono emanate sentenze penali.

I diritti stabiliti dalla Commissione- La Direttiva stabilisce così una serie di diritti e strumenti di tutela per tutti i giovani indagati, imputati in procedimenti penali o sottoposti a procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo. Quali?

Innanzitutto, il diritto di ciascun minore ad una specifica valutazione individuale in materia di protezione, istruzione, formazione e reinserimento sociale, considerando la diversa maturità e situazione sociale e familiare. Anche per questi motivi, tutte le figure che entrano in contatto con i ragazzi durante le fasi del processo -dal giudice ai pubblici ministeri, a cominciare dall’avvocato (obbligatorio per tutta la durata del procedimento) devono essere professionisti adeguatamente formati. Non solo: i minori hanno anche diritto ad una maggiore privacy e i processi dovrebbero avvenire tutti a porte chiuse; gli interrogatori non devono essere diffusi pubblicamente, ma registrati e svolti tenendo conto della vulnerabilità e maturità dei singoli ragazzi.
E’ necessario inoltre che il ragazzo possa mantenere contatti regolari con la propria famiglia e amici e che non venga privato in alcun modo del diritto all’istruzione.

Non da ultimo, la Direttiva specifica anche che le forme di privazione della libertà di un minore dovrebbero esserci solo in casi di estrema necessità e della durata più breve possibile, sempre separatamente da quelle degli adulti.

Le differenze con l'Italia- Se molti di questi diritti, ad esempio, in Italia sono tutelati almeno per legge, ce ne sono altri che tuttora non rientrano in nessuna norma. Ad esempio, non c’è traccia nella nostra legislazione di misure alternative alla privazione della libertà che secondo la Direttiva dovrebbero essere prese in considerazione in primis nell’interesse del minore.
La Direttiva europea garantisce inoltre ai minori il diritto di essere informati rapidamente sui loro diritti processuali, assicurando loro anche la presenza di un genitore o di un altro adulto durante tutto il processo, norma che in Italia, come in altri Stati, ancora non esiste.

Insomma, le differenze legislative tra Stati sono ancora notevoli. Tutti gli strumenti di tutela per i minori garantiti nella Direttiva appena approvata sono ancora solo indicazioni, ma nascono con l’obiettivo di fissare in futuro un quadro completo più preciso e puntuale di norme comuni a tutti gli Stati.

FM

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