In ricordo di Paolo Vercellone

05.12.2014

Il ricordo di Paolo Vercellone nelle parole del Garante Luigi Fadiga. 

 

Ha fatto bene Lorenzo Miazzi a ricordare il Paolo veneziano. Io vorrei aggiungere il Paolo romano, e la casa di via dei Riari, dietro a Regina Coeli, dove stava con la sua carissima e indimenticata Elena e dove scriveva bellissime sentenze con una vecchia Olivetti. Poi andava in udienza in Cassazione a piedi lungo l'argine del Tevere, una bella camminata per chi conosce i posti.  Portava nella borsa fascicoli, giacca e cravatta, che si metteva prima di entrare. In camera di consiglio, volendo aprire per il caldo un finestrino quasi irraggiungibile, si arrampicò per l'inferriata fra lo sconcerto dei consiglieri. Per la strada si imbestialiva per certe cose frequenti a Roma che non tollerava, come le auto sui marciapiedi. Una volta dovetti tenerlo fermo, perchè voleva salire sul cofano di una Volkswagen che ostacolava il passaggio. Abitavo a Roma anch'io in quel periodo, con tutta la famiglia. Ci telefonava il sabato sera: domattina passo alle sette, andiamo a camminare. E si andava, mugugnando per la levataccia, sui monti dell'Abruzzo. Il sentiero segnato non gli andava bene, cercava scorciatoie e varianti nuove. Camminava leggero e veloce. Non sapeva leggere le carte topografiche, e si perdeva, o si metteva (e ci metteva) talvolta in pericolo: ma poi il suo grande intuito gli faceva trovare la meta. E così la faceva trovare anche a noi.