Le donne arabe dopo la Primavera...

Bimba primavera arabaLa presenza delle donne nella primavera araba non può essere casuale, soprattutto in società dove la donna è storicamente sottoposta a limitazioni forti dei propri diritti umani, civili e sociali.

Tante donne sono scese in piazza perché ritenevano che questa spinta verso la democrazia e la libertà potesse finalmente aprire loro la strada al riconoscimento di diritti civili ed umani anche per loro:un ruolo maggiore nell’istruzione, nell’informazione, nella politica e nella vita pubblica ma anche la richiesta di leggi più garantiste per il ruolo della donna, all’interno della famiglia ma anche per quanto concerne il trattamento sul lavoro…

Alcuni osservatori, nei mesi caldi della primavera araba, hanno detto che questa avrebbe veramente avuto successo non solo se avesse prodotto governi democratici, ma anche se fosse state davvero foriera di conquiste delle donne in quella parte del mondo.

Oggi sappiamo che non è andata proprio così, né per quanto riguarda sviluppi democratici delle rivoluzioni, ma neanche per ciò che riguarda la condizione femminile. Possiamo anzi affermare che dopo i primi momenti le donne – a parte alcuni casi rari -  sono state ricacciate violentemente indietro e, in qualche modo, “punite” più degli uomini per il loro protagonismo.

Che la rivoluzione femminile fosse un obiettivo quasi più difficile da raggiungere di quella democratica si è iniziato ad intuire  l’8 marzo 2011 quando le donne egiziane, dopo aver dato un contributo importantissimo nelle proteste di Piazza Tahrir (ricordiamo che lea rivolta iniziò con l’appello di una giovane egiziana su facebook, Asmaa Mahfouz), sono andate in piazza Tahrir in occasione della festa della donna, e sono state allontanate dalla piazza da uomini che, scandendo slogan antifemminili, hanno strappato loro di mano i cartelli gettandole per terra al grido: “copritevi la testa e tornate a casa”.

Abbiamo poi potuto constatare anche negli altri paesi nei quali si è tentato in qualche modo di aggiornare le carte costituzionali, si sono registrati continui tentativi – in alcuni riusciti – di negazione o limitazione dei diritti femminili. Insomma, i temi cari alle donne spesso non sono stati presi in considerazione (diritto di famiglia, parità di diritti nell’istruzione e nel lavoro ecc….).

Alla domanda se le primavere arabe hanno migliorato la condizione delle donne, purtroppo dobbiamo rispondere di no. Sicuramente hanno fatto uscire dalla case milioni di donne che non lo avevano mai fatto prima ma certamente la repressione che ha avuto luogo in reazione alla primavera araba ha colpito maggiormente le donne. In realtà si potrebbe dire che l’occupazione dello spazio pubblico è ancora fortemente osteggiato al sesso maschile, il quale reagisce spesso con la violenza per non lasciare spazio alle donne. L’elemento religioso, in paesi dove le costituzioni sono solitamente a sfondo confessionale, è spesso utilizzato per ricacciare indietro le donne che cercano uno spazio sia nell’agone politico, che nel lavoro, come nella vita familiare. Non è un caso infatti che le donne di tutti questi paesi (dall’Egitto alla Libia, Siria… fino alla più evoluta Tunisia) denuncino un aumento delle violenze subite sia in casa che fuori casa.

L’indagine completa più recente sulla situazione delle donne dopo la primavera araba risale al novembre 2013: la classifica della Reuters Foundation “Women's rights in the Arab world". Questo rapporto  ci restituisce una situazione delle donne molto preoccupante nei paesi arabi, anche quelli toccati dalla cosiddetta Primavera araba.

Le donne non hanno di fatto beneficiato della “fine” dei regimi, e si ritrovano ancora a fare i conti con discriminazioni, molestie sessuali e aumento di instabilità sociale.

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