La storia di Ali Ferzat

Nato a Hama nel 1941, Ferzat ha pubblicato oltre 15.000 vignette su quotidiani siriani e internazionali e ha vinto premi per aver fatto oggetto di satira dittatori quali Saddam Hussein e Muammar Gheddafi quando erano al potere in Iraq e in Libia rispettivamente. Dopo lo scoppio della primavera araba anche in Siria nel 2011, Ferzat ha iniziato ad attaccare in modo più diretto le figure di governo, in particolare il presidente Bashar al-Assad, e le sue vignette sono state portate in strada dai siriani che si opponevano al regime.

La risposta del regime è stata dura, soprattutto dopo la pubblicazione di una vignetta raffigurante al-Assad che chiedeva un passaggio al dittatore libico Muammar Gheddafi, in fuga su un'auto a gran velocità. Ferzat è stato aggredito in piazza Umayyad a Damasco e picchiato selvaggiamente da uomini mascherati che gli hanno di proposito rotto le mani intimandogli di portare rispetto al presidente al-Assad e obbedire ai suoi superiori. Incosciente a causa delle percosse, Ferzat è stato trascinato lungo la strada dall'auto in cui era stato caricato dai suoi aggressori e poi è stato abbandonato in strada e dato per morto.

Ma Ferzat non è morto ed ha recuperato anche l'uso delle mani. L’episodio di violenza cieca non l’ha fermato. E’ tuttora conosciuto come uno dei critici più espliciti del regime attraverso le sue parole e la sua arte. Ha vinto diversi premi ed è a capo dell'associazione dei vignettisti arabi.

Dopo l’attacco terroristico del 7 gennaio al settimanale franceseCharlie Hebdo ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“L’attacco criminale alla rivista satirica francese Charlie Hebdo ha unito il mondo che si è risvegliato dal suo torpore, dopo aver lasciato che focolai del terrorismo si diffondessero e propagassero, in virtù del silenzio di fronte alla tirannia in Medio Oriente. Se il mondo fosse intervenuto a fermare il regime dittatoriale di Assad, organizzazioni estremiste che fanno appello all’Islam, non sarebbero comparse. L’Islam e i musulmani non hanno colpa di tutto quest’orrore, di questa brutalità e ignoranza, il loro è un messaggio di luce e di amore, non un messaggio di morte.

L’assassino è uno solo: chi ha attaccato i vignettisti di Charlie Hebdo è lo stesso che non smette di uccidere esseri umani, distruggere il Paese e dare fuoco alla cultura e alle idee sul suolo siriano e nel cielo della Siria, da cui piovono missili, barili esplosivi, gas tossici e sostanze chimiche sugli innocenti. L’assassino dei vignettisti di Charlie Hebdo è lo stesso che mi ha rotto le dita, le braccia e le costole e che ha provato a uccidermi nel centro di Damasco perché io l’ho sfidato con una matita in nome della libertà del mio popolo.

Mi unisco agli uomini liberi del mondo che hanno rispetto dei valori della civiltà e dell’umanità e dei grandi traguardi raggiunti nel corso della storia. Il loro dolore è per tutte le persone che sono morte a Parigi nella sede di Charlie Hebdo, e a Damasco, a Homs, a Dayr al Zor, ad Aleppo, a Daraa e a Hama. Mi unisco a loro nell’insistere sulla libertà e nel lottare e fare sacrifici per essa, perché non c’è niente di più grande della libertà degli esseri umani, delle idee e delle nazioni. (al-Arab, 13 gennaio 2015)”.

Nel 2015 Ferzat è stato l'oratore principale al dibattito della rete del Premio Sacharov sulla Siria al Parlamento europeo, dove ha messo in evidenza il ruolo degli «sponsor» regionali delle fazioni in lotta in Siria e la necessità di esercitare una pressione internazionale per porre fine ai combattimenti. 

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