La storia di Al Sanussi

Ahmed Zubair Al-Senussi è noto anche come Principe Zubeir Ahmed El-Sharif, pronipote di re Idris, primo ed ultimo monarca della Libia. Ha tuttavia dichiarato di non essere un sostenitore del ritorno della monarchia e di ritenere necessario un referendum per far decidere il popolo circa il futuro del paese. E' il prigioniero politico che ha passato più anni in carcere in Libia, per questo è soprannominato il "Nelson Mandela della Libia". 

Dei 42 anni di regime di Muhammar Gheddafi (1969/2011), Al Sanussi ne ha passati 31 in carcere, condannato per tentato colpo di stato. 

E 'stato arrestato e condannato a morte nel 1970, un anno dopo l'ascesa di Gheddafi. Tuttavia, nel 1988, la sua pena è stata commutata con il carcere. Ha passato i primi 9 anni di carcere in isolamento in una stanza buia dove non poteva stare in piedi, nella prigione chiamata Black Horse a Tripoli, dove è stato torturato. Nel 1984 e' stato trasferito nel famigerato carcere di Abu Salim, dove 1.300 prigionieri furono massacrati nel 1996. Nel 1984 ebbe notizia della morte della moglie nel carcere.

In occasione dei festeggiamenti per il 32° anniversario del regime militare di Gheddafi ha ottenuto la grazia. Il suo rilascio pertanto è avvenuto nel 2001, 31 anni dopo il suo arresto.

Alla domanda sul perché ha cercato di rovesciare Gheddafi, Al Senussi dice: "E 'nella natura delle dittature militari per opprimere il popolo e mancanza di rispetto dei diritti umani. Volevo cambiare il mio paese perché ho sperimentato la distruzione dei paesi di regime militare quando ho servito nell'esercito iracheno in Siria e in Iraq.

Dopo la caduta di Gheddafi nel 2011, Al Senussi è diventato responsabile dei prigionieri politici nell'ambito del Consiglio nazionale transitorio, il governo de facto della Libia fino alle elezioni del 2012. Ha assunto un ruolo chiave nel movimento federalista libico, in un contesto di anarchia e instabilità caratterizzato da fazioni opposte in lotta armata per prendere il controllo. Nel 2012 è stato eletto leader del Consiglio transitorio della Cirenaica da tremila delegati regionali. Il Consiglio, senza alcuna forza militare o legale, si è dichiarato a favore di un elevato grado di autonomia della regione. 

Mentre le lotte interne hanno fatto deviare la Libia dal percorso iniziale verso la democrazia, con il paese che ora ha due governi diversi, a Tripoli e a Tobruk, e lo Stato islamico che guadagna terreno a est, Al Senussi invoca un processo di riconciliazione generale come l'unica via verso la pace. E’ tuttavia consapevole del fatto che la situazione libica sia particolarmente difficile e che nel corso degli ultimi anni si sia ulteriormente complicata.  Ha recentemente dichiarato che, viste le difficoltà a trovare un terreno di dialogo fra le varie fazioni in lotta, ritiene indispensabile continuare il difficile lavoro volto alla costruzione di percorsi di riconciliazione. 

La sua idea di futura Libia contempla un governo federale centrale e governi indipendenti per le tre province libiche della Tripolitania, della Barqa (Cirenaica) e del Fezzan. È un acceso sostenitore del ripristino della costituzione del 1951, in base alla quale il federalismo era stato la norma per gran parte della monarchia costituzionale di re Idris. 

El Senussi si è impegnato con il Parlamento europeo, la rete del Premio Sacharov e altre organizzazioni internazionali per fare appello alla comunità internazionale affinché aiuti la Libia nella costruzione delle istituzioni di cui il paese ha bisogno per garantire lo Stato di diritto e i diritti umani per tutto il popolo libico.

In una recente intervista sostiene che l'attuale lotta interna fra le tribù libiche nasca dalle caratteristiche del regime di Gheddafi, il quale ha distrutto l'impostazione federalista del precedente regime monarchico. Dice che a differenza della Tunisia, dove la primavera araba ha portato ad una democrazia dinamica che non esclude neppure i partiti islamici, Gheddafi ha lasciato dietro di sé un paese senza stato. "Gheddafi ha fatto un grande danno alla Libia, non ha lasciato nessuna istituzione per poter governare il paese", dice Senussi, aggiungendo che il processo di ricostruzione richiederà tempo e che ipotesi separatiste non hanno il suo consenso, neppure in Cirenaica.

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