Informare dentro e fuori dal carcere

La V Giornata nazionale dell’informazione dal e sul carcere

logo cittadini semprePer un attimo pensiamo al carcere: facciamo una prova e chiudiamo gli occhi. Ci verrà sicuramente in mente il buio. Non solo perché si tratta di un luogo chiuso, quanto perché è il buio ciò che spesso circonda la conoscenza comune sul mondo delle carceri. Cosa succede lì dentro, cosa si fa?

Se non si ha a che fare con la realtà carceraria, non si conosce granché delle prigioni: si sa solo che ci va chi è colpevole, e una volta chiuse le sbarre, la storia non prosegue.
E invece non è così, e di carcere si può parlare – e si parla- in mille modi diversi, non solo sui media tradizionali.

In occasione della V Giornata nazionale dell’informazione dal e sul carcere organizzata lo scorso venerdì 26 ottobre dalla Regione Emilia-Romagna e dalla provincia di Bologna, in collaborazione con la Fondazione Ordine dei Giornalisti ER e Ristretti Orizzonti, esperti, volontari e giornalisti si sono confrontati sul tema del lavoro di redazione all’interno delle carceri: sono numerose le riviste online e i testi scritti dai detenuti all’interno di progetti e laboratori che impegnano anche le associazioni. Come funziona l’informazione giornalistica dietro le sbarre, di che tipo di lavoro si tratta, quale valore e utilità può avere e anche come viene percepita all’esterno questa attività? Visto che spesso le informazioni sui media tradizionali non sono del tutto attendibili se non inesistenti, diventa importante promuovere l’informazione dentro al carcere che già esiste e impegna moltissimi detenuti.
Il dibattito che è emerso durante la mattinata si è incentrato proprio sul valore di questa attività: se secondo Pietro Buffa, provveditore alle carceri dell’Emilia-Romagna, il lavoro giornalistico può rappresentare soprattutto un sollievo per i detenuti impegnati, Ornella Favero, direttore della rivista carceraria Ristretti orizzonti, insiste in particolare sull’aspetto rieducativo e responsabilizzante di questo esperimento. Lavorare con le parole fa cambiare prospettiva: mette al centro l’ascolto e il confronto con gli altri e questo per un detenuto, spesso incentrato su se stesso e sui suoi problemi, non può che essere utile.

Andrea Volterrani, docente esperto in comunicazione sociale, si è soffermato invece sul rapporto con l’esterno. Come viene percepita l’informazione sul carcere da “fuori”? Come renderla efficace?
Gettare luce su un mondo, appunto buio, come quello delle carceri è necessario ma spesso i media cadono nello stereotipo che alimenta i pregiudizi su questa realtà. Forse una comunicazione che parta dall’interno può essere più efficace, ma è indispensabile creare coinvolgimento, condividere per sensibilizzare l’opinione pubblica e collaborare con i media tradizionali all’”esterno”.

Il progetto “Cittadini sempre” rivolto ai giornalisti perché collaborino in questo senso, la stessa Carta di Roma firmata dall’Ordine dei giornalisti che offre le linee guida e una deontologia per trattare alcuni temi delicati sono solo alcuni degli strumenti per una corretta informazione sulla realtà delle prigioni. Altri sono le numerose riviste nate dietro le sbarre, appunto ancora sconosciute alla maggioranza dell’opinione pubblica e che presentiamo in questo spazio.

A cura di Francesca Mezzadri - novembre

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