The passenger/Il viaggiatore

Intervista a un senzatetto

La gente dice che i senzatetto sono soli. Che mangiano dall’immondizia e non parlano con nessuno. Non hanno famiglia. D’inverno qualcuno di loro muore per il freddo. A volte chiedono aiuto alla Caritas, e mangiano nelle mense pubbliche. Il più delle volte sono pazzi e parlano da soli. Si dice così. Noi invece abbiamo deciso per una volta di non stare a sentire quello che dice la gente, ma di provare a chiedere direttamente a uno di quelli-che-vivono-per-strada. Chi è, cosa pensa, qual è la sua storia. Lui ci ha risposto così.

I am the passenger and I ride and I ride (Io sono il viaggiatore e viaggio e viaggio) - P. ha affrontato il lungo inverno in una tenda nella periferia di Bologna. Un luogo tranquillo, isolato dove non dà fastidio a nessuno. La sua tenda è montata lì, un po’ riparata da pioggia e neve, al suo interno montagne di coperte per ripararsi dal freddo e un piccolo televisore, a fianco una specie di comodino ordinato con i Topolino da cui ha imparato l’italiano, le scatole con i fornelli del gas per la cena e Bugs Bunny, il fedele e inseparabile passeggino porta-tutto con cui si muove per la città. Un po’ più lontano dalla tenda, un cestino per la spazzatura e tra un muro e l´altro il filo con i panni stesi. Il pavimento è pulito (con il detersivo). A fare la guardia ci pensa Rock, un cane grosso, un po’ giocherellone in realtà, sano e pulito: P. ci fa vedere il suo libretto di vaccinazioni... è tutto in regola.
Non ha fatto apposta in occasione della nostra visita, no, P. è così, ordinato e meticoloso, ce lo assicurano A. e F., altri senzatetto, suoi ospiti in questi giorni. Magari per questo motivo, magari perché è un bell’omone tedesco di 46 anni, capellone, occhi azzurri, ha conquistato S., la ragazza per cui è rimasto a Bologna e che in questi giorni non c’è, ma che tornerà proprio stasera.
Infatti è molto contento dei biscotti che gli abbiamo portato per ringraziarlo perché così le farà una sorpresa – non disdegna per niente chi gli porta cibo e altre cose – d’altronde per lui la generosità è qualcosa di automatico. Racconta che quando è arrivato qui per la prima volta a Bologna, qualche anno fa, aveva 3 sacchi a pelo. Ha incontrato un ragazzo che suonava per strada con la chitarra – era un po’ solo - e gliene ha regalato uno. Poi ha incontrato un altro tizio che viveva in strada e gliene ha regalato un altro. Rischiava di rimanere senza quando fortunatamente ha incontrato A. che ne aveva un po’ e così si sono tutti messi a posto.
Cos´è che si dice dei barboni? Che sono soli e isolati dal mondo. E´ strano davvero, ma P. non è per niente solo. Ha un sacco di amici e di gente che lo saluta (a volte lui non ricorda bene dove ha visto questo o quello, perchè, insomma, sono anni che è in giro).
"Ho iniziato la mia avventura quando avevo 26 anni". Ci fa vedere la sua carta d´identità: un bel ragazzo con ricci biondi e occhi azzurri.
Prima è stato in Belgio. Poi in Olanda. Poi in Francia. In Italia per la prima volta negli anni ´90. Poi di nuovo è tornato in Germania. Poi ancora in Olanda e in Belgio. Non si può definire proprio un senzatetto, ma un vagabondo perché in effetti ha davvero girato un po´ dappertutto. E anche se è fisso qua, in questo piccolo buco nella periferia di Bologna, spesso se ne va. All´Arezzo wave. A Firenze. Gli piace andare in giro: per questo è vagabondo, ma un vagabondo un po´ sui generis. Tra qualche mese tornerà in Germania a trovare sua madre, sua nonna e i suoi parenti e a recuperare qualche soldo dal sussidio sociale che gli dà lo Stato tedesco. Poi dovrebbe ritornare a Bologna: non vuole lasciare S. e gli altri. Poi chissà. "I miei amici mi fermano un po´".

We´ll ride through the city tonight/We´ll see the city´s ripped backsides (Viaggeremo attraverso la città stanotte, vedremo i bassifondi squarciati della città) - Da 5 anni è in Italia, ha vissuto per un po’ a Roma, ma ora vive a Bologna "fisso"con S -anche lei gran viaggiatrice, è stata persino in India 2 anni. Mi fa vedere le foto che custodisce nello zaino: lui e S. - che ha qualche anno più di lui - davanti a supermercati, con amici, cani e qualche bottiglia di birra. Mi indica i suoi amici: ecco A. un po´ ubriaco in questa foto "guarda che faccia" ed ecco altri loro amici. "Questo però non è come me, lui è un pò punkabbestia" E quindi? "Lui è un punkabbestia, per lui l´acqua è fuoco. Io no, mi lavo. Io sono rock´n roll". Un po´ hippie in effetti lo è. Camicia a scacchi, capello lungo, baffoni. Ma soprattutto ne condivide lo spirito libero. "Vivi e lascia vivere. Non sono drogato. Non dò fastidio a nessuno. Non ho mai avuto problemi."
Quando era in Belgio e in Olanda si guadagnava da vivere facendo braccialetti, treccine e musica per strada. Ora non più perchè quando è in strada beve qualche birra e poche mamme lascerebbero i capelli dei propri figli nelle sue mani. Ridacchia mentre lo dice.
La sua giornata ha i tempi morbidi di chi deve affrontare una vita dura: sveglia con calma, colazione, pulizia personale e del proprio giaciglio, un po’ di colletta davanti ai supermercati, rientro per il pranzo e la sera con gli amici, a bere, discutere o leggere (sono informatissimi, sanno quello che accade agli amici e della situazione meteorologica in mezza Europa). Tra i giornali preferiti di P. c´è però Topolino. "Anche quando ero in Belgio ho imparato così la lingua: con i comics". Per il resto non ci sa molto fare con la tecnologia, l’unico cellulare lo possiede A. Di computer non ne vuole sapere: manda cartoline a casa sua, in Germania.
A volte guarda un po’ di tv nel suo minitelevisore a batteria. “Non che mi dispiacerebbe avere una casa al caldo con un grande televisore. Ma in realtà sto bene così. Non mi lamento.” La gente italiana gli sta simpatica, sono tutti molto generosi con lui, gli danno soldi e cibo fuori dal supermercato. Ci mostra sotto al giaccone la sua maglia azzurra della Nazionale Italiana. "L´Italia mi piace. Forse il Belgio è il paese dove sono stato meglio, ma anche qui sto bene".
Insomma il mangiare non manca mai – magari a fine mese è un po’ più difficile perché la gente ha sempre meno soldi in quel periodo..A Rock però danno sempre qualcosa: ci fa vedere che è pieno di scorte di crocchette e cibo per cani – ne avrà ancora per un mese (ha già pensato di regalarne un po´ ad amici con cani).
Rock se lo porta sempre dietro, così come Bugs Bunny, il passeggino porta tutto. Se si ferma fuori la sera con gli amici, e dorme in un´altra strada c´è sempre Rock che fa la guardia. "Non è mai scappato. Solo una volta a Roma quando era piccolo, ma è tornato al pomeriggio. Avevo preso una paura...". Rock si butta per terra a pancia all´aria. Non sembra molto aggressivo, nonostante la stazza, ma appena il padrone gli urla qualcosa in tedesco, lui subito si alza e si mette sull´attenti.
L´amico A. scuote la testa e dice che Rock è quello che mangia più di tutti. A. è milanese.
“Ma Milano non è un bel posto. Corrono tutti lì, i carrierini”. Ha fatto alcuni anni da volontario tra i paracadutisti della Folgore, missioni un po’ ovunque: Libano, Somalia e Iraq . “E ora non sto più volentieri in casa. Il fisico ne risente e purtroppo debbo starci, ma appena posso, anche nei periodi in cui lavoro, quando termino il turno poi vengo qua a stare con i ragazzi. So fare un po’ di tutto, ma principalmente sono meccanico… ma farei tutto, proprio tutto, anche il becchino".
Anche A. ha viaggiato mezzo mondo, per uno stile di vita iniziato alcuni anni fa, dopo il divorzio. Ha lasciato la casa a sua figlia e sua moglie. Non ha altro oltre al sacco a pelo e al cellulare. Lui e P. si sono conosciuti non in Italia, ma in giro, all´estero per strada.
Hanno scelto di vivere entrambi a Bologna, anche se con numerose fughe altrove nel frattempo. "Ma era un’altra cosa prima. Un tempo c’era molto più da divertirsi qua. C’erano i centri sociali, i locali erano diversi e la gente più aperta. Ora questi ragazzi rovinati, che si sparano solo pasticche ascoltando quella musicaccia e si sfasciano così: meglio la mia birra” dice A. Come sostiene P., loro sono diversi, sono “rock n’ roll” loro: europei di vecchia generazione, con una loro etica. Li guardo un attimo: hanno tutti e tre lo stesso modello di scarpe. "E´ che le ho viste a solo 15 euro e le ho comprate subito, poi l´ho detto a loro e anche loro le han comprate. Sono importanti per noi scarpe robuste" dice A. "E poi costano poco".

Oh, the passenger/How, how he rides (Oh il viaggiatore, come viaggia?) - L´altro ospite F. stamattina è andato in chiesa a prendere la sportina di cibo che gli ha riservato il prete visto che di tanto in tanto lui fa qualche lavoretto lì - tagliare erba, imbiancare.. E così hanno qualcosa in più da mangiare. L´unico contatto che hanno con le istituzioni è questo con la Chiesa, anche se raro e sporadico, e poi conoscono la Caritas.
Alle mense pubbliche non vanno mai. "Ci si accapiglia per un tozzo di pane e bisogna fare file infinite" A. è quasi disgustato. Anche nei dormitori non ci sono mai andati. P., vagabondo ordinato e meticoloso, confessa che però le docce a volte le va a fare lì nei bagni pubblici appositi.
Intanto P. inizia a guardare tra le scatole di cibo - la sua dispensa. Infatti è lui il cuoco ufficiale del gruppo. A. e F. dicono che è bravissimo a cucinare, a lui piace, lo fa sempre anche per S. Oggi è ispirato : per cena il menù sarà patate, crema di funghi, salsiccia, piselli e carote. "In questi 2 giorni non sono stato molto bene" confessa "Mal di testa, forse febbre. Ma oggi c´è il sole va molto meglio." Quindi gran menù. E poi c´è da festeggiare il ritorno di S.: un po´ ce li immaginiamo tutti lì seduti vicino alla tenda con birre e salsiccia. Ma non si diceva che i barboni non hanno famiglia?
Il fatto è che si dicono tante cose, la maggior parte probabilmente sarà vera. Forse molti senzatetto sono davvero senza famiglia e senza amici, non si lavano, e vivono come asociali. In realtà se ne parla solo quando succede qualcosa di tragico: quando qualcuno muore per il freddo o per le botte di qualche assassino che li picchia gratuitamente.
Noi non abbiamo nessun fatto tragico da denunciare: solo la storia di P da raccontare. P. rock´n roll che vive in strada, tedesco, con una sua famiglia, i suoi amici, le sue idee e una maglia dell´Italia. Non ha un lavoro e non lo cerca. Riesce a fare pulizia nel suo pezzo di strada. Legge Topolino e vive di collette. Ha la sua tenda ma non sa cosa farà domani. Sa che a lui va bene così, l´ha scelto lui. E´ un vagabondo. Anzi no...basta con queste etichette. Per una volta.

He sees the things that he knows are his/ He sees the bright and hollow sky(...)/And all of it is yours and mine/ So let´s ride and ride and ride and ride
(Lui vede cose che sa che sono sue, vede il cielo vuoto e splendente, e tutto questo è tuo e mio, così viaggiamo e viaggiamo e viaggiamo...)

Intervista a cura di Francesca Mezzadri e Stefano Lodi - gennaio

(la canzone "The passenger" è di Iggy Pop)

Azioni sul documento