Sulle strade della Romania

Intervista a Circolo Arci Sputnik Tom per il progetto Romania

copertina libro Diari RomaniaFiore lavora al Circolo Arci Sputnik Tom di Castel Maggiore già da tempo. Lei la Romania la conosce bene, con Luca ci va periodicamente ormai da 2 anni. E insieme hanno pensato di organizzare un campo di lavoro per l’Arci nazionale. L’estate scorsa sono infatti tornati come tutor con altri 12 ragazzi a Slatina e nella zona meridionale del Paese, e le loro esperienze di viaggio sono state raccolte nel libro “Diari dalla Romania”.

Il campo lavoro- Un’esperienza iniziata da parte degli altri ragazzi un po’ per scelta consapevole, un po’ per sfida, un po’ per sfizio… “Interessante: insieme al lavoro con i bambini abbandonati e orfani veniva proposta l’opportunità di un viaggio, per così dire, etnoantropologico” (Matteo da "Diari dalla Romania ").
“Si è presentata la possibilità di un campo in Romania, un paese che era l’est più della Bosnia e della Serbia, che era lontano in molti sensi dal mio immaginario, un paese considerato sempre un po’ in sordina rispetto all’oriente più famoso, la Cecoslovacchia, l’Ungheria, la Polonia..” (Fabrizia da "Diari dalla Romania ")..
“Ho voglia di vivere un’esperienza diversa quest’anno, e la possibilità di aiutare qualcuno mi piace” (Gianluca da" Diari dalla Romania ").
Il viaggio, organizzato dal Circolo Arci Sputnik Tom che ha presentato il progetto in collaborazione con l’Arci regionale e provinciale all’Arci nazionale, contemplava una parte di lavoro a Slatina, cittadina di 90.000 abitanti nella zona meridionale del Paese e una parte di turismo cosiddetto “consapevole” a Bucarest e in alcune città della Transilvania per far conoscere la realtà rumena.
A Slatina i ragazzi facevano compagnia e giocavano con i bambini delle case-appartamento, mentre in Transilvania le case-appartamento non ci sono ancora e i ragazzini vivono spesso in orfanotrofi.

I ragazzi di strada- Da quando la Romania è entrata a far parte dell’Unione europea le cose sono infatti cambiate. “Stanno chiudendo tutti gli orfanotrofi “ spiega Fiore “ I ragazzini si stanno trasferendo in case-appartamento messe a disposizione e gestite dai servizi sociali. Gli orfanotrofi infatti sono stati chiusi perché non rispondevano a standard europei di qualità. Questi appartamenti, aperti grazie a fondi europei, accolgono 5 o 6 bambini. Ma purtroppo non tutti sono rientrati in questo progetto: chi ha parenti, anche lontani, non può usufruire dei servizi sociali. Di conseguenza, visto che spesso i parenti non possono farsene carico, questi bambini si riversano nelle strade delle grandi città”. A sniffare colla come alla Stazione du Nord di Bucarest dove i ragazzini trascorrono il tempo dormendo nei canali e spesso prostituendosi. Come anche il documentario di Antonio Martino, “I ragazzi di Bucarest” ci mostra con le testimonianze dei bambini intervistati. Bambini che vagano per le strade della città come cani abbandonati.
Oltre che con la famosa associazione di recupero "Parada" che si occupa di alcuni di questi bambini coinvolgendoli nelle attività circense, Fiore ha anche contatti con l’associazione "Sfanta Macrina" che ha creato una struttura per ragazzi di strada. “ Si tratta di un grande progetto. Mi hanno raccontato che durante i pranzi i bimbi mettevano sempre da parte del cibo, hanno chiesto loro come mai e alcuni –dopo molto tempo visto che si tratta sempre di bambini ovviamente molto diffidenti- hanno risposto che il cibo era per le madri. E così è stata creata un´altra struttura di fianco dove andranno le madri. In questo modo potranno ricominciare un cammino di vita insieme ai loro figli”.

Casa Florilor- Fiore, in collaborazione con l’associazione senigalliese Cucurbeu e il Circolo Arci, si occupa di un’altra fetta di ragazzi esclusi, ovvero i maggiorenni che avendo compiuto ormai la maggiore età e avendo abbandonato gli studi, non possono più essere a carico dei servizi sociali. In questo caso si tratta di ragazze dai 18 ai 20 anni, 6 in tutto, che vivono in un appartamento, Casa Florilor, gestito da un’educatrice italiana e da una rumena. Il progetto, nato nel giugno 2006, prevede per loro un percorso di emancipazione, autosufficienza e avviamento al lavoro. Durante il campo di lavoro a Slatina, la sera dopo aver lavorato con i bambini, i volontari sono andati a fare loro visita tutti i giorni, si sono conosciuti, sono diventati amici.
Le ragazze sono in gran parte operaie, una lavora in un forno, una è cameriera e le altre lavorano come sarte in una fabbrica di abbigliamento all’ingrosso. “Ora, due sono rimaste incinta, ma si sono sentite sicure e protette dall’associazione hanno deciso di tenere il bambino, sono andate a far parte dei centri maternali, e sono arrivate altre due nuove ragazze. Tuttavia il rapporto continua a essere molto stretto con loro”.
Il progetto Casa Florilor piace molto anche al Comune di Slatina che ha promesso all’associazione Cucurbeu un altro appartamento per altre ragazze. Il problema, come spiega Fiore, è che attualmente mancano i fondi per gestirlo. Il progetto sopravvive grazie alle raccolte fondi di Arci e Cucurbeu, ma ci sarebbe bisogno di un’entrata fissa o di un’associazione più grande che riesca a sostenere i costi. Tuttavia il progetto continua.
“Il nostro obiettivo è che le ragazze diventino indipendenti soprattutto dal punto di vista personale. Certo, anche un domani uscendo dal progetto magari non potranno proprio vivere da sole, però stanno facendo passi da gigante dal punto di vista dell’affermazione personale”.

Gli orfanotrofi- Fiore racconta la storia di F., una delle nuove ragazze arrivate a Casa Florilor. “Agli atti lei risulta ritardata, in realtà è solo molto timida. Ha vissuto per anni in un orfanotrofio del sud… e le ragazze di casa Florilor inizialmente non l’accettavano”.
E non è difficile immaginare perché. L’orfanotrofio dal quale F… proviene è descritto anche nelle pagine del libro “Diari dalla Romania”. Una delle tappe previste dal campo di lavoro era infatti anche questa.
“Quando oltrepassiamo il cancello dell’istituto è già troppo tardi per tornare indietro. Non si può scappare, non si può pensare. Rimaniamo sconvolti da quel luogo” (Gianluca da "Diari dalla Romania ")
“Ieri la vista dell’orfanotrofio ha completamente stravolto ogni pensiero, ogni piccola certezza è crollata e mi sono trovata davanti un angolo di mondo assolutamente dimenticato da tutti e da tutto” (Chiara da "Diari dalla Romania ")
“Senz’altro la miglior accoglienza ricevuta in vita mia. Eppure questa umanità ha un qualcosa che la rende talmente orribile che hanno deciso di segregarla, di allontanarla dal resto della società” (Matteo da "Diari dalla Romania ").
La struttura visitata dai ragazzi durante il campo di lavoro è uno degli orfanotrofi ancora in funzione, una sorta di manicomio che rinchiude un centinaio di ragazzi disabili fisici o mentali, sieropositivi o con problemi caratteriali, ammassati tra le stesse mura senza distinzione.
“Il concetto di disabilità in Romania è completamente differente dal nostro” dice Fiore “Il bambino a cui manca un occhio è equiparato al bambino autistico che dondola tutto il giorno. Non c’è psicoterapia o fisioterapia, non esistono percorsi di integrazione e recupero. I ragazzi vengono abbandonati a loro stessi.”

Le case appartamento e i bambini disabili- E questo non succede solo negli orfanotrofi-manicomi, ma anche nelle case-appartamento che hanno il grande pregio di permettere ai bambini di vivere in ambienti dignitosi, ma che purtroppo raramente prevedono per loro percorsi di recupero e terapia, soprattutto nei casi di disabilità.
“Le case con cucina, spazio comune e camere sono gestite a turni dal personale dei servizi sociali, donne di 50 anni circa che non hanno formazione specifica. La cosa positiva è che i bambini non sono mai soli, la cosa negativa è che non sono seguiti dal punto di vista della formazione”.
In effetti non ci sono dei veri e propri educatori in Romania: il corso universitario è stato attivato da poco e non ci sono ancora laureati. Ci sono licei psico-pedagogici che diplomano ragazzi che a volte affiancano queste “domne”, ma occupandosi più che altro di attività ludico ricreative.
La scuola è obbligatoria e i ragazzi vengono incoraggiati a studiare anche dopo i 18 anni. Tuttavia l’ambiente scolastico è difficile –ci sono pochi insegnanti, il personale è ridotto, a volte mancano i libri di testo- e spesso molti bambini non frequentano. “Se poi hanno un handicap fisico o mentale è molto difficile che vadano a scuola”.
E così restano nelle case appartamento, con altri pochi bambini, senza essere aiutati a guarire.
Un gruppo dei ragazzi dei campi di lavoro ha scelto di dedicarsi tutti i giorni ai bambini disabili delle case appartamento, invece che far divertire e giocare con quelli senza particolari problemi. “Sono quattro, nessuno di loro è in grado di parlare. Ognuno sembra che stia facendo qualcosa, ma non capisco bene che cosa. (…) Nessuno di loro fa qualcosa con un altro. Sembrano tutti concentrati su di sé. (…) Presto ci rendiamo conto che qualsiasi pretesa di attività di gruppo è fuori luogo. “ (Carlo da "Diari dalla Romania").
“Così ho smesso di chiedermi cosa dovevo fare e come dovevo farlo e non ho fatto nulla, mi sono semplicemente fatta guidare da loro” (Chiara da "Diari dalla Romania ").

I ragazzi sieropositivi e le Case dei Sogni- Senza possibilità di recupero, quando invece una guarigione a volte sarebbe possibile: purtroppo il destino dei bambini che hanno particolari problemi è spesso segnato in un paese come la Romania. Come segnato è il futuro dei ragazzi sieropositivi, la percentuale più alta di giovani malati in tutta Europa. “Durante il regime per arrivare alla formazione della cosiddetta grande Romania di 20 milioni di abitanti, Ceausescu ha abolito per 4 anni la contraccezione e la legge sull’aborto. I bambini delle famiglie che non si potevano occupare di loro venivano affidati allo Stato che però a un certo punto si è trovato nelle condizioni di non poterli più mantenere e dar loro da mangiare tanto erano numerosi. Per questo vennero promosse donazioni di sangue senza controllo. L’aids si è così diffuso. E i bambini di ieri sono i ragazzi di adesso. Tra l’altro non esistono campagne per la contraccezione e il virus si propaga”.
Fiore però racconta che un piccolo paradiso esiste: si chiama “Le case dei sogni” ed è una struttura creata da Antonio, un italiano che ha deciso di fare qualcosa per questi altri giovani emarginati. E’ una villa, residenza per bambini sieropositivi abbandonati e centro diurno per ragazzi malati che hanno famiglie. Qui c’è un medico, personale infermieristico, uno psicologo, educatori: i ragazzi vengono seguiti e accompagnati nel loro percorso di guarigione.

Casa Florilor, le Case dei sogni, le strutture per i ragazzi di strada… vie di speranza ancora ci sono per i giovani rumeni. E anche per i ragazzi italiani ai quali si presenta l’opportunità con i campi di lavoro di conoscere meglio un paese come la Romania e capire qualcosa di più… non solo dal punto di vista territoriale.
“Come tutte le esperienze forti, come tutti i viaggi che ti prendono la pancia anche il contorno di ciò che fai ti rimane dentro” scrive Fiore alla fine del libro. Pronta per una nuova esperienza.

(Francesca Mezzadri)
(intervista a cura di Claudia Coppola e Francesca Mezzadri )
febbraio 2008

 

Circolo Arci "Sputnik Tom"
Via Lirone 10/C
Castel Maggiore, Bologna
Tel: 340.6465348
E-mail: sputniktom@gmail.com
Sito:http://sputniktom.bo.arci.it

Chiunque fosse interessato ad acquistare una o più copie di “Diari dalla Romania” (con un’offerta libera a partire da 5€ cadauna, destinati al progetto Casa Florilor), ad avere informazioni sul prossimo campo di lavoro o semplicemente a saperne di più, può contattare Fiore al numero 340.5581997 o scrivere all’indirizzo

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