Stallo al tribunale penale internazionale per l'ex Yugoslavia

Il processo dell’ex leader serbo-bosniaco Radovan Karadzic rischia un rinvio

I giudici del Tribunale Internazionale per l’ex-Jugoslavia sono costretti a rinviare il processo dell’ex leader serbo-bosniaco Radovan Karad zic. Accusato di crimini di guerra, crimini contro l’umanità tra il 1991-1995 e del genocidio di Srebrenica, l’ex leader si è dichiarato innocente dinanzi alla Corte.

Rinvio del processo - Dopo aver annunciato di voler boicottare il procedimento nei suoi confronti, Karadzic; si è presentato i primi di novembre in aula e ha chiesto un rinvio di 10 mesi in modo da poter preparare la sua difesa. Al di là dei 14 anni trascorsi dall’emanazione del mandato d’arresto, sono passati 15 mesi dalla sua consegna al Tribunale dell’Aja, termine che l’imputato non ha ritenuto sufficiente per leggere il fascicolo dell’accusa preparato dal Procuratore. La scelta di condurre la propria difesa non è una novità per i giudici del Tribunale Internazionale. Infatti, anche Miloševic; e il leader Seselj hanno utilizzato la stessa strategia difensiva, allungando in questo modo i tempi del processo.

Auto-difesa - Antonio Cassese, professore e primo presidente del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, già al momento della consegna di Karadzic; all’Aja, il 31 luglio 2008, pubblicò un articolo su Repubblica in cui ipotizzava una simile prospettiva. Secondo il professore, tale ostacolo alla giustizia può essere aggirato seguendo la tradizione giuridica degli Stati e della Corte europea dei diritti dell’uomo nel processo penale che si basa sul principio del contraddittorio. Il processo deve essere equo e giusto. Per questo è necessario che la difesa sia qualificata per potersi confrontare con il Procuratore. In questo caso, a differenza dei due casi precedentemente citati, Karadzic; è uno psichiatra, nonché aspirante poeta, ma non ha una specifica formazione giuridica necessaria per sostenere da solo la propria difesa davanti alla Corte.

I rischi legati al rinvio - I giudici devono prendere una decisione importante senza che vi sia un’ulteriore dilatazione temporale del processo. Il mandato con il quale il Consiglio di Sicurezza ha istituito il Tribunale si concluderà nel 2010. La mancata conclusione del processo ad uno dei presunti colpevoli del terribile genocidio di Srebrenica rappresenterebbe una sconfitta per diritto internazionale. Un duro colpo per i giudici che hanno svolto un lavoro straordinario per la ricostruzione dei fatti, per le vittime e per le nuove e vecchie generazioni che hanno il diritto di credere nella giustizia tra gli uomini.

Nicoletta Zappile - novembre 2009

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