Maggiore tutela per le donne in carcere nell'UE

Il Parlamento europeo invita gli Stati membri a migliorare le condizioni di vita delle detenute

donna madre in carcere“Anche se le donne rivestono solo il 5% della popolazione carceraria in Europa, la creazione di condizioni di vita che rispettino i loro bisogni specifici è una questione di rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali”. Con queste parole, l’eurodeputata greca Marie Panayotopoulos-Cassiotou a nome del Parlamento europeo invita gli Stati membri a tenere maggiormente in conto le esigenze delle donne detenute nelle carceri europee.

Migliori condizioni di vita - Sebbene le prigioni siano materia di competenza dei singoli Stati membri, il Parlamento chiede di adottare una decisone quadro sugli standard minimi dei diritti dei detenuti, in particolare delle donne, basandosi sull’articolo 6 del trattato dell’UE.
Il primo passo si traduce in un ammodernamento delle strutture per garantire servizi di igiene, aerazione, luce, miglioramento delle condizioni alimentari e di sanità. Ma, ovviamente, non si tratta solo di investire in campo tecnico. Tenere presenti le specificità femminili della popolazione carceraria vuol soprattutto dire garantire loro maggiore protezione e sicurezza, considerando il fatto che spesso si tratta di donne a loro volta vittime di abusi e sfruttamento, con un passato difficile, in alcuni casi traumatico.
Si tratta solo del 5% della popolazione carceraria complessiva in Europa, ma, in specifico le stime cambiano di paese in paese. Ad esempio mentre a Malta le detenute sono solo 11, in Spagna sono circa 5.000 (e la percentuale media si alza al 7,9% del totale) e nei Paesi Bassi 1.800 (ovvero ben l’8,8%). In Italia invece viene confermata la media europea per un totale di 2.600 detenute, ovvero il 4,7% del totale. Garantire la sicurezza di queste detenute, mettendo fine alla situazione di abuso e violenza cui sono particolarmente esposte –soprattutto le minoranze etniche e sociali- deve diventare una priorità per le istituzioni carcerarie europee.

Bambini e famiglia - Sicurezza è la parola d’ordine anche in campo sanitario soprattutto per le donne incinta e le madri che accudiscono i figli. Questo significa celle più spaziose e individuali e maggiore attenzione in campo alimentare e igienico. Non solo: è necessario garantire alle donne in attesa controlli natali e prenatali e corsi di educazione parentale. Il Parlamento invita inoltre gli Stati membri a considerare per le giovani madri pene alternative alla detenzione, come ad esempio le comunità, onde evitare che il bambino venga loro sottratto nelle 24/72 ore successive alla nascita, come generalmente succede, o che viva insieme a lei in una struttura carceraria. Questa misura dovrebbe valere anche per le donne partorienti e per i detenuti uomini con a carico figli minori, proprio perché è l’interesse del bambino che ogni Stato deve tutelare, con la salvaguardia dell’intera famiglia.
Inoltre sarebbe necessario aumentare i centri di detenzione femminili e ripartirli meglio sul territorio proprio per facilitare il mantenimento dei legami familiari. Le istituzioni carcerarie dovrebbero adottare norme più flessibili per quanto riguarda frequenze, durata e orari di visita e le sale di incontro dovrebbero essere più accoglienti in modo da rendere le visite tra familiari piacevoli e meno “intrise” della cupa atmosfera carceraria.

E dopo il carcere? - Non da ultimo, le istituzioni dovrebbero garantire a tutti i detenuti, uomini e donne, possibilità di impiego adeguatamente retribuite e corsi di alfabetizzazione, istruzione, lingua per stranieri e formazione professionale, adeguati alle esigenze del mercato di lavoro. Sarebbe importante che i detenuti mantenessero dei legami con il mondo esterno, ad esempio attraverso stampa e mezzi di informazione, oppure seguendo particolari attività artistiche o culturali, in modo da potersi reinserire con più facilità una volta scontata la pena.
In particolare il Parlamento invita tutte le istituzioni ad usare particolare attenzione per quanto riguarda il reinserimento nella società degli ex detenuti, attuando misure di assistenza durante e dopo la detenzione . Soprattutto le donne madri e le minorenni una volta uscite dal carcere dovrebbero essere aiutate per la ricerca di un lavoro e di un alloggio. Tutto questo per salvaguardare l’interesse dell’intera famiglia e soprattutto per evitare situazioni di esclusione sociale che spesso sono la causa di nuove reclusioni.

Francesca Mezzadri - marzo 2008

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