Diritto d'asilo: come funziona nell'UE?
Molti paesi europei sono impegnati da anni su un fronte comune: quello della gestione dei flussi di richiedenti asilo. Ma cosa si intende per “richiedente asilo” e quali sono le norme che lo regolano a livello europeo? E perché è così importante raggiungere una procedura comune? Partiamo dall’inizio. E’ la Convenzione di Ginevra del 1951 che chiarisce lo status del rifugiato.
Rifugiati diversi per paesi diversi - Chi scappa dal paese di sua nazionalità, e teme di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, opinione politica o appartenenza a un particolare gruppo sociale può chiedere asilo ad un paese europeo. Ogni paese sceglierà se concedergli o meno lo status di rifugiato in base a criteri che dovrebbero essere uniformi in tutta l’Ue , ma che variano a seconda dei vari Stati.
Infatti negli anni, con l’aumento dei flussi migratori e con una politica europea che spesso fa leva sul concetto di paura, il termine "asilo" ha perso il suo tradizionale significato di solidarietà (che si basava sull’idea di offrire protezione alle vittime di guerre e dittature) e si è legato sempre di più al concetto opposto, quello di sicurezza, ovvero di tutela personale. Per regolare il flusso quasi ininterrotto di stranieri e per evitare di vedere accrescere il loro numero – e con esso la presenza straniera, reputata “minacciosa”nel proprio territorio - i singoli Stati membri preferiscono ridurre al minimo gli standard legislativi europei e applicare le proprie leggi, spesso molto più restrittive nei confronti dei richiedenti asilo. Le procedure nazionali variano anche a seconda dei luoghi di provenienza dei rifugiati e del rapporto che hanno questi paesi con il territorio ospitante. Basti pensare alle differenze tra Svezia e Gran Bretagna: la prima accoglie l’80% dei rifugiati irakeni, la seconda solo il 13%. E questo perché non esiste una procedura comune, nonostante la legge europea sia la stessa.
Una base comune - Le basi per una politica e un sistema d’asilo comune sono state poste dalla Commissione europea nel 1999 durante il Consiglio di Tampere, dopo 50 anni che la Convenzione di Ginevra era rimasto l’unico documento europeo che legiferasse sulla materia. Standard comuni che solo recentemente, nel 2004, sono confluiti nel Programma dell’Aia dove la Commissione europea ha promosso una serie di azioni per un Comune Sistema d’Asilo da attuare entro il 2010. La parola chiave del programma è cooperazione. La cooperazione pratica, operativa da parte di tutti gli Stati membri, è il sine-qua-non per attuare un reale sistema comune d’asilo e per migliorare l’efficienza e la qualità della politica d’asilo nei vari territori europei.
Un’ulteriore Comunicazione della Commissione del 2006 su richiesta del Consiglio europeo rafforza questo obiettivo di cooperazione stabilendo un preciso programma di lavoro per raggiungere la completa armonizzazione nel 2010. Come spiegato dall’allora vicepresidente della Commissione, Franco Frattini, responsabile in materia di giustizia, libertà e sicurezza “In vista della realizzazione del futuro regime europeo comune in materia d’asilo, è essenziale sviluppare una maggiore convergenza, non solo a livello legislativo, ma anche pratico. E’ fondamentale che le autorità competenti in materia d’asilo degli Stati membri abbiano a disposizione un insieme comune di strumenti per soddisfare le proprie necessità quotidiane e operative.”
Da qui le azioni:
- l’introduzione di una procedura unica di esame delle domande per ridurre ritardi, problemi ed eventuali abusi del sistema;
- la condivisione da parte degli Stati membri di un database comune di informazioni su tutti i paesi di provenienza dei richiedenti asilo da integrare e ampliare nel corso degli anni;
- l’adozione di una modalità comune di affrontare particolari problemi di accoglienza e trattamento delle domande di asilo in caso queste risultino particolarmente numerose.
Un ufficio europeo di Supporto servirà a gestire eventuali problemi di organizzazione e favorirà la cooperazione tra gli Stati membri, aiutando anche lo scambio di buone pratiche.
Il Programma dell’ Aia non trascura neanche la cosiddetta dimensione esterna dell’asilo ponendosi come obiettivo anche la lotta alla povertà e alla sicurezza negli Stati a rischio.
Ma, la novità sta proprio nel fornire strumenti concreti per obiettivi pratici, quali appunto la condivisione delle informazioni, il miglioramento della qualità dei servizi e la risoluzione dei problemi. Strumenti che metteranno di nuovo in moto quel processo di solidarietà iniziato anni fa per aiutare le vittime di guerre, conflitti e dittature.
Francesca Mezzadri - novembre 2008