Il primo incontro Euromediterraneo sulla migrazione

Si discute sul problema dei rifugiati

frontiereOgni anno l’Europa si trova a dover fronteggiare i vasti flussi migratori provenienti dai paesi più poveri del Mediterraneo, paesi di origine o di transito di persone che cercano di raggiungere illegalmente l’Europa dal mare. I flussi sono diretti soprattutto sulle rive del Sud Europa e anche in Italia. Proprio per questo il partenariato con i paesi mediterranei non europei è indispensabile per trovare una soluzione ai processi migratori. Questi i temi discussi durante il primo incontro ministeriale Euromediterraneo sulla migrazione tenutosi in Portogallo, ad Algarve, il 18 e il 19 novembre.

Promuovere la migrazione legale e lo sviluppo - La conferenza, presieduta da Rui Pereira, ministro portoghese degli affari interni, ha visto la partecipazione di Franco Frattini, vice-presidente della Commissione europea in Italia, dei ministri europei responsabili per la migrazione e dei loro colleghi dall’Albania, l’Algeria, la Palestina, l’Egitto, l’Israele, la Giordania, il Libano, la Libia, la Mauritania, il Marocco, la Siria, la Tunisia e la Turchia.
Nell’accordo siglato in conclusione dell’incontro, i partecipanti hanno stabilito le 3 principali aree di azioni future: facilitare la migrazione legale, promuovere lo sviluppo nei paesi più poveri per limitare i flussi, e combattere la migrazione illegale.
Si promuoverà la migrazione legale innanzitutto stabilendo le categorie di lavoratori richiesti nei paesi dell’Unione europea ma tenendo anche conto delle esigenze dei paesi d’origine onde evitare la cosiddetta fuga di cervelli. Saranno inoltre sviluppate diverse forme di mobilità come la migrazione circolare e temporanea. Per facilitare il raggiungimento di questi obiettivi saranno attivati corsi di avviamento professionale e linguistici per i potenziali migranti, ma anche campagne di informazione per renderli consapevoli dei propri diritti. Campagne che informeranno anche sulla legislazione e sull’importanza dei valori nazionali del paese di destinazione in modo da facilitare l’integrazione e il rispetto, nonché ridurre i comportamenti negativi degli immigrati nei paesi stranieri.
E per quanto riguarda i corsi di perfezionamento, anche questi dovrebbero servire a migliorare le capacità e le competenze degli immigrati che metterebbero in pratica una volta tornati nei loro paesi d’origine.
Lo sviluppo sostenibile dei paesi mediterranei non europei è considerato un ulteriore mezzo per ridurre il numero di immigrati diretti in Europa. Insieme alle misure “negative” previste per la riduzione dei flussi migratori, sono in programma anche misure “positive” per contribuire allo sviluppo economico dei paesi come la facilitazione del trasferimento di denaro e opportunità di microcredito grazie alla collaborazione delle banche. Per raggiungere tali obiettivi sono previsti: un seminario su questi temi, un sito web Euromediterraneo che dia tutte le necessarie informazioni e promuova la competizione tra i vari istituti di credito che co-finanzino i progetti di investimento degli stranieri regolarmente residenti in Europa per i loro paesi d’origine.

Combattere la migrazione illegale - Accanto a queste misure che promuovono la migrazione legale, sono previste anche azioni per combattere quella illegale. Tra queste, l’introduzione di nuove tecnologie sui servizi di sicurezza per il controllo dei documenti di viaggio. Non solo: sono previsti anche corsi che insegnino metodi di identificazione per il riconoscimento di documenti falsi.
Gli attivisti dei diritti umani criticano invece la cooperazione tra partner non europei del Mediterraneo, in particolare le operazioni Frontex e di riammissione, considerate come violazioni di diritti umani, perché prevedono 6 mesi di prigione per quelli che lasciano irregolarmente il loro paese e anche per i cittadini dei paesi terzi che arrivano irregolarmente nei paesi non europei.
Ancora però i governi dei paesi non europei non sembrano avere intenzione di abbandonare queste pratiche restrittive. D’altra parte, in qualche modo è pur necessario punire l’immigrazione illegale.
Nonostante il primo incontro Euromediterraneo abbia rappresentato solo un primo passo, ha comunque gettato le basi per una futura cooperazione. In più, la cosa importante è che ci si è soffermati non solo sugli interessi di tutti gli Stati (“vantaggiati” e “svantaggiati”), ma anche sui diritti degli immigrati che i paesi intendono proteggere.

Halina Sapehanovembre 2007

 

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