L'esito della 153° sessione plenaria del Comitato delle Regioni - febbraio 2023

Dalle nostre infografiche: cosa fa il Comitato delle Regioni?

L'8 e 9 febbraio si è tenuta la 153ª sessione plenaria del Comitato delle Regioni, in cui i rappresentanti degli enti locali europei e della Commissione si sono riuniti per discutere temi di attualità rilevanti a livello locale e regionale. 

Dalla sua sede a Bruxelles, il Comitato europeo delle Regioni (CdR) funge infatti da Assemblea dei rappresentanti regionali e locali dell'Unione europea. Dal 1994 la sua missione è quella di rappresentare e promuovere gli interessi degli enti regionali e locali nel processo decisionale europeo.

 L'Assemblea del CdR si riunisce in sessione plenaria sei volte l’anno, principalmente per discutere e adottare pareri, relazioni e risoluzioni. 

 La 153° sessione plenaria ha avuto come temi centrali:

  • Lo sviluppo di autorità regionali e locali pronte per l'era digitale, attraverso un dibattito insieme alla Vicepresidente della Commissione Europea per un'Europa pronta per l'età digitale, Margrethe Vestager;
  • Gli obiettivi di sviluppo sostenibile;
  • Le priorità della Commissione Europea per il 2023, in particolare la piattaforma energetica, materie prime essenziali e le relazioni dell'Unione Europea con il Regno Unito;
  • La Cerimonia del premio Sindaco Pawel Adamowicz, vinto dal comune polacco di Michałowo, per aver aiutato i rifugiati rimasti bloccati al confine tra la Polonia e la Bielorussia nel settembre 2021. Il premio viene conferito a soggetti che, in politica o nella società civile, sull'esempio di Paweł Adamowicz, agiscono nelle loro comunità con coraggio e integrità per aiutare persone in stato di necessità;
  • L'Anno Europeo delle Competenze

 

8 febbraio 2023: prima giornata


Dopo l’apertura formale della sessione con i saluti istituzionali del Presidente Vasco Alves Cordeiro, il CdR ha adottato i seguenti pareri:

1) Mettere al primo posto le persone, garantire una crescita sostenibile e inclusiva, liberare il potenziale delle regioni ultraperiferiche dell'UE, presentato da Pedro De Faria e Castro, sottosegretario alla presidenza della regione Azzorre, Portogallo (PPE) e riguardante l'adozione di una strategia di sostegno rinnovata e ambiziosa per le regioni ultraperiferiche d'Europa.

Le regioni ultraperiferiche (RUP) sono territori europei situati nell'Oceano Atlantico, nei Caraibi, nell'America meridionale e nell'Oceano Indiano, vale a dire Guadalupa, la Guyana francese, Martinica, Riunione, Mayotte, Saint-Martin, le Azzorre, Madeira e le Isole Canarie. Le RUP si trovano ad affrontare delle vulnerabilità specifiche, dovute alle loro caratteristiche geografiche, alla lontananza e all'isolamento, come riconosciuto dalla comunicazione della Commissione europea. Queste vulnerabilità sono state aggravate dall'impatto della crisi pandemica di Covid-19, dalle ripercussioni della guerra della Russia all'Ucraina, e da un numero crescente di catastrofi naturali.

Dato questo contesto, il CdR reputa urgente aggiornare le politiche di sostegno e gli strumenti di investimento per le regioni ultraperiferiche, in particolare per affrontare le notevoli disuguaglianze sociali ed economiche di queste regioni rispetto all'Europa continentale e sostenere il processo di convergenza con il resto dell'Unione europea, applicando sistematicamente l'articolo 349 del TFUE per adottare soluzioni pragmatiche e personalizzate.

Il CdR raccomanda inoltre di tenere in considerazione gli effetti del pacchetto legislativo Pronti per il 55%, poiché gli obblighi di rispettare i nuovi obiettivi sulle emissioni e sulla tassazione dei carburanti rischiano di avere un impatto dirompente sull'economia delle RUP. Il CdR, ricordando che le RUP sono sistemi energetici isolati che non possono essere collegati alla terraferma, sollecita politiche volte a promuovere l'autonomia energetica di queste regioni attraverso un sostegno mirato; inoltre, ricordando la totale dipendenza delle regioni ultraperiferiche da trasporti aerei e marittimi affidabili e a prezzi abbordabili ai fini della mobilità dei loro abitanti e dell'approvvigionamento di beni essenziali, sollecita la Commissione a valutare se sia necessario introdurre un sostegno nel settore dei trasporti quale strumento complementare per compensare gli svantaggi e le perdite derivanti dai costi del trasporto di passeggeri e merci.

Nelle loro raccomandazioni, i leader regionali e locali dell'UE hanno anche sottolineato il ruolo delle regioni ultraperiferiche nel rafforzare la dimensione marittima dell'Unione Europea, che ha la più grande area marittima del mondo, con una zona economica esclusiva (ZEE) di oltre 25 milioni di km2. La ZEE dell'UE offre la prospettiva di grandi opportunità economiche nei prossimi anni, pertanto, il CdR accoglie con favore l'impegno della Commissione a rivedere i requisiti della procedura di notifica e le disposizioni che consentono di concedere aiuti di Stato per il rinnovo della flotta peschereccia in queste regioni.

Infine, per quanto riguarda il turismo, dato il ruolo cruciale di questo settore per lo sviluppo, l'occupazione e la crescita economica delle RUP, il CdR chiede alla Commissione europea di accelerare lo sviluppo di una politica europea del turismo.

 

 2) Lo spazio europeo dei dati sanitari, presentato da Daniela Cîmpean, Presidente del consiglio distrettuale di Sibiu, Romania (PPE). Per rafforzare la resilienza e la qualità dei sistemi sanitari, e soddisfare le aspettative dei cittadini in merito alle politiche sanitarie, la Commissione ha presentato un regolamento per istituire lo spazio europeo dei dati sanitari, che consentirà l'archiviazione digitale dei dati medici dei cittadini per la prestazione di assistenza sanitaria, la ricerca, l'elaborazione delle politiche e le attività di regolamentazione.

Il parere adottato dal CdR è stato redatto dalla presidente di Sibiu, una contea della Romania dove è già stato implementato un sistema di archiviazione medica digitale. Grazie a questo sistema, ha raccontato la Cîmpean nel suo intervento alla sessione plenaria, i cittadini di Sibiu hanno ora più facilmente accesso ai propri dati medici e possono beneficiare di una diagnosi più accurata e di un trattamento medico più appropriato grazie a dati completi, aggiornati e facilmente accessibili per il personale sanitario.

Nel suo parere, il CdR ha sottolineato che la felice attuazione dello spazio europeo dei dati sanitari richiede un approccio basato sulla governance multilivello e soluzioni non solo a livello dell'UE e nazionale, ma anche a livello regionale e locale. Pertanto, il CdR ha chiesto di essere rappresentato nel comitato dello spazio europeo dei dati sanitari ("Comitato EDHS"), rammentando anche di definire con maggior chiarezza il ruolo e i poteri di suddetto comitato.

Inoltre, ha osservato che una delle maggiori sfide legate all'implementazione dello spazio europeo dei dati sanitari sarà la fornitura di risorse e infrastrutture adeguate, comprese infrastrutture fisiche a livello nazionale, regionale e locale, per la conservazione, l'accesso e lo scambio dei dati.

Il CdR ha anche richiamato l'attenzione sul fatto che le stime finanziarie che figurano nella proposta non riportano in maniera sufficientemente chiara i costi per i livelli locale e regionale e non specificano in che misura saranno coperte le spese sostenute dagli Stati membri e dai diversi attori coinvolti.

Infine, dato che diversi Stati membri si stanno già adoperando, a livello nazionale o decentrato, per individuare soluzioni digitali non solo per lo scambio di dati tra settori diversi, ma anche in rapporto a molti altri aspetti trattati nel regolamento, il CdR ha invitato a sfruttare in futuro l'esperienza acquisita mediante tali iniziative nell'ambito dello spazio europeo dei dati sanitari.

 

3) Strategie di adattamento regionali per un'agricoltura a basse emissioni di carbonio, presentato da Loïg Chesnais-Girard, Presidente del consiglio regionale della Bretagna (PSE), con cui il CdR ha chiesto che gli enti locali e regionali siano coinvolti nella governance della certificazione in materia di sequestro del carbonio nei terreni agricoli, in risposta alla proposta di regolamento della Commissione.

In numerosi Stati membri le regioni sono direttamente coinvolte nell'elaborazione e nell'attuazione dei piani strategici della Politica agricola comune (PAC), contribuendo a incentivare pratiche sostenibili per ridurre le emissioni di gas a effetto serra in agricoltura. Inoltre, gli enti locali e regionali, svolgendo il duplice ruolo di promotori e aggregatori di progetti agricoli a basse emissioni di carbonio, possono favorire la cooperazione tra le parti interessate. Queste considerazioni sono alla base della richiesta del CdR di mettere al centro della governance della certificazione gli enti locali e regionali.

Il sequestro del carbonio nel suolo e nei materiali vegetali può essere uno strumento fondamentale per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, ma il CdR ritiene che la certificazione europea per l'agricoltura debba prendere in considerazione l'azienda agricola nel suo complesso e tutte le emissioni di gas a effetto serra, non solo le emissioni di carbonio. Il CdR ha proposto anche l'adozione di un approccio basato su pratiche riconosciute per aumentare e mantenere il contenuto di carbonio nel suolo, contribuendo nel contempo alla protezione della biodiversità, invece di un approccio basato unicamente sui risultati.

Il CdR ha chiesto inoltre che la certificazione del carbonio venga messa in conformità con la PAC, che deve rimanere lo strumento principale per orientare la produzione agricola europea verso sistemi sempre più resilienti e sostenibili. Pertanto, chiede che i finanziamenti legati alla certificazione del carbonio possano funzionare in maniera complementare ai finanziamenti della PAC, e ricorda di fare in modo che il nuovo sistema non penalizzi gli agricoltori con aziende più piccole e quelli che hanno già integrato nelle loro attività pratiche di riduzione e stoccaggio dei gas a effetto serra.

Il parere del CdR infine mette in guardia dai rischi derivanti dalla creazione di mercati volontari di compensazione, che potrebbe portare a una finanziarizzazione dell'agricoltura e all'accaparramento dei terreni agricoli. La regolamentazione della certificazione deve essere coerente, trasparente e sicura per garantire che i crediti di carbonio concessi in questo settore siano affidabili e il quadro di monitoraggio e valutazione della certificazione sia al tempo stesso affidabile e accessibile. Nella presentazione del parere, il relatore Chesnais-Girard ha richiesto "che il sequestro di carbonio nei terreni agricoli apporti dei vantaggi prima di tutto al sistema agroalimentare e non diventi il pretesto per un 'ambientalismo di facciata' per altri settori che non si attivano in misura sufficiente per ridurre le loro emissioni di gas a effetto serra".

 

4) Relazione di riesame sull'attuazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza, presentato da Rob Jonkman, Assessore comunale di Opsterland, Paesi Bassi (PPE) e votato all'unanimità dal CDR. Il parere risulta piuttosto critico nei confronti degli sforzi di alcuni governi nazionali per promuovere la ripresa, definendo la relazione di riesame del dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) un'opportunità mancata, a causa del mancato riconoscimento del ruolo degli enti locali e regionali.

La relazione di riesame infatti non analizza una serie di punti cruciali per il successo dell'attuazione del RRF legati al ruolo degli enti locali, come: la governance dei PNR e dei processi correlati; le sinergie e i rischi di sovrapposizione con altre fonti di finanziamento dell'UE; l'effettivo contributo del RRF ai programmi operativi per la politica di coesione; il coinvolgimento degli enti locali e regionali e l'allineamento del RRF alla pianificazione regionale e locale.

Il CDR ha quindi fatto presente che i piani nazionali di ripresa e resilienza hanno meno efficacia se le regioni e le città non vengono coinvolte efficacemente nella loro attuazione, dato che sono gli enti locali e regionali a fornire la maggior parte dei servizi pubblici a residenti e alle imprese e a investire nei settori di intervento oggetto dei PNRR, nei campi della ripresa economica e sociale, nonché delle transizioni verde e digitale. Come ricordato nel parere adottato, gli enti locali e regionali sono responsabili di un terzo della spesa pubblica totale e di oltre la metà degli investimenti pubblici effettuati nell'UE; pertanto, se vengono lasciati fuori, i traguardi e gli obiettivi fissati nei PNRR rischiano di non essere raggiunti. 

Il CDR ha quindi chiesto che nelle relazioni annuali della Commissione e nella relazione di valutazione indipendente figuri una sezione sul coinvolgimento degli enti locali e regionali e ha esortato gli Stati membri e la Commissione europea a trasformare l'attuale governance centralizzata del RRF in un approccio multilivello istituendo sessioni informative ed eventi su base strutturale. Con le parole del promotore del parere, "gli enti locali e regionali dovrebbero essere riconosciuti e trattati come partner, non come cosiddetti "stakeholder". Abbiamo bisogno di più partenariato e cooperazione a più livelli, non di maggiore centralizzazione."

 

5) Progressi nell'attuazione degli OSS, presentato da Ricardo Rio, sindaco di Braga, Portogallo (PPE). Di fronte al rischio di un rallentamento nella lotta contro la crisi climatica e di un aumento delle disparità territoriali e sociali, i leader locali e regionali hanno chiesto un maggiore impegno da parte dell'UE nell'attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) entro la scadenza del 2030.

Il CDR ha riconosciuto negli OSS l'unico progetto olistico per il futuro, in grado di fornire un unico quadro di riferimento per i molteplici quadri a vari i livelli (Accordo di Parigi, PNRR, RFF, Green Deal, nuova agenda urbana…), ma ha espresso preoccupazione poiché il monitoraggio annuale sugli OSS non si basa su indicatori misurabili con scadenze precise e pertanto è difficile monitorare realmente i progressi nel raggiungimento di tali obiettivi.

Gli enti locali e regionali hanno un ruolo essenziale nelrendere gli OSS reali e concreti nella vita delle persone. Molte città e regioni stanno utilizzando gli OSS per costruire strategie di ripresa forti e resilienti, ma poiché il monitoraggio utilizza solo indicatori a livello nazionale, le valutazioni non riflettono le disparità all'interno dei singoli paesi. A tal fine, il CDR sostiene il Centro Comune di Ricerca della Commissione europea ed Eurostat nel progetto pilota "Regioni 2030", per creare un quadro di riferimento con cui le regioni possano monitorare i progressi verso il raggiungimento degli OSS nel loro territorio. (Dieci regioni europee hanno già aderito)

Il CDR ha sottolineato inoltre che occorre stabilire collegamenti migliori tra gli OSS e i PNRR, dal momento che per il 47% delle città e delle regioni i finanziamenti rappresentano il principale ostacolo all'attuazione degli OSS e che gli Stati membri dispongono ancora di risorse per 225 miliardi di EUR a titolo del dispositivo per la ripresa e la resilienza. A tal fine, il CDR sollecita un coordinamento migliore e più strutturato tra i livelli di governo, anche con una governance più inclusiva del semestre europeo.

Il CDR ha infine richiamato l'importanza di mantenere lo sviluppo sostenibile al centro di tutte le azioni politiche in Europa anche dopo il 2030, creando una vera economia del benessere, incentrata sulle persone e sul pianeta per realizzare un'UE sostenibile a lungo termine, e ha esortato il Consiglio dell'UE a organizzare un dibattito ad alto livello sull'impulso necessario in ambito UE per attuare gli OSS nei tempi previsti. Il dibattito dovrebbe tenersi a livello ministeriale in sede di Consiglio "Affari generali" e inviare un chiaro segnale alla Commissione europea circa l'importanza degli OSS.

 

6) Creare un ambiente favorevole per l'economia sociale, presentato da Ricardo Rio, Sindaco di Braga, Portogallo (PPE). Il parere enfatizza l'urgenza di creare condizioni più favorevoli per lo sviluppo dell'economia sociale, dato il ruolo centrale di questo settore per affrontare le sfide che arriveranno e per sostenere la transizione verso modelli più sostenibili e resilienti. La creazione di un'economia sociale più prospera richiede in particolare di: 1) affrontare l'attuale diversità di definizioni; 2) definire politiche e quadri giuridici moderni ed efficaci; 3) facilitare l'accesso ai finanziamenti e ai mercati; 4) sviluppare quadri che consentano al settore di sviluppare la cooperazione transfrontaliera e l'internazionalizzazione.

Il parere del CDR sottolinea la mancanza di definizioni e metodi comuni di raccolta dati, in particolare a livello locale e regionale, e invoca l'uso di un "concetto operativo" dell'economia sociale che sia rispettoso della diversità dei sistemi già esistenti e che comprenda tutte le diverse forme di economia sociale, come le cooperative, le mutue, le associazioni, le fondazioni e le imprese sociali, in modo da non escluderle dai meccanismi di sostegno. A tal fine, le regioni e le città accolgono con favore il fatto che la Commissione europea presenterà nel 2023 un'iniziativa legislativa sulle attività transfrontaliere delle associazioni.

Il CDR sottolinea il forte radicamento locale dell'economia sociale e chiede alle autorità nazionali di consentire agli enti locali e regionali di attuare le misure più adatte al contesto locale per sostenere lo sviluppo dell'economia sociale sul loro territorio, attingendo anche ai cofinanziamenti UE disponibili, compreso il dispositivo per la ripresa e la resilienza, e invita ad istituire, con l'aiuto di InvestEU, un fondo di garanzia per i soggetti piccoli e medi dell'economia sociale.

La mancanza di accesso ai finanziamenti e ai mercati è uno dei principali ostacoli che impedisce all'imprenditoria sociale di prosperare. In questo senso, tra le misure di sostegno vengono citate la promozione di sinergie tra gli strumenti di finanziamento, l'offerta di regimi di sostegno accessibili e personalizzati, lo sviluppo di quadri fiscali e regimi di aiuti di Stato specifici per le entità dell'economia sociale e l'incoraggiamento di appalti pubblici socialmente responsabili. È inoltre necessario creare punti di ingresso unici e chiari nelle amministrazioni pubbliche per ridurre gli oneri amministrativi.

La Commissione europea dovrebbe presentare con urgenza una proposta per stabilire una tassonomia sociale che fornisca ai potenziali investitori e alle imprese una guida chiara su ciò che può essere inteso come "investimento sociale". È inoltre importante rafforzare le campagne di educazione, formazione e comunicazione sull'economia sociale, anche per quanto riguarda i finanziamenti e il sostegno dell'UE disponibile per il settore.

Il CDR infine invita tutti i livelli di governo a creare strategie a lungo termine e ben finanziate per promuovere l'economia sociale e a istituire programmi di sostegno più informali e accessibili. Suggerisce inoltre di istituire un Osservatorio formale per l'economia sociale in Europa e sfida le istituzioni dell'UE, gli Stati membri e gli enti locali e regionali a sviluppare un piano comune per la promozione dell'economia sociale come mezzo per favorirne la crescita al suo pieno potenziale.

 

9 febbraio 2023: seconda giornata


Nella seconda giornata sono stati adottati tre pareri:

1) Un adeguato reddito minimo per l'inclusione sociale: la prospettiva locale e regionale, presentato da Anne Karjalainen, Presidente del consiglio comunale di Kerava, Finlandia (PSE), con cui il CDR ha chiesto di anticipare di tre anni l'attuazione della raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea sul reddito minimo, che dovrebbe quindi avere luogo nel 2027, alla luce della gravità e dell'urgenza della situazione economica che ha colpito soprattutto le famiglie a basso reddito.

Il CDR ha ricordato che regimi e servizi di reddito minimo hanno un effetto stabilizzante sull'economia nel suo insieme, in quanto l'eliminazione della povertà e la riduzione delle disparità di reddito non solo promuovono la giustizia sociale, ma sostengono la crescita economica. Secondo il parere del CDR, garantire un reddito minimo in tutta l'UE richiede quindi un'ulteriore riflessione in merito al quadro di regolamentazione più efficace per realizzare tale azione nonchè l'elaborazione di un quadro europeo aggiornato e completo di parametri di riferimento per i regimi di reddito minimo, basato su un approccio trasparente e su dati comparabili.

Il CdR ha accolto con favore il riconoscimento, da parte della Commissione europea, della necessità di coinvolgere tutti i livelli di governo nella lotta contro la povertà, riconoscendo che gli enti locali e regionali sono nella posizione migliore per raggiungere attivamente le persone che necessitano di un sostegno e sviluppare percorsi incentrati sulla persona. A giudizio del CdR, infatti, i regimi di reddito minimo dovrebbero disporre di elementi individualizzati che puntino all'inclusione attiva nella società rimuovendo gli ostacoli al rientro e alla permanenza nel mondo del lavoro. In particolare, il CDR sostiene che, per combattere in modo significativo la povertà, il sostegno al reddito minimo dovrebbe aiutare chi ne ha bisogno a (ri)sollevarsi al di sopra della soglia nazionale di rischio di povertà.

Il CDR ritiene che gli Stati membri dovrebbero concentrarsi sulle cause profonde della povertà e adottare misure efficaci per garantire salari equi e un lavoro dignitoso. In questo senso, il CDR sottolinea l'importanza di una rapida e completa attuazione della direttiva sui salari minimi adeguati nell'Unione europea, parallelamente alla raccomandazione del consiglio sul reddito minimo. Una particolare attenzione dovrebbe essere dedicata a migliorare il tasso di occupazione delle donne e a restringere il divario retributivo rispetto agli uomini; a ridurre la povertà infantile e a integrare i giovani nel mercato del lavoro; e infine a ridurre ed eliminare la deprivazione abitativa e la povertà energetica. Nel contesto della transizione verde ed ecologica, è importante sostenere il miglioramento delle competenze delle persone a rischio di disoccupazione, disoccupate o al di fuori del mercato del lavoro.

Il reddito minimo, per poter essere efficace, deve anche tenere il passo con l'inflazione, specie in ragione dell'aumento dei costi dei prodotti alimentari e dell'energia. Pertanto, il Comitato appoggia pienamente la proposta di una revisione annuale a livello degli Stati membri. 

 

2) Normativa UE sul ripristino della natura, presentato dal relatore Roby Biwer, consigliere comunale di Bettembourg (Lussemburgo) (PSE), riguardante la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi che continuano a un ritmo allarmante nell'UE e nel resto del mondo. Sebbene l'UE disponga di strategie e di piani d'azione per proteggere la natura e ripristinare gli habitat e le specie, finora l'attuazione e l'applicazione della legislazione sono state insufficienti. Il CDR ritiene invece che la nuova normativa dell'UE sul ripristino della natura rappresenti una svolta e un passo avanti cruciale nella lotta contro la perdita di biodiversità e gli impatti dei cambiamenti climatici.

Il CDR in particolare apprezza, di questa legislazione, l'approccio che prevede obiettivi giuridicamente vincolanti, vincolati nel tempo e sequenziali e ritiene che questa proposta, con le necessarie modifiche, può guidare l'attuazione di un ambizioso quadro globale e la sincronizzazione delle agende per il clima e la biodiversità.

 Il CdR è esplicitamente menzionato nella decisione della COP15 quale partner fondamentale nell'ambito del quadro globale per la biodiversità di Kunming-Montreal. Le autorità locali e regionali hanno infatti un ruolo chiave nella elaborazione ed attuazione dei piani nazionali di ripristino, dall'identificazione delle aree di ripristino e la definizione di indicatori basati sulle priorità locali e sulle esigenze della comunità, al coinvolgimento delle parti interessate e all'esecuzione delle azioni di ripristino. Le città e le regioni dell'UE esortano quindi gli Stati membri a coinvolgere costantemente le comunità locali e regionali al fine di tenere conto delle specificità socioeconomiche, geografiche e ambientali di ciascun territorio.

 Il CDR richiama l'attenzione sulle ingenti risorse finanziarie necessarie per attuare le misure previste dalla proposta di regolamento e chiede di razionalizzare i finanziamenti e di fornire sostegno tecnico alle città e alle regioni, che spesso non dispongono delle risorse e delle competenze necessarie per la progettazione, l'esecuzione e il monitoraggio efficaci delle azioni di ripristino.

Il CdR propone anche di incentivare gli investimenti privati nella protezione della biodiversità e nel ripristino degli ecosistemi sperimentando e ampliando l'uso di strumenti di mercato, quali gli investimenti a impatto, i pagamenti per i servizi ecosistemici o i crediti per gli assorbimenti terrestri di carbonio. Infine, il CDR propone un sistema di monitoraggio e comunicazione standardizzato per individuare le aree di ripristino, valutare lo stato degli ecosistemi e definire livelli soddisfacenti di indicatori e obiettivi di monitoraggio.

 

3) Strategia europea per l'assistenza, presentato da Heinrich Dorner, ministro della regione del Burgenland, Austria (PSE). Il CDR ha ricordato la penuria, in tutta Europa, di lavoratori qualificati nel settore dell'assistenza enfatizzando il profondo impatto sociale che tale carenza comporta, in particolare nelle zone in declino demografico o nelle regioni in ritardo di sviluppo, dove l'assistenza alle persone anziane e/o non autosufficienti è meno accessibile

Inoltre, la mancanza di servizi di assistenza colpisce in modo sproporzionato le donne, poiché i compiti di assistenza aggiuntiva o informale continuano a incombere prevalentemente su di loro, riducendo la loro possibilità di conciliare vita professionale e vita privata e/o di svolgere un'occupazione retribuita. In questo senso, occorre prestare particolare attenzione all'accessibilità di servizi di assistenza all'infanzia.

Per questo, il CDR ha chiesto una strategia congiunta condivisa da tutti gli enti locali e regionali dell'UE responsabili della salute, dell'assistenza e dell'istruzione, dagli Stati membri e dalle istituzioni europee, per rendere l'assistenza più accessibile, economica e di migliore qualità, e far sì che soddisfi le esigenze sia dei beneficiari che dei prestatori di assistenza. Tale strategia dovrà essere integrata anche nel processo del semestre europeo, ma al tempo stesso, in linea col principio di sussidiarietà, essa dovrà tener conto del fatto che questi ambiti sono disciplinati e organizzati in modo diverso da uno Stato membro all'altro.

Il CDR, ricordando l'enorme potenziale di questo settore per il mercato del lavoro (nei prossimi 10 anni, nel settore sanitario e dell'assistenza sociale saranno potenzialmente disponibili 8 milioni di posti di lavoro), sottolinea che il settore dell'assistenza a lungo termine non dovrà concentrarsi sul conseguimento di profitti, bensì sull'investimento regolare in misure di miglioramento della qualità del servizio e in personale altamente qualificato. In tale prospettiva, appoggia l'invito del Parlamento europeo alla Commissione a proporre una direttiva quadro sull'assistenza a lungo termine, formale e informale, che stabilisca principi fondamentali e fornisca criteri basati su dati probanti.

Il parere riporta anche il sostegno per una proposta non inclusa nella strategia della Commissione europea: l'introduzione di una "tassonomia sociale", un codice comune per gli investitori, le imprese e le autorità di regolamentazione sui finanziamenti che possono essere considerati un contributo sociale sostenibile.