L'esito della 156° sessione plenaria del Comitato delle Regioni (luglio 2023)

Il 5 e il 6 luglio si è tenuta 156° plenaria del Comitato delle Regioni, in cui i rappresentanti degli enti locali europei e della Commissione si sono riuniti per discutere temi di attualità rilevanti a livello locale e regionale.  

Dalla sua sede a Bruxelles, il Comitato europeo delle Regioni (CdR) funge infatti da Assemblea dei rappresentanti regionali e locali dell'Unione europea. Dal 1994 la sua missione è quella di rappresentare e promuovere gli interessi degli enti regionali e locali nel processo decisionale europeo 

L'Assemblea del CdR si riunisce in sessione plenaria sei volte l’anno, principalmente per discutere e adottare pareri, relazioni e risoluzioni.  

Durante la sessione plenaria, sono stati adottati 8 pareri, sui seguenti temi: 

  • pacchetto allargamento 2022;
  • qualità dell'aria ambiente;
  • contrasto alla disinformazione;
  • pacchetto materie prime critiche;
  • riforma dell'energia elettrica;
  • trattamento acque reflue urbane;
  • sinergie per il Green Deal;
  • industria a zero emissioni nette.

 

Di seguito, il dettaglio dei contenuti dei pareri:

1. Il parere presentato da Anna Magyar (ECR/Ungheria), consigliera provinciale di Csongrád-Csanád, riguarda l'ingresso di nuovi paesi nell'UE. 

Il CdR ritiene che l'UE debba rilanciare il suo processo di allargamento per mantenere rilevanza geostrategica e credibilità, fissando una tabella di marcia e un calendario chiari, fornendo incentivi più significativi per stimolare le riforme e favorendo la graduale integrazione, ad esempio, nel mercato unico e nelle transizioni energetica, digitale e verde. Allo stesso tempo, il CdR supporta un allargamento basato sul merito, che contribuisca alla pace, alla democrazia, alla prosperità, alla sicurezza e alla stabilità in Europa; pertanto, attende che i paesi candidati e potenziali candidati dimostrino la loro credibilità e volontà politica attraverso l'attuazione delle riforme necessarie.  

Il 23 giugno 2022 Il Consiglio europeo ha concesso lo status di paese candidato all'Ucraina e alla Moldova e, quello di potenziale candidato, alla Georgia. Nel pacchetto allargamento 2023, la Commissione comunicherà i progressi compiuti dai nuovi paesi candidati. Il CdR ribadisce il proprio sostegno all'ingresso nell'UE di tutti i paesi dei Balcani occidentali, a condizione che soddisfino tutti i criteri di adesione; contestualmente, ritiene importante inviare segnali positivi a questi paesi per promuovere il loro impegno nel processo.  

Ad esempio, dato che la necessaria riforma della pubblica amministrazione nei paesi dei Balcani occidentali non può essere attuata senza una buona governance a livello locale, il CdR incoraggia il coinvolgimento degli enti locali e regionali nelle questioni relative all'allargamento e considera favorevolmente le misure adottate dalla Commissione, per sviluppare una approccio di governance multilivello, nel quadro di riforma della pubblica amministrazione.  

2. Il parere presentato da Una Power, Consigliera della contea di Dún Laoghaire-Rathdown (Verdi/Irlanda), è stato adottato dal Comitato delle Regioni e riguarda la qualità dell'aria.  

Il CdR, in primo luogo, supporta i valori limite da rispettare proposti dalla Commissione per il 2030. Richiede inoltre che vi sia allineamento entro il 2035 con gli orientamenti pubblicati dall'OMS nel 2021, per poter in questo modo azzerare l'inquinamento per il 2050 . 

 Il CdR  è favorevole al meccanismo di revisione periodica della qualità dell'aria conforme ai dati scientifici più aggiornati. Il raggiungimento di questi obiettivi sarà possibile solo se verranno scelte politiche ambiziose, per contrastare l'inquinamento a tutti i livelli, in tutta l'UE.

Il CdR sottolinea la rilevanza della normativa sul tema. I limiti relativi alla qualità dell'aria sono stati superati, ed è importante che le comunità siano sostenute nell'attivazione delle direttive a livello territoriale. 

Il CdR invita ad applicare il principio 'chi inquina paga' . 

Il CdR identifica una generale carenza di finanziamenti UE mirati alla qualità dell'aria. Invita quindi l'Unione a sostenere maggiormente la transizione verde attraverso: 

  • Nuovi e più specifici finanziamenti, miglior accessibilità a quelli esistenti come FESR, LIFE e FEASR; 

  • Ampliamento e adattabilità di altre opportunità riguardanti la transizione climatica, come il Fondo per una transizione giusta e il Fondo sociale per il clima, da poter utilizzare per la qualità dell'aria; 

  • Maggior assistenza tecnica e di orientamento specifico, relativamente ai finanziamenti per gli enti locali e regionali; 

  • Spostamento del traffico dalla gomma al ferro (dalla strada ai binari del treno); 

Il CdR sollecita gli stati membri a garantire che enti locali e regionali, che avrebbero un positivo impatto dal superamento dell'inquinamento dell'aria, siano legittimati a partecipare alle consultazioni dei piani relativi alla qualità dell'aria. 

Il CdR infine mette in evidenza come ci siano, a causa di molteplici criticità, zone in cui non è possibile raggiungere gli standard predefiniti, e accoglie positivamente l'art.18 della proposta della Commissione che prevede per queste specifiche zone proroghe sui termini per adeguarsi alle norme concernenti la qualità dell'aria e chiedere sostegni specifici. 

3. Il parere, presentato da Gustaw Marek Brzezin, membro del consiglio regionale della Varmia-Masuria (PPE/Polonia) riguarda il fenomeno della disinformazione, che secondo il CdR rappresenta una delle principali sfide a cui devono far fronte le autorità oggi.  

Attori stranieri intervengono nello spazio mediatico dei paesi UE per manipolare l'informazione, sfruttando problemi e tensioni sociali e ricorrendo all'incitamento all'odio. Il problema è reale, e l'UE ne ha preso consapevolezza, attuando strategie e altri strumenti per contrastare le ingerenze straniere nello spazio mediatico. Anche il CdR ha contribuito, commissionando un manuale di buone pratiche per contrastare la disinformazione a livello locale e regionale. 

Il CdR pone l'attenzione sul sostenere gli enti locali e regionali nel contrasto alla disinformazione sul territorio con finanziamenti, programmi e iniziative da parte delle autorità nazionali ed europee. Per esempio, il CdR propone di sviluppare un modello pilota di risposte sistemiche alle campagne di disinformazione negli enti regionali e locali, congiuntamente alle istituzioni europee e nazionali. 

Affianco a queste azioni, il CdR ricorda l'importanza dell'alfabetizzazione mediatica (educazione ai media), soprattutto nelle zone rurali, e pertanto suggerisce di cooperare in modo strutturato con le organizzazioni e i rappresentanti della società civile, i ricercatori, gli educatori, i giornalisti e i verificatori di fatti, sfruttando i fondi e le opportunità disponibili grazie a programmi europei quali CERV e Orizzonte Europa, per aumentare il sostegno finanziario fornito ai media e ai giornalisti locali, al fine di proteggere il pluralismo dei media e sostenere le organizzazioni di verifica dei fatti. Infine, ricorda l'importanza di conquistare e/o consolidare la fiducia dei cittadini attraverso una comunicazione strategica che funga da contrappeso alle attività di disinformazione. 

 4. Il parerepresentato da Isolde Ries, (PES/Germania), presidente del distretto di Saarbrücken Ovest, è stato adottato dal CdR e riguarda le materie prime. 

Il CdR ritiene rilevante, quando si parla di materie prime, avere una visione sussidiaria. Di conseguenza ritiene vada valorizzato il ruolo delle amministrazioni locali e regionali. 

Viene a riguardo messo in risalto come le capacità specifiche che si trovano nelle regioni minerarie risultano importanti per il ciclo di vita d'utilizzo delle materie prime critiche e strategiche. Inoltre il CdR ritiene che, nelle catene di approvvigionamento, si debba essere capaci di rimanere coerenti ai principi di sostenibilità, di rispetto dei diritti umani e dell'ambiente.  

Il CdR esorta a vagliare la possibilità di obiettivi più ambiziosi, come riciclare almeno il 20% di consumo annuo di materie prime strategiche per conseguire un'economia pienamente circolare. Ritiene che, per risolvere il problema di garanzia dell'approvvigionamento, sia necessario ridurre l'uso delle materie prime incrementando l'efficienza nelle catene di valore. 

Il CdR mette in risalto come l'avvio di progetti di prospezione ed estrazione veda significativi rischi finanziari. Motivo per cui si potrebbe fare affidamento sul sostegno di fondi pubblici. 

Infine il CdR sostiene l'istituzione del Comitato europeo per le materie prime critiche. L'obiettivo è quello di monitorare il rispetto delle direttive.  A riguardo, il CdR aggiunge dispiacere nel rilevare che la Commissione non abbia attribuito ruoli ad enti locali e regionali. Per questo invita quest'ultima ad allargare il Comitato inserendo rappresentanti nominati dal CdR. 

5.Il parere è stato presentato da Josef Frey, membro del parlamento statale del Baden-Württemberg (Verdi/Germania).  

Di fronte all'aumento dei prezzi dell'energia, la Commissione europea intende aiutare i consumatori con una riforma dell'assetto del mercato elettrico dell'UE. Il CdR chiede che venga rafforzato il ruolo degli enti locali e regionali nella transizione energetica e sottolinea che ciò contribuirebbe alla sicurezza energetica, alla creazione di valore locale e produrrebbe benefici economici.  "Nel contesto delle attuali sfide energetiche, un sistema decentralizzato è più adatto per salvaguardare la rete e raggiungere l'obiettivo di neutralità climatica dell'UE", ha dichiarato il relatore Frey.  

Secondo il CDR, gli enti locali e regionali dovrebbero elaborare tabelle di marcia per un approvvigionamento energetico rispettoso del clima, designare aree adeguate per le energie rinnovabili e istituire "sportelli unici" per fornire servizi di consulenza pratica per le famiglie, le imprese e le comunità relativamente alla transizione energetica. 

Il CdR sottolinea la necessità di sostenere i consumatori vulnerabili, le famiglie a basso reddito e i clienti industriali vulnerabili ad alta intensità energetica. I consumatori dovrebbero essere incoraggiati a trasformarsi in produttori attivi e consumatori - "prosumatori": questo può essere ottenuto supportando soluzioni non burocratiche, decentrate e flessibili come la promozione dell'autoconsumo e le comunità energetiche. 

Le comunità energetiche facilitano l'accettazione da parte del pubblico della transizione energetica, oltre a fornire energia elettrica sostenibile e a basso costo a cittadini e famiglie. Pertanto, esse dovrebbero beneficiare di condizioni di trattamento preferenziale e di procedure semplificate ad esempio riguardo all'uso degli spazi pubblici, alla connessione alla rete e all'ottenimento di assistenza tecnica. 

6. Il parere, presentato da Åsa Ågren Wikström, Consigliera regionale di Västerbotten (Svezia/PPE) è stato adottato dal Comitato delle Regioni (CdR) e riguarda le revisioni della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane.  

Il CdR si esprime favorevolmente rispetto alla revisione relativa a una direttiva sulle acque reflue della Commissione europea. È necessario adeguare la legislazione alle tecniche più aggiornate. La revisione dovrebbe essere nell'ottica di sinergie coerenti col Green Deal. 

Il CdR mette in risalto che il quadro di riferimento si debba orientare su tre caratteristiche: 

  • Basato sul rischio; 

  • Orientato agli obiettivi; 

  • Flessibile;

ciò al fine di tenere conto delle differenze locali e regionali all'interno degli Stati membri e tra di essi. Un approccio unico per tutti potrebbe comportare costi sproporzionati rispetto ai benefici ambientali conseguiti, in particolare in relazione ai requisiti in materia di eliminazione dell'azoto.

Il CdR è favorevole all'applicazione di responsabilità estesa del produttore (EPR) per i suoi benefici da un punto di vista di accessibilità economica dei servizi idrici, ma anche come strumento di equità per il trattamento dei microinquinanti delle acque reflue.  

II CdR chiede alla Commissione coerenza fra gli atti legislativi UE in materia di acque. Fondamentale per rispondere alle esigenze future è prevedere un'esenzione dal divieto di non deterioramento nei casi in cui i trattamenti non vadano a compensare l'aumento delle persone nelle regioni o città.  Il CdR sottolinea l'importanza delle tempistiche che devono essere chiare ambiziose e realistiche. Solo così la direttiva può avere un'attuazione efficace, valuta inoltre che una proroga avrebbe un effetto benefico in misura di miglior efficienza e coordinamento con altre normative. 

Infine il CdR valuta che i sistemi individuali possano essere una soluzione idonea per il trattamento delle acque reflue in zone isolate, poco abitate e in regioni ultra-periferiche 

Di questo tema si è discusso all'interno della Sessione europea che si è svolta in Regione Emilia-Romagna, infatti a giugno 2023 è stata approvata la Risoluzione sul pacchetto di proposte della Commissione europea “Inquinamento Zero” del 26 ottobre 2021: Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica alla direttiva 2000/60/CE che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acqua, della direttiva 2006/118/CE sulla protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento e della direttiva 2008/105/CE relativa a standard di qualità ambientale nel settore della politica delle acque COM(2022)540 - Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente il trattamento delle acque reflue urbane (rifusione) COM(2022)541.Osservazioni della Regione Emilia-Romagna ai sensi dell’articolo 24, comma 3, della legge n. 234 del 2012 e esame di sussidiarietà ai sensi del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona. 

In questa Risoluzione la regione Emilia-Romagna ha espresso il valore positivo del pacchetto di direttive per normare il settore delle acque, pur mettendo in evidenza alcune criticità, come la necessità di prevedere tempi di attuazione di più ampio respiro e norme più certe sui limiti da rispettare e sui trattamenti necessari per la depurazione delle acque reflue. 

7. Il parerepresentato da Andries Gryffroy (EA/Belgio) membro dell'assemblea regionale del Parlamento fiammingo, è stato adottato dal CdR e riguarda il Green Deal e le sue iniziative. 

Il CdR, in primis, chiede maggior attenzione sull'attuazione di progetti e sviluppo di prototipi di soluzioni pragmatiche sul campo. Riguardo ciò, è stata chiesta la creazione di ambienti ad hoc, avendo come modello le comunità URBACT, così da poter diffondere le buone pratiche in più città e regioni.  

Un altro punto centrale, che mette in evidenza il CdR, è relativo alla necessità di sviluppare sinergie che siano strutturali a lungo termine e con un'integrazione verticale delle iniziative di sostegno nazionale e regionali per gli enti locali.  

Il CdR invita i co-legislatori a una maggiore integrazione, basandosi sull'esperienza postuma del Green Deal per diffonderla anche negli altri programmi di finanziamento. Il CdR sottolinea l'importanza del monitoraggio dei risultati e di come quest'ultimo debba essere allineato a quello nazionale senza oneri aggiuntivi. 

Il CdR rivolge alla Commissione UE due richieste, da una parte invita a potenziare il 'Patto dei sindaci' dall'altra chiede alla stessa di adoperarsi maggiormente per dare un'identità chiara e condivisa del medesimo patto, così che esso possa essere letto come un'iniziativa globale.  

Infine, viene richiesto che agli impegni politici sia corrisposto un miglior collegamento coi meccanismi di attuazione e coi finanziamenti diretti. Così da essere più certi di azioni coerenti.  

Come ultime osservazioni il CdR sottolinea come ogni città e ogni regione abbiano il loro DNA specifico e sia importante non imporre un unico tipo di approccio, ma che questo sia diversificato, non universale. 

L'ultima richiesta del CdR è relativa alla richiesta di un'unica piattaforma. Sia per le regioni che per gli enti locali che abbia funzione di sportello per chi vuole essere all'avanguardia nell'attuazione del Green Deal. 

8. Il parerepresentato da Mark Speich, Sottosegretario di Stato agli Affari federali, europei e internazionali e ai media del Land Renania settentrionale-Vestfalia (PPE/Germania) accoglie con favore la proposta di legge sull'industria a zero emissioni pubblicata il 16 marzo dalla Commissione Europea. La proposta si inserisce nel Piano Industriale Green Deal, che ha l'obiettivo di accelerare la transizione verso la neutralità climatica, e mira a incrementare la produzione di tecnologie a zero emissioni nell'UE affinché coprano almeno il 40% del fabbisogno annuale dell'UE entro il 2030. Le tecnologie in questione servono a ridurre o neutralizzare le emissioni di carbonio in modo scientificamente provato.  

 Il CdR ricorda che gli enti locali e regionali svolgono un ruolo cruciale sia nel favorire l'accettazione della transizione verde da parte dei cittadini sia nell'attuazione dei progetti strategici. Sono gli enti locali e regionali a conoscere le opportunità e gli impatti sul territorio, nonché ad avere competenze specifiche relativamente all'accesso ai mercati e alla creazione di posti di lavoro; in virtù di ciò, dovrebbero essere coinvolti nell'elaborazione e nell'attuazione delle politiche industriali e di R&S di tecnologie a zero emissioni. Inoltre, gli enti locali e regionali sono spesso direttamente interessati dalle misure proposte nella normativa sull'industria a zero emissioni nette.  

 Il CdR chiede quindi gli enti locali e regionali siano considerati parte integrante della futura affermazione delle tecnologie a zero emissioni nette in Europa, in particolare della piattaforma "Europa a zero emissioni nette", e che il loro ruolo sia chiaramente riconosciuto nei pertinenti articoli del regolamento in questione.  

 Il CdR, infine, sottolinea la necessità di un approccio che comprenda l'intera catena di approvvigionamento e del valore per le tecnologie a zero emissioni nette. Nel conseguimento degli obiettivi del Green Deal, i produttori di componenti e macchinari per la fabbricazione di tecnologie a zero emissioni sono decisivi tanto quanto i produttori del prodotto finale. Per ridurre al minimo il rischio di perturbazioni della catena di approvvigionamento, la normativa sull'industria a zero emissioni nette dovrebbe dare priorità agli impianti industriali pianificati e alla trasformazione (in particolare decarbonizzazione), all'ampliamento o alla riconversione di quelli esistenti. Occorre, inoltre, evitare oneri aggiuntivi o ostacoli agli investimenti derivanti da altri atti legislativi.