L'esito della 155° sessione plenaria del Comitato delle Regioni (maggio 2023)

L'esito della 155° sessione plenaria del Comitato delle Regioni (maggio 2023)

Il 24 e 25 maggio si è tenuta la 155ª sessione plenaria del Comitato delle Regioni, in cui i rappresentanti degli enti locali europei e della Commissione si sono riuniti per discutere temi di attualità rilevanti a livello locale e regionale.  

Dalla sua sede a Bruxelles, il Comitato europeo delle Regioni (CdR) funge infatti da Assemblea dei rappresentanti regionali e locali dell'Unione europea. Dal 1994 la sua missione è quella di rappresentare e promuovere gli interessi degli enti regionali e locali nel processo decisionale europeo 

L'Assemblea del CdR si riunisce in sessione plenaria sei volte l’anno, principalmente per discutere e adottare pareri, relazioni e risoluzioni.  

 Durante la sessione plenaria, sono stati adottati 6 pareri, sui seguenti temi: 

  • Eliminare la disoccupazione di lungo periodo;

  • Resilienza e gestione delle crisi;

  • Revisione del quadro finanziario pluriennale;

  • Norma sui sistemi alimentari sostenibili;

  • Salvaguardare la coesione;

  • Interoperabilità.

 

Di seguito, il dettaglio dei contenuti dei pareri:

  1. Eliminare la disoccupazione di lungo periodo: la prospettiva locale e regionale  

Il parere, presentato da Polet Yonnec (FSE/Belgio), sindaco Berchem – Sainte – Agathe, è stato approvato all'unanimità e riguarda le problematiche del mondo del lavoro. 

  • In primis, il CdR osserva come un alto tasso di disoccupazione di lungo periodo sia sintomo di un malfunzionamento del mercato del lavoro e pertanto esprime biasimo rispetto alla mancata presenza di azioni per affrontare questa criticità nella raccomandazione del Consiglio del 2016. Nel parere viene ricordato che costa di più la disoccupazione di lungo periodo rispetto agli sforzi economici per la creazione di nuovi posti di lavoro. 

  • Il CdR mette in risalto l'aspetto innovativo dell'"economia sociale e solidale" e di alcuni esperimenti come i "territori senza disoccupati di lungo periodo", che reindirizzano i costi della disoccupazione verso la creazione di posti di lavoro dignitosi, utili per le regioni per cui sono sviluppate. Queste iniziative supportano un accesso più efficace a formazioni e prospettive sanitarie, l'inclusione sociale e un generale benessere sia per i disoccupati di lungo periodo e per tutta la comunità.

  • Nel parere viene messo in risalto il ruolo centrale delle istituzioni regionali e locali nella lotta alla disoccupazione di lungo periodo, soprattutto in quanto hanno a disposizione informazioni sul mercato del lavoro e sulle risorse locali, forniscono servizi abilitanti per l'inclusione lavorativa e hanno legami con le imprese e le parti sociali locali. 

  • Il Consiglio europeo delle Regioni rivolge tre specifici inviti; in primo luogo, agli enti locali regionali, a cui chiede di porre in atto approcci che condividono i principi fondamentali dei territori "senza disoccupati di lungo periodo" e della 'garanzia per l'occupazione' con l'intento di lavorare per creare posti di lavoro dignitosi. In secondo luogo invita la Commissione europea a mappare queste iniziative, tramite ad esempio la sua rete europea dei servizi pubblici per l'impiego. Infine, viene richiesto alla Commissione di istituire un fondo ad hoc per avere strumenti utili a combattere la disoccupazione di lunga durata, richiedendo a riguardo un finanziamento di almeno 750 milioni di euro. 

  1. Prepararsi alle crisi e gestirle: rafforzare la resilienza dell'Unione e delle sue regioni e città 

Il parere, presentato da Clergeu Christophe (PES/Francia), parlamentare europeo, è stato approvato all'unanimità e riguarda la preparazione e gestione delle crisi, con un focus sul rafforzamento della resilienza dell'Unione Europea e delle sue regioni e città. 

  • Innanzitutto viene richiesto un quadro di valutazione della vulnerabilità dei territori, da svolgere in collaborazione col Centro Comune di ricerca della Commissione Europea (JRC). Si ritiene infatti che l'Europa debba adottare un nuovo approccio fondato su un tipo di preparazione collettiva che vede le sfide del futuro come momenti di criticità da affrontare sviluppando una forte dimensione civica, solidale e umana, con particolare attenzione alle persone più vulnerabili.  

  • Il CdR chiede che la resilienza alle crisi e la gestione delle vulnerabilità sociali e territoriali divenga una priorità, sia politica che programmatica, per la politica di coesione. A riguardo invoca anche l'attivazione di un dibattito politico sul tema .  

  • Il CdR propone in primis di promuovere iniziative per educare bambine e bambini, formare i e le giovani al primo soccorso e promuovere l'impegno civico volontario, e poi di creare una Scuola europea sui rischi e sulle crisi, così da avere un quadro di riferimento professionale e un sistema di accreditamento. 

  • Infine il parere termina richiedendo un approccio trasversale alla vulnerabilità, alla preparazione e gestione delle crisi. 

  1. Revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale: il punto di vista regionale e locale 

Il parere, presentato da Habermann Thomas (EPP/Germania), commissario distrettuale del Rhon-Grabfed, è stato approvato all'unanimità ed è relativo alla revisione del Quadro Finanziario Pluriennale (QFP). 

  • Il CdR rileva che il QFP è stato istituito antecedentemente alla guerra in Ucraina, alla pandemia da Covid19, all'aumento dei costi energetici e dell'inflazione e che questi grandi mutamenti rendono oggi il quadro non adeguato a dare risposte alle crisi attuali. Inoltre, nuove sfide e nuovi compiti richiedono da parte dell'UE nuove risorse. A riguardo il CdR accoglie con favore il nuovo accordo interistituzionale fra PE, Consiglio e Commissione relativo alle nuove risorse specifiche e alla tabella di marcia per la loro introduzione. 

  • Il CdR ritiene da una parte che non bisogna solo rafforzare il QFP ma anche implementare le capacità di enti locali e regionali. Inoltre, ritiene opportuno che le nuove proposte legislative dell'UE vengano corredate da una stima dei costi attuativi, effettuata dalla Commissione, e che venga indicato anche quali risorse del QFP dovrebbero coprirle. Il CdR chiede alla Commissione anche di assicurarsi che siano coperte le spese e, nel caso, di compensarle, per garantire uno sviluppo globale e coerente. 

  • Per ultimo viene richiesto alla Commissione di svolgere una valutazione d'impatto territoriale e globale che possa coinvolgere sia gli stati membri che gli hub regionali, così da poter avere una valutazione complessiva di tutti gli aspetti. 

  1. Quadro legislativo in materia di sistemi alimentari sostenibili  

Il parere, presentato da Joke Schauvliege (BE/PPE), vicepresidente del Parlamento fiammingo, chiede alla Commissione europea di pubblicare il quadro legislativo per i sistemi alimentari sostenibili come previsto, entro la fine dell'anno, al fine di creare coerenza tra le diverse politiche alimentaripromuovere l'accesso a cibi più sani e riconoscere il ruolo cruciale degli enti locali e regionali istituendo un modello di governance inclusivo. 

  • In particolare, il CdR auspica l'implementazione di un approccio armonizzato alle politiche alimentari nell'Unione che prenda in considerazione tutte le attività, dalla produzione al consumo, e garantisca l'integrazione del concetto di sostenibilità in tutte le politiche in materia alimentare. Tale approccio dovrebbe basarsi su chiare definizioni scientifiche dei principi e degli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica 

  • Il CdR invita la Commissione europea a fare in modo che le politiche in materia di prodotti e sistemi alimentari siano allineate con gli obiettivi della strategia "Dal produttore al consumatore", della strategia sulla biodiversità, nonché con gli obiettivi di inquinamento zero. 

  • La transizione verso sistemi alimentari più sostenibili deve tenere conto delle differenze regionali e delle specializzazioni e tradizioni dei territori. Il CdR ricorda anche il ruolo che gli enti locali possono avere nella creazione di "ambienti alimentari" sani: città e regioni possono facilitare l'accesso a diete sostenibili e salutari ad esempio attraverso un'adeguata pianificazione urbana - evitando, ad esempio, i fast food vicino alle scuole e rendendo più accessibili i mercati alimentari stagionali. 

  • La normativa quadro dovrebbe quindi prefiggersi di chiarire le responsabilità di tutti gli attori del sistema alimentare ed istituire una cooperazione multilivello tra livello dell'UE, nazionale, regionale e locale. Il CdR suggerisce l'istituzione di una piattaforma multilaterale che preveda il coinvolgimento del CdR, di parti interessate e della società civile.  

  • Infine, dato che la legislazione europea in materia di concorrenza vieta l'indicazione di preferenze territoriali (ad esempio, prodotti alimentari locali) negli appalti pubblici, il CdR invita la Commissione ad eliminare tali vincoli pertinenti agli appalti pubblici al fine di applicare criteri di sostenibilità.  


 5. Non nuocere alla coesione – Un principio trasversale che contribuisce alla coesione come obiettivo e valore globale dell'UE  

Il parere, presentato da Michiel Rijsberman (NL/Renew E.), assessore provinciale del Flevoland, sottolinea l'importanza della coesione quale valore fondamentale dell'Unione europea e propone un'interpretazione ampia del principio "non nuocere alla coesione" (DNHC), che contempli tutte le politiche europee con un impatto territoriale e le politiche nazionali pertinenti. 

  • Il CdR nota che,oltre alla politica di coesione anche altre politiche dell'UE, come le politiche di finanziamento, le iniziative normative o gli accordi commerciali, hanno un impatto, positivo o negativo, sul processo di convergenza. Ad esempio, l'alleggerimento delle norme in materia di aiuti di Stato spesso avvantaggia in misura maggiore gli Stati membri più sviluppati.  

  • Molte politiche possono avere un impatto significativo e creare ostacoli allo sviluppo delle regioni meno sviluppate, anche se non sembrano connotate dal punto di vista territoriale. Persino nell'ambito della politica di coesione può capitare che si agisca in modo da ridurne involontariamente l'impatto, ad esempio se le autorità nazionali non assegnano i livelli massimi di finanziamento alle regioni meno sviluppate e in transizione.  

  • Il CdR richiama l'attenzione sull'uso dei finanziamenti per la politica di coesione per la risposta alle recenti crisi: se questo, da un lato, è stato utile per impedire un ulteriore ampliamento delle disparità, dall'altro lato è importante mantenere saldi i principi di coesione, come la programmazione strategica, il partenariato e la governance multilivello anche nella risposta alle crisi 

  • Pertanto il CdR sottolinea la necessità di effettuare una valutazione sistematica ex ante dei potenziali impatti territoriali che potrebbero derivare da ogni nuova politica dell'UE con una dimensione territoriale. Il CdR valuta che la valutazione ex ante sia lo strumento più efficace per salvaguardare la politica di coesione e mettere in atto il principio DNHC.  

  • In particolare, incoraggia i governi nazionali a effettuare una sistematica valutazione d'impatto territoriale ex ante, in modo che nessuna politica nazionale sia indifferente alle istanze territoriali; raccomanda di rendere obbligatorio, nello strumento per legiferare meglio n. 34 della Commissione Europea, l'uso del nuovo strumento per valutare la necessità di VIT (TIA Necessity Check); e di inserire nella relazione una sezione specifica obbligatoria che spieghi in che modo l'iniziativa è in linea con il DNHC, sulla base della regola "conformità o spiegazione". 


6.  Normativa su un'Europa interoperabile 

Il parere presentato da Michele PAIS (IT/ECR), presidente e membro del consiglio regionale della Sardegna, propone degli emendamenti alla proposta di legge della Commissione Europea sull'Europa interoperabile, in particolare evidenziando i nuovi compiti degli enti subnazionali e le risorse messe a loro disposizione 

  • L'interoperabilità è essenziale per la transizione digitale ed è volta a garantire una rete di pubbliche amministrazioni digitali sovrane e interconnesse. Il tema è quindi particolarmente rilevante per gli enti locali e regionali, perché sono loro che gestiscono reti o sistemi per l'erogazione di servizi pubblici digitali. Tuttavia, molte regioni e città si trovano nell'impossibilità di dare priorità alla trasformazione digitale date le attuali risorse finanziarie e umane disponibili.  

  • L'attuazione dell'interoperabilità comporta un onere finanziario significativo che, soprattutto nei comuni più piccoli, può essere troppo elevato per essere sostenibile. Questo può compromettere l'accesso di alcune regioni ad opportunità economiche e sociali e mettere a rischio la coesione digitale all'interno dell'UE. 

  • Il CdR chiede quindi alla Commissione un sostegno finanziario specifico per coprire i compiti legati all'interoperabilità delle città e comuni più piccoli, per formare il personale e aiutare le amministrazioni locali e regionali a garantire il successo della transizione digitale. A tal fine, fonti di finanziamenti come il programma Europa digitale dovrebbero aiutare gli enti locali e regionali per la copertura dei costi dell'interoperabilità. 

  • Il CdR chiede una struttura di governance equilibrata che rispetti il principio di sussidiarietà e consenta agli enti locali e regionali di avere voce in capitolo sul ritmo e sul grado di attuazione delle soluzioni di interoperabilità. 

  • Il CdR, infine, chiede che il comitato per un'Europa interoperabile fornisca delle informazioni concrete su quando avrà luogo la valutazione obbligatoria dell'interoperabilità e su quali elementi possano far scattare tale valutazione, ad esempio nel caso degli appalti pubblici. Sottolinea inoltre che la valutazione dell'interoperabilità non dovrebbe essere obbligatoria finché il comitato per un'Europa interoperabile non avrà adottato gli orientamenti pertinenti.