L'esito della 154° sessione plenaria del Comitato delle Regioni (marzo 2023)

L'esito della 154° sessione plenaria del Comitato delle Regioni (marzo 2023)

Dalle nostre infografiche: cosa fa il Comitato delle Regioni?

Il 15 e 16 marzo si è tenuta la 154ª sessione plenaria del Comitato delle Regioni, in cui i rappresentanti degli enti locali europei e della Commissione si sono riuniti per discutere temi di attualità rilevanti a livello locale e regionale. 

Dalla sua sede a Bruxelles, il Comitato europeo delle Regioni (CdR) funge infatti da Assemblea dei rappresentanti regionali e locali dell'Unione europea. Dal 1994 la sua missione è quella di rappresentare e promuovere gli interessi degli enti regionali e locali nel processo decisionale europeo.

 L'Assemblea del CdR si riunisce in sessione plenaria sei volte l’anno, principalmente per discutere e adottare pareri, relazioni e risoluzioni. 

 Durante la sessione plenaria, sono stati adottati 6 pareri, sui seguenti temi:

  • Affitti a breve termine
  • Riduzione dell'uso dei pesticidi chimici
  • Zone rurali
  • Legge europea sulla libertà dei media
  • Modifica della direttiva sull'amianto
  • Partenariato orientale

 

Di seguito, il dettaglio dei contenuti dei pareri.


 1) Locazione di alloggi a breve termine: bilanciare le esigenze delle comunità locali, degli imprenditori e dei viaggiatori - Il parere, presentato da Roberto Ciambetti (ECR/Italia), presidente del Consiglio regionale del Veneto, è stato approvato all'unanimità e chiede maggiore trasparenza e libero accesso alle informazioni essenziali sugli affitti a breve termine, in modo da contrastare le attività illegali e garantire la disponibilità di alloggi a prezzi accessibili per le comunità locali.

Una maggiore trasparenza porta a una migliore definizione delle politiche, ed è per questo che gli enti locali e regionali devono avere libero accesso ai dati al fine di monitorare e regolamentare questo settore. Il parere accoglie pertanto con favore la proposta di regolamento della Commissione europea volto ad aumentare la trasparenza dei servizi di locazione di alloggi a breve termine mediante la raccolta e la condivisione dei dati.

In particolare, il CdR chiede che i dati delle piattaforme online per gli affitti a breve termine siano messi a disposizione delle autorità locali e regionali per informare il processo decisionale e sostenere la pianificazione, l'attuazione e l'applicazione delle norme locali in materia di turismo, trasporti, alloggi e altro.

I leader locali e regionali evidenziano le implicazioni di un settore che, nel corso degli anni, ha creato opportunità per i viaggiatori, le PMI e le economie locali, ma ha anche destato problemi nelle grandi città che devono far fronte a flussi turistici eccessivi e a una crescente domanda di alloggi. Nelle aree dove le piattaforme online sono particolarmente attive, l'impatto sul mercato immobiliare è considerevole in termini di aumento degli affitti e dei prezzi degli immobili, provocando così una minore disponibilità di alloggi a prezzi accessibili per la popolazione locale.

Il parere intende anche tutelare turisti, inquilini e gestori di piattaforme per contrastare pratiche illecite e forme di concorrenza sleale, salvaguardare il contesto socio-economico locale e affrontare fenomeni come l'"overtourism" e la gentrificazione senza compromettere i benefici economici che il settore degli affitti offre. 


 2) Uso sostenibile dei pesticidi - Il parere, presentato da Heinz-Joachim Höfer (PSE/Germania), consigliere comunale di Altenkirchen, chiede obiettivi più ambiziosi rispetto a quelli stabiliti nella proposta di regolamento della Commissione europea sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Il CdR sostiene con decisione gli obiettivi vincolanti di riduzione dell'uso dei pesticidi chimici a favore di alternative non chimiche, e ritiene che la proposta della Commissione dovrebbe inoltre:

    • concentrarsi sulla tossicità dei pesticidi piuttosto che sulle quantità applicate;
    • vietare le importazioni di prodotti trattati con pesticidi che in Europa non sono autorizzati e le esportazioni di pesticidi non autorizzati;
    • vietare la vendita dei pesticidi più pericolosi a utilizzatori non professionali;
    • estendere le aree di rispetto e le aree sensibili alle aree residenziali e a tutte le risorse idriche (bacini idrografici, acque sotterranee e superficiali ecc.);
    • estendere la responsabilità dei produttori di pesticidi all'intero ciclo di vita del prodotto, in particolare per quanto riguarda il recupero e il riciclaggio.

    Il cuore della proposta del CdR riguarda l'istituzione di un fondo statale per la difesa fitosanitaria che vada a sostegno degli agricoltori. Tale fondo potrebbe essere finanziato da unatassa sui pesticidi definita in base al loro livello di rischio, dai contributi dei rivenditori al dettaglio e dalle sanzioni pagate dai trasgressori.

    Ridurre l'uso di costosi pesticidi aiuterebbe le aziende agricole a far fronte alla crisi economica, energetica e ambientale, secondo il parere.  Pertanto il CdR esorta i governi nazionali ad incentivare gli agricoltori a utilizzare meno pesticidi attraverso misure mirate nei loro piani d'azione nazionali sostenuti dai fondi UE della PAC (Politica Agricola Comune), e chiede che tali piani d'azione vengano trasmessi alla Commissione europea per consentirle di effettuare un controllo ex post su di essi con l'ausilio di un gruppo di esperti indipendenti.

    Inoltre, il CdR invita l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) a rivedere la procedura di valutazione e gli indicatori per tenere conto degli effetti di "cocktail" di pesticidi diversi e dello svilupparsi di resistenza ad essi, e a riesaminare con estrema regolarità l'efficacia dei pesticidi autorizzati, in modo da rivedere le autorizzazioni rilasciate non appena emerga una resistenza.

    Il CdR invita, infine, l'UE a finanziare progetti di ricerca sugli effetti delle combinazioni ("cocktail") di pesticidi sulla salute umana e sulla tossicità a lungo termine di tali prodotti prima della loro autorizzazione sul mercato europeo; nonché a istituire programmi globali per monitorare la presenza di residui di sostanze attive nell'ambiente, nell'acqua, negli animali e negli esseri umani. Nella proposta è anche contenuta la richiesta di designare un'autorità competente per l'equo indennizzo delle malattie professionali derivanti dall'uso di prodotti fitosanitari.


     3) Obiettivi e strumenti per un'Europa rurale intelligente - Presentato da Radim Sršeň  (EPP/Repubblica Ceca), sindaco di Dolní Studénky.

    Il CdR nel proprio parere esprime innanzitutto un rinnovato appoggio nei confronti della visione a lungo termine delle zone rurali dell'Ue entro il 2040 presentata dalla Commissione nel giugno 2021 che ha come obiettivo generale quello di rendere le aree rurali innovative, più connesse, implementare l’agricoltura sostenibile e le attività economiche diversificate.

    Un dato interessante relativo alle aree rurali è che queste ultime ricoprono l’80% del territorio europeo ma sono abitate dal 30% della popolazione UE, questo squilibrio porta senz’altro con sé delle criticità, come ad esempio un basso livello di digitalizzazione in queste zone, ma anche una difficoltà maggiore di accesso ai servizi di base che rischia di renderle meno attrattive per le imprese. Proprio in forza di ciò il CdE richiede all’Unione Europea che attui politiche che promuovono la qualità della vita di questi territori per garantire a chi li vive l’accesso ai servizi base e renderle conseguentemente più desiderabili anche per gli investimenti.

    Un altro elemento sul quale il CdR richiede particolare attenzione è relativo ai finanziamenti che, vista l’entità delle sfide che le zone rurali devono e dovranno affrontare, vanno concentrati evitando la frammentazione ma anzi rafforzando le sinergie fra le attività per lo sviluppo dell'economia rurale (LEADER), lo sviluppo locale di tipo comunitario (CLLD), i piccoli comuni intelligenti e i gruppi di azione locale (GAL). In riferimento ai Piccoli Comuni Intelligenti (Smart Village) il CdR invita le istituzione UE, gli Stati Membri e le Regioni ad utilizzare il più possibile questo strumento innovativo di sviluppo. Facendo sempre riferimento agli investimenti viene richiesto da parte del CdR che la politica di coesione successiva al 2027 definisca un orientamento regionale e investimenti specifici a livello UE per le zone rurali, che vedano livelli minimi di finanziamento negli accordi di partenariato.

    Emerge fortemente dai membri del CdR l’importanza di concentrare gli sforzi sulla necessità di migliorare lo sviluppo di piccole e medie imprese, tenendo come centrale l’importanza della già citata ‘diversificazione economica’, e delle start up come componente centrale dello sviluppo di smart village e zone rurali. Inoltre vi è una particolar attenzione per l’implementazione dello sviluppo digitale in questi territori. A riguardo dello sviluppo digitale da parte del CdR è stato accolto con favore l’inclusione delle zone rurali nella Dichiarazione Europea sui Diritti e i Principi Digitali per il Decennio Digitale del febbraio 2023.

    Infine, il CdR chiede alla Commissione di inserire nella sua relazione sull’attuazione della visione a lungo termine relativa alle zone rurali obiettivi e indicatori definiti ed anche a proporre modalità per integrare questi ultimi nei già esistenti sistemi di monitoraggio a livello europeo.


     4) Legge Europea per la libertà dei media - Presentato da Mark SPEICH (EPP/Germania), sottosegretario di Stato agli Affari federali, europei e internazionali e ai media del Land Renania settentrionale-Vestfalia. A settembre 2022 la Commissione europea ha presentato le proposte relative alla legge europea sulla libertà dei media (Freedom European Media Act). Alla base di questa iniziativa la volontà di tutelare pluralismo e indipendenza dei media nel mercato unico dell’UE e di garantire trasparenza, cooperazione e indipendenza fra i media stessi di modo da facilitare e sviluppare maggiormente le attività nello spazio dell’Unione. Il CdR, nel suo parere, ha evidenziato alcune criticità.

    In primis, il rischio di eccessiva legiferazione del settore dal momento che molte regioni agiscono già in autonomia nella regolamentazione e nel sostegno di media e cultura. Da questo punto di vista viene chiesta cautela per le iniziative che hanno come scopo la centralizzazione e l’armonizzazione della regolamentazione dei media a livello di Unione. A questo riguardo il CdR suggerisce l’utilizzo di una direttiva a livello europeo come strumento maggiormente idoneo per perseguire i principi dell’iniziativa.

    In secondo luogo, il CdR si chiede se sia opportuna una regolamentazione dei sistemi mediatici basata esclusivamente sulla competenza relativa al mercato unico dell’articolo 114 del TFUE e ritiene opportuno sottolineare come sia centrale per gli stati membri in primis la responsabilità di garantire libertà e pluralismo ai media.

    Nel parere viene poi sottolineata più volte la necessità di indipendenza dei media che devono essere liberi da influenze politiche. Relativamente all’indipendenza viene richiesto che il Comitato Europeo per i servizi dei media, di cui è stata proposta l’istituzione, risulti libero da ingerenze politiche e commerciali. Vengono inoltre richiesti obblighi concreti riguardanti le grandi piattaforme online per meglio proteggere i contenuti giornalistici in rete.

    In generale il CdR esprime pieno appoggio nei confronti degli sforzi volti a salvaguardare l’indipendenza, il pluralismo, la libertà dei media e la sicurezza dei giornalisti. Sottolineando soprattutto l’importanza della sussidiarietà e della proporzionalità. Nelle conclusioni viene infatti ribadita, da parte del CdR, la volontà nel proseguire gli sforzi per tutelare la resilienza democratica, i diritti e supportare un dibattito politico che sia aperto, giusto e democratico.


     5) Modifica della direttiva sull'amianto - Nel parere redatto dalla sindaca di Łódź Hanna Zdanowska (PPE/Polonia), il CdR accoglie con favore la revisione della direttiva sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti dall'esposizione all'amianto, ma osserva che la proposta della Commissione affronta la questione in un'ottica assai limitata, circoscrivendo il problema alla necessità di proteggere i lavoratori dall'esposizione durante il lavoro.

    Oltre a chiedere di ridurre in modo più deciso il livello massimo accettabile di esposizione professionale all'amianto, il CdR raccomanda di andare oltre la questione dell'esposizione sul luogo di lavoro, intervenendo con una strategia complessiva che preveda anche campagne di informazione e di educazione, misure sanitarie adeguate e modifiche nella gestione degli stock di amianto.

    Accogliendo con favore l'iniziativa legislativa per lo screening, la registrazione e il monitoraggio dell'amianto, il CdR auspica l'attuazione di un approccio coordinato e comparabile in tutta l'UE, una strategia europea per la rimozione dell'amianto che garantisca un approccio integrato delle diverse politiche e attui soluzioni sistemiche ed efficaci in tutti gli Stati membri.

    Inoltre, il CdR osserva che la ragione principale della lentezza con cui procede la rimozione dell'amianto risiede nel fatto che il contributo finanziario concesso riguarda soltanto lo smantellamento e lo smaltimento dei prodotti a base di amianto (e in particolare i rivestimenti in eternit dei tetti). È quindi necessario introdurre nuovi meccanismi di aiuto e incentivo finanziario (sgravi fiscali, sovvenzioni dirette ecc.), insieme a una maggiore sensibilizzazione, a un'educazione più incisiva e a una migliore protezione dei lavoratori e dei residenti, attraverso programmi educativo-informativi efficaci, attraenti e ben mirati.

    Il CdR conclude che, affinché la direttiva proposta abbia successo, gli Stati membri e le istituzioni dell'UE dovrebbero coinvolgere attivamente gli enti locali e regionali in tutte le fasi.


     6) Il futuro del partenariato orientale da un punto di vista locale e regionale  – Presentato da Alin-Adrian Nica (PPE/Romania), presidente del Consiglio della Contea di Timiş. In questo parere il CdR sottolinea quanto sia fondamentale per l’Unione Europea continuare a sostenere percorsi di libertà e democrazia nei paesi a essa vicini e mette in evidenza come la miglior risposta sul lungo termine all’invasione russa sia quella di ampliare e rafforzare la presenza di Stati liberi e democratici nell’Europa Orientale, nel Caucaso meridionale e nelle zone limitrofe. Il CdR fa qui specifico riferimento al Partenariato Orientale che comprende sei paesi fra cui l’Ucraina e alla sua importanza come strumento di cooperazione coi e fra i paesi a Est dell’UE. 

    Questo percorso verso libertà e democrazia potrà avvenire grazie a enti locali e regionali forti, a città e società che siano non solo economicamente dinamiche ma anche orientate allo sviluppo dei valori europei. Valori che non siano solo relativi a libertà, democrazia e diritti umani ma anche alla parità di genere, alla tutela delle minoranze, alla lotta ai cambiamenti climatici, all’aumento della resilienza e al miglioramento delle relazioni economiche.

    Il CdR ritiene importante sottolineare come nel raggiungimento di questi obiettivi il ruolo degli enti locali e delle regioni sia fondamentale e possa permettere, grazie all’avvicinamento fra l’UE e le istituzioni più vicine ai cittadini come regioni e città, il rispetto del principio di sussidiarietà

    Nelle conclusioni il CdR rileva come il Partenariato Orientale sia un quadro di azione valido che va sfruttato appieno e sottolinea in particolar modo la fondamentale importanza di mantenere formati e strumenti flessibili e differenziati che risultino funzionali sia ai candidati che agli altri partner.

    A cura di Benedetta Tamelli e Giulia Ursini