L’opposizione democratica bielorussa riceve il Premio Sakharov 2020

Il Premio Sakharov 2020 per la libertà di pensiero è stato assegnato all'opposizione democratica in Bielorussia, rappresentata da Svetlana Tikhanovskaya e Veronika Tsepkala. A consegnarlo è stato il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli durante la Plenaria del 16 dicembre a Bruxelles.

 

 

Chi sono gli oppositori del regime

L’opposizione democratica in Bielorussia è rappresentata dal Consiglio di coordinamento, iniziativa di donne coraggiose come Sviatlana Tsikhanouskaya, candidata principale dell’opposizione, Svetlana Alexievich, Premio Nobel, Maryia Kalesnikava, musicista e attivista, Volha Kavalkova, Veranika Tsapkala, manager e attivista e figur

e della società civile come Siarhei Tsikhanouski, video blogger e prigioniero politico, Ales Bialiatski, fondatore dell’organizzazione per i diritti umani “Viasna”, Siarhei Dyleuski, Stsiapan Putsila, fondatore del canale Telegram NEXTA e Mikola Statkevich, prigioniero politico e candidato alle presidenziali del 2010.

In particolare, Sviatlana Tsikhanouskaya è un’insegnante, attivista per i diritti umani e politica che ha partecipato come candidata principale dell’opposizione alle elezioni presidenziali del 2020 dopo l’arresto del marito, anch’egli attivista e politico.

Alexander Lukashenko è stato dichiarato vincitore delle elezioni nonostante le accuse di un’estesa frode elettorale e Tsikhanouskaya, dopo aver chiesto un riconteggio delle schede, è stata costretta a fuggire in Lituania per paura di essere arrestata e detenuta.

 

 

Le proteste in seguito alle elezioni presidenziali del 9 agosto 2020

La Bielorussia è entrata in una crisi politica dopo le controverse elezioni presidenziali del 9 agosto 2020 che hanno portato a molte proteste contro il presidente autoritario Aliaksandr Lukashenko eletto per la sesta volta, accusato di frode elettorale, e a una successiva repressione brutale dei manifestanti da parte del regime.

Nel ricevere il premio, la principale candidata dell’opposizione Sviatlana Tsikhanouskaya ha detto: “Ogni singolo cittadino bielorusso che prende parte alla protesta pacifica contro la violenza e l’illegalità è un eroe [e un’eroina]. Ognuno di loro è un esempio di coraggio, compassione e dignità”. “I bielorussi scendono in strada ogni settimana dalle elezioni del 9 agosto. Marciano per il proprio futuro e per il futuro di chi non può essere lì. Marciano per la libertà e la dignità dei bielorussi, degli europei, per la vostra e la nostra. Senza bielorussi liberi, neppure l’Europa è completamente libera. Ho un unico desiderio per quest’anno. Voglio che tutti i bielorussi che ora sono in prigione o sono stati costretti a vivere in esilio ritornino a casa”.

In questi mesi si è stabilito un Consiglio di coordinamento per rappresentare il popolo bielorusso e facilitare la transizione del potere.

 

Il contesto storico

Le proteste in Bielorussia del 2020, chiamate anche “rivoluzione delle ciabatte” (dall’atto di schiacciare Lukashenko, definito “scarafaggio” da alcuni oppositori), sono una serie di manifestazioni popolari in corso contro il governo bielorusso e il presidente, in carica dal 20 luglio 1994 e rieletto per il sesto mandato consecutivo durante le elezioni presidenziali del 9 agosto 2020. Le accuse di corruzione nel governo e il rifiuto di adottare misure di sicurezza per la pandemia di COVID-19 hanno dato il via il 24 maggio 2020 a una serie proteste nella capitale Minsk, che si sono poi diffuse in tutto il paese e inasprite dopo l'arresto del banchiere e oppositore Viktar Babaryka e del blogger Sjarhej Cichanoŭskij.

Il sostegno di Vladimir Putin ha aiutato Lukašėnko a resistere; dopo un breve periodo di relativa calma, le forze di sicurezza hanno iniziato a condurre una aggressiva campagna di intimidazioni nei confronti degli oppositori, causando almeno 5 morti, centinaia di feriti tra i manifestanti, 50 persone scomparse, 450 casi di tortura e maltrattamenti di detenuti (secondo un rapporto dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani), oltre a casi di abuso sessuale e stupro, e oltre 12.000 arresti.

 

Il ruolo di Lukašėnko negli anni

Definito dai media occidentali come l'ultimo dittatore d'Europa, Aljaksandr Lukašėnko all'inizio delle proteste governava la Bielorussia da 26 anni. Con l'indipendenza della Bielorussia dall'Unione Sovietica le prime elezioni presidenziali si tennero nel 1994 e furono vinte al secondo turno da Lukašėnko con l'80,6% dei voti. Secondo gli osservatori internazionali per la prima e ultima volta in Bielorussia si tennero delle elezioni considerate libere ed eque. Nel 1995 Lukašėnko indisse un referendum per cambiare i simboli nazionali (seguendo il modello di quelli della Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa), favorire l'integrazione economica e linguistica e indebolire le funzioni del parlamento, che tenne le sue prime elezioni lo stesso giorno del referendum. A questo primo referendum, ritenuto non libero dall'OSCE ne seguì un altro nel 1996 che rese la costituzione emendabile e che accentrò il potere nelle mani del presidente, che come primo atto sciolse il parlamento. Dopo essere stato rieletto nel 2001, Lukašėnko combinò nuovamente le elezioni con un referendum e nel 2004 con la vittoria del sì i mandati per la rielezione del presidente divennero illimitati. In seguito a queste riforme costituzionali, Lukašėnko fu continuativamente rieletto nel 2006, nel 2010 e nel 2015, in un clima che l'OSCE ha definito non democratico.

Nel corso del suoi mandati presidenziali Lukašėnko ha accentrato attorno a sé tutti i maggiori poteri statali e le elezioni si sono svolte con il totale controllo dei mass media, con l'utilizzo della formula del voto anticipato (che permette più agilmente di compiere brogli elettorali), con il diretto controllo della Commissione elettorale centrale della Bielorussia e con l'interferenza del lavoro svolto dagli osservatori internazionali.

Nel corso della sua presidenza Lukašėnko ha affrontato due proteste di maggiori dimensioni, una nel 2011 e l'altra nel 2017. Le prime sono scaturite dall'arresto del leader di opposizione Andrei Sannikov, mentre le seconde dall'imposizione di una tassa sui disoccupati.

 

Risvolti recenti: il dirottamento del volo Ryanair FR 4978

Il 23 Maggio 2021 il volo Ryanair FR 4978 decollato da Atene ATH alle 1028 UTC, e diretto all'aeroporto di Vilnius VNO; sopra lo spazio Bielorusso è stato intercettato da Mig dell'aeronautica militare bielorussa, e con la scusa di un allarme bomba, costretto all'atterraggio all'aeroporto di Minsk, capitale del paese. Una volta a terra, è stato messo agli arresti il blogger, e dissidente politico Roman Protassevitch e la sua compagna.

Immediate sono state le risposte della comunità europea e internazionale, insieme agli enti dell'aviazione civile dei diversi paesi, dell'EASA e anche della NATO. La comunità europea ha definito il fatto come 'Scandalo internazionale' e 'Una minaccia alla sicurezza [...] che ha messo in pericolo la vita dei cittadini'; e considerandolo a tutti gli effetti un atto di 'pirateria' e 'dirottamento di Stato'.

A seguito di ciò, il giorno dopo 24 maggio, l'Unione Europea ha, con voto unanime, ha inasprito le sanzioni economiche - già presenti, e sempre contro il regime di Alexander Lukashenko - verso la Bielorussia. È stato imposto il divieto di entrata e sorvolo negli spazi dell' UE alla compagnia bielorussa Belavia, e viceversa richiesto alle compagnie europee di non sorvolare lo spazio aereo bielorusso. Di conseguenza tutti i voli commerciale da e per la Bielorussia sono stati interrotti (a parte qualche eccezione).

Inoltre, il pacchetto di aiuti economici già pronti e approvati di 3 miliardi è stato bloccato, e sarà disponibile solo quando il paese 'tornerà ad essere democratico'.

 

La presa di posizione dell’Unione Europea

Nella risoluzione adottata a settembre 2020 il Parlamento europeo ha condannato le autorità bielorusse per la loro violenta repressione delle proteste pacifiche nel paese.

Il Parlamento sta organizzando una missione di accertamento dei fatti avvenuti in Bielorussia il 18-21 dicembre per stabilire un ulteriore sostegno all’opposizione democratica, in linea con la risoluzione votata il 26 novembre 2020.



Il significato dell’assegnazione del premio alla resistenza democratica

Il presidente del PE Sassoli ha affermato alla conferenza stampa che ha seguito la cerimonia del Premio: “L’UE si pone al fianco di chi viene privato dei diritti fondamentali. È stato molto significativo e importante” dice, precisando che “non vogliamo interferire nelle vicende della Bielorussia ma accompagnare in questo cammino di libertà e democrazia il popolo”.



Gli altri finalisti dell’edizione 2020 del Premio Sakharov

Gli altri finalisti di quest’anno erano gli attivisti del Guapinol, ovvero Porfirio Sorto Cedillo, José Avelino Cedillo, Orbin Naún Hernández, Kevin Alejandro Romero, Arnold Javier Aleman, Ever Alexander Cedillo, Daniel Marquez e Jeremías Martínez Díaz dall’Honduras, e Monsignor Najeeb Michaeel, arcivescovo di Mosul, Iraq. 

Durante la cerimonia di premiazioni Il Presidente del Parlamento europeo Sassoli ha voluto aggiungere una parola sulla recente uccisione di uno di loro, il signor Arnold Joaquín Morazán Erazo, parte del gruppo ambientalista di Guapinol e ha auspicato che venga avviata un'indagine credibile, indipendente e immediata sul caso e che i responsabili siano chiamati a risponderne.