Cosa prevede la Direttiva sugli Open Data e perché è così importante per i cittadini europei

Il 17 luglio è scaduto il termine che avevano gli Stati Membri dell'UE per ratificare le norme della Direttiva europea sugli Open data.

Prende così forma la strategia di regolamentazione per l’accesso e il riutilizzo dei dati, uno dei mercati che sembra rivelare le maggiori potenzialità per il futuro. Le istituzioni europee hanno avviato sin dal 2013 un processo che ha come obiettivo quello di far sì che questi profitti siano diffusi e generino un equo benessere economico e sociale per la popolazione. Tale direttiva, che si fonda sui concetti chiave di trasparenza e leale concorrenza, mira a incentivare lo sviluppo di soluzioni innovative fornendo libero accesso alle banche dati delle pubbliche amministrazioni. Gli enti pubblici raccolgono e producono infatti una grandissima quantità di dati in tutti i settori. Ad oggi, ci sono però molte barriere che rendono complesso l’accesso a queste informazioni e ciò tende naturalmente a limitare l’utilizzo di tali elementi da parte dei soggetti interessati, sprecando opportunità di crescita economica e sociale.

Molti organi pubblici continuano infatti a imporre delle commissioni sull’utilizzo dei dati o a stringere degli accordi di esclusività con alcuni fruitori privilegiati. Queste pratiche costituiscono delle barriere all’entrata, specialmente per le Piccole e Medie Imprese. Il valore di queste informazioni, stimato nel 2018 attorno a 52 miliardi di euro per i soli dati europei, è destinato a crescere esponenzialmente e, secondo le proiezioni, raggiungerà i 194 miliardi di euro nel 2030. Le nuove regole stabilite dalla direttiva del giugno 2019 fanno sì che molti di questi dati divengano disponibili, accessibili e riutilizzabili da parte di privati per produrre valore.

La nuova direttiva sugli Open Data

La nuova direttiva 2019/1024 si propone di eliminare le barriere all’accesso, le restrizioni alla partecipazione e le diseguaglianze nella redistribuzione dei profitti derivanti dall’utilizzo dei dati. Ciò produrrà benefici sia per le imprese che riusciranno così a offrire servizi e beni qualitativamente maggiori, e sia per i consumatori, in modo da creare un reale e diffuso benessere economico e sociale e prevenire le possibili distorsioni una nuova fetta emergente di mercato che sarà determinante in futuro.

Le misure centrali previste dalla direttiva:

  • Un’armonizzazione delle legislazioni e delle pratiche tra i Paesi Membri in modo da garantire dei mercati interni efficienti che operino in un’ottica di coesione;
  • Tutti i contenuti dei settori pubblici, salvo quelli tutelati da apposite norme, devono essere accessibili e riutilizzabili a un costo limite pari al valore marginale del dato di cui si fruisce;
  • Viene introdotto il concetto di banche dati di alto valore, intese come quelle che tendono a generare un ampio profitto economico e sociale. Queste categorie di dati (geografici, metereologici, statistici, commerciali, di trasporto e di osservazione della Terra) verranno raccolte, certificate e sottoposte ad una regolamentazione unica per tutta l’UE e stabilita dalla Commissione in accordo con gli Stati Membri. Nonostante ciò, i dati sui trasporti e sulle preferenze dei consumatori (cosiddetti Dynamic data), pur essendo di altissimo valore, riceveranno delle ulteriori tutele poiché estremamente complesse e trasversali a tematiche giuridicamente molto delicate e controverse;
  • Una volta messi a disposizione dalle pubbliche amministrazioni, le banche dati dovranno garantire i principi di completa trasparenza, non discriminazione, non esclusività e fornire dei chiari e adoperabili metodi di accesso e utilizzo. Tutto ciò con dei costi stabiliti minimi e giustificati.
  • Incoraggiamento a fornire strumenti di raccolta e analisi dati in tempo reale tramite Application programming interface (APIs), linguaggi di lettura e analisi dei dati, in modo da favorire lo sviluppo di servizi, piattaforme e prodotti che possano generare maggiore soddisfazione tra gli utenti e i consumatori.

Oltre a contribuire a creare una società più equa e sociale, questa strategia incentiverà delle forme di collaborazione pubblico-privato per sostenere lo sviluppo tecnologico e il progresso, collocandosi appieno nell’ottica di digitalizzazione promossa dalla Commissione Europea.